multiservizi

Più volte ho ritenuto di intervenire, sulla problematica riguardante la società Brindisi Multiservizi, interamente posseduta dal Comune, immaginando di offrire dei contributi di studio per l’avvio di risoluzione delle questioni che sempre più hanno portato la maggiore partecipata comunale a restare impantanata nelle sabbie mobili in cui sciaguratamente è stata spinta: nessuna attenzione hanno registrato i fatti evidenziati.                                      

Eppure alcune circostanze segnalate hanno riguardato  specifici argomenti che avrebbero dovuto suscitare la “curiosità” quanto meno di qualche componente l’Assemblea comunale o di Organo di controllo contabile sugli atti dell’Ente, ma così non è stato. 




Infatti, sono caduti nel vuoto, solo per citare degli esempi,  le osservazioni  relative alla possibilità di conflitto di interessi  o alla inopportunità per la nomina di un dirigente comunale o di persona non qualificata sotto l’aspetto professionale quale amministratore unico di detta partecipata, o la presunta impossibilità tecnica di fusione per incorporazione con altra società partecipata come la Energeko, o l’aumento del capitale sociale nelle misure convenute e ancora non realizzate,o per il sistema di affidamento e verifica dei lavori da parte del socio unico, o per il colpevole disagio nella mancata presentazione dei bilanci della società e tanto in disparte dalla illegalità per  l’assenza dell’esercizio del “controllo analogo” e per la esecuzione di lavori affidati in maniera estemporanea da  soggetti non aventi  specifico titolo.

Questo è il quadro sinottico che i gestori del Comune, Organo politico ed Amministrativo, ben conoscono circa la situazione in cui trovasi la Brindisi Multiservizi  e che non consente forme di deresponsabilizzazione per chi ritiene “sine titulo” essere fuori da questa vicenda.  In buona sostanza, quando i lavoratori di buona fede della Multiservizi saranno posti a conoscenza della situazione finanziaria del proprio datore di lavoro, che non è l’Ente Comune, ma una partecipata sottoposta alle norme civilistiche, quello sarà il momento del “redde rationem” e sempre che, come dicevo in altra occasione su questo tema, “i buoi non siano scappati dalla stalla”.  

Queste considerazioni  potrebbero apparire utili  nei confronti  degli operatori  (consiglieri comunali ed apparato burocratico) che, a conoscenza dei possibili accadimenti dirompenti per la ordinata vita sociale dei cittadini, non abbiano interposto le previste azioni di contenimento.

Dr.  Franco Leoci          




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