BRINDISI – Quando mancano circa otto mesi alle amministrative 2018, a Brindisi impazza già il totosindaco. Da destra a sinistra, passando per il centro, si fanno nomi di candidati, più o meno plausibili, spesso senza che gli stessi ne sappiano qualcosa. O senza che lo sappiano gli stessi partiti. ‘Rumors’, insomma. O, meglio ancora, pettegolezzi.

La verità è che ancora non si sono definite neppure alleanze e coalizioni, tant’è che la maggior parte dei papabili aspiranti consiglieri e candidati allo scettro da primo cittadino rimane alla finestra ad aspettare le mosse degli altri. Rassegniamoci: da questo momento, continueremo a leggere una girandola di nomi aspiranti sindaco, comprese discutibili autocandidature. Il tutto senza che, prima del nome, si definisca il metodo relativo alle qualità oggettive che dovrà possedere il candidato: umane, politiche e professionali.

Una cosa è certa, considerati i fallimenti degli ultimi anni: non sarebbe male optare per un ‘Papa straniero’. E quando parliamo di ‘straniero’ non ci riferiamo soltanto alla mera provenienza geografica che pure non dovrebbe rappresentare una discriminante, in presenza di altre qualità, prime fra tutte la mancanza di condizionamenti, l’estraneità a certi meccanismi e centri di potere e con una visione della città scevra da influenze. Piuttosto, la figura ideale potrebbe coincidere con una persona che non faccia il politico o l’amministratore di professione. La scelta giusta potrebbe rivelarsi, infatti, quella di puntare su una figura che provenga dal mondo delle professioni o della cosiddetta società civile. Certamente una persona super-partes, non compromessa con gruppi di potere ed in grado di entrare nel ruolo senza debiti elettorali ma, soprattutto, con meno legacci possibili. Una figura che sia in grado di assumere decisioni e prendere posizioni ‘senza se e senza ma’ e che, proprio in virtù di queste caratteristiche, potrebbe certamente incontrare il favorevole riscontro di più parti politiche che, diversamente, non si incontrerebbero mai.

Solo in presenza di un profilo di tale caratura e con queste caratteristiche siamo certi che nessuno si permetterebbe mai di porre un veto: sia che provenga dalla sinistra, sia che provenga da destra come dal centro. Di certo, escludiamo tra i papabili uno fra il Commissario Prefettizio o qualche ‘sub’. E lo specifichiamo solo perché in molti, in questi mesi, hanno ‘fantasticato’ su una loro ipotetica volontà di scendere in campo. Chiacchiere.

Detto questo, c’è un altro aspetto fondamentale che non va sottovalutato nella scelta delle liste per le prossime amministrative. Qualcuno dei ‘vecchi’ consiglieri, saggiamente, l’ha già intuito, decidendo di fare un passo indietro rispetto a questo ennesimo ritorno alle urne nel capoluogo. E’ ciò che accadde in occasione della campagna elettorale del 2004 poi vinta dal sindaco Domenico Mennitti, quando – certamente anche scossi dal terremoto giudiziario che portò all’arresto di Antonino e di numerosi altri, tra assessori e consiglieri (ma non solo) – molti ex amministratori decisero di fermarsi un giro. Non è necessario, in questo caso, lo spauracchio del tintinnio di manette, sebbene ogni volta che si va a votare, torni prepotente la previsione di imminenti arresti.

Basterebbe, invece, che ciascuno degli ex consiglieri ed ex assessori si ponesse una domanda facile facile: “Sarò in grado di offrire il mio contributo in maniera leale, scevro da interessi personalistici e con l’unico obiettivo di far crescere la mia città?”. Chi può giurarlo sin da subito, rinunciando a prebende, incarichi e benefici, si faccia avanti.

Pamela Spinelli
Direttore responsabile

1 COMMENTO

  1. Articolo stupendo. Credo che vedremo comunque le solite candidature e me ne dispiace. Non per chi si candida ma per chi ancora emette pagherò senza nessun valore e regala il proprio voto al mercimonio più che alla competenza e fiducia che una persona può avere.
    Tra l’altro posso capire (ma non condividere) che chi si candida al consiglio comunale provi a portare acqua al suo mulino con argomentazioni di parte e non solo; ma chi ambisce alla carica di sindaco dovrebbe sempre mettere al primo posto il bene di tutti, di tutta la città a prescindere da chi lo abbia votato, senza rappresentare solo ed esclusivamente una parte di essa. Per dirla breve dovrebbe fare gli interessi oggettivi della città e non perseguire altri fini.

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