MNS e Movimento +39: “10 febbraio – Giorno del ricordo”

“Il 10 febbraio di ogni anno si celebra in tutta Italia  IL GIORNO DEL RICORDO . Anche quest’anno, a Brindisi la giornata /evento non passerà inosservata”, dichiara Cesare Mevoli, presidente provinciale e dirigente nazionale del Movimento Nazionale per la Sovranità.

Istituito nel lontano 2004 con la Legge dello Stato n.92/04 del 30/03/04  , il giorno del ricordo è stato voluto dai legislatori per tramandare la memoria dei tragici fatti che, nelle giornate di caos seguite all’armistizio dell’otto settembre 1943, e proseguiti in una vera e propria operazione di pulizia etnica ad opera delle bande comuniste jugoslave guidate da Josip Broz, detto Tito, videro la morte per infoibamento di circa 25.000/30.000 italiani, e la fuga e l’esodo di altri 250mila.

I tanti che fuggirono, per salvarsi da morte e persecuzione, o anche solo per rimanere su suolo italiano, dovettero abbandonare ogni avere , dalle case alle aziende, dai terreni agli opifici di ogni ordine e dimensione, per finire in tristi campi profughi ai 4 angoli d’Italia, malvisti e spesso abbandonati a se stessi, circondati da un’odio feroce che, ad opera dei comunisti italiani, li identificava tutti quali “fascisti” che scappavano dal “paradiso comunista” che Tito stava realizzando , “paradiso” che invece sfociò in una dittatura durata decenni, e che alla scomparsa di Tito e del comunismo diede poi vita ad una feroce guerra civile che è ancora nei nostri occhi, con le stragi perpetrate tra serbi, croati e bosniaci da carnefici che ancora ai nostri giorni vengono giudicati per crimini di guerra dal tribunale internazionale dell’Aia.

Ma per chi massacrò migliaia di italiani a guerra ormai conclusa, non ci sono stati processi e condanne: la guerra civile in Italia aveva sancito la vittoria dei comunisti, che pur non governando la nazione per la scelta fatta a Yalta tra i leader delle tre potenze alleate,  – [W. Churchill (Gran Bretagna), F.D. Roosevelt (Stati Uniti) e I. Stalin (Russia) ] – , vincitrici della seconda guerra mondiale,  di assegnare l’Italia alla sfera di influenza angloamericana, impedendo ai comunisti di prendere il potere, rimasero per decenni il più grande partito comunista di tutta l’Europa occidentale, con conseguenze ancora oggi visibili in gangli vitali della società italiana soprattutto in termini di strapotere culturale.

Agli esuli Giuliani  Istriani e  Dalmati, per anni, è stata negata persino la memoria del proprio dolore, la perdita dei propri cari nelle tristemente ed ahimè ancora poco conosciute foibe ( voragini carsiche profonde sino a centinaia di metri, dove i malcapitati venivano gettati vivi, legati con il filo spinato: chi non moriva nella caduta, spirava di stenti, senza cibo e acqua, nel miasmi dei cadaveri in decomposizione, o “graziato” dalle bombe a mano gettate sui corpi ancora vivi dai boia titini).

Ecco perché, da molti anni , e prima ancora che la giornata del ricordo venisse istituita, noi, all’epoca ragazzini delle organizzazioni giovanili di destra, abbiamo sempre tenuto vivo il ricordo di quei tragici fatti, senza desiderio di vendetta, ma solo per non far dimenticare al nostro Popolo una tragedia della seconda guerra mondiale che ci ha riguardati da vicino come Popolo, tragedia non meno importante di tante altre.

A Brindisi abbiamo chiesto per anni l’intitolazione di una via ai “Martiri delle Foibe”, con raccolte di firme e petizioni puntualmente finite nel nulla, sino a quando  al danno si è aggiunta la beffa perpetrata da uno dei tanti governi cittadini di centrosinistra, che bontà sua scelse di intitolarla, dopo tante insistenze da parte nostra, una strada, ma scegliendola assolutamente periferica, abitata da poche decine di persone, e costeggiante il muro di delimitazione del canale Palmarini Patri, al rione Sant’Angelo.

Una offesa , uno sfregio e un oltraggio ancora oggi irrisolto. Fummo noi, lo scorso anno, a coprire la orribile scritta a pennello che dava il nome alla via, realizzando a nostre spese una targa muraria in marmo, che la notte stessa fù tra le altre cose vandalizzata, e imbrattata da spray rosso e dall’odioso simbolo della falce e martello, simbolo alla cui ombra sono state immolate decine di milioni di persone, in ogni continente. E’ per questo, e per molto altro ancora, che anche quest’anno, affiancati dal movimento+39 dell’amico Massimo Ciullo, e con la partecipazione di tanti amici e simpatizzanti, tra i quali alcuni anziani esuli e loro parenti, abbiamo organizzato una serie di eventi per tramandare il ricordo della tragedia dei nostri fratelli esuli dal confine orientale, affinchè ricordare simili orrori aiuti a non ripeterli mai più.

Sabato 10 febbraio, alle ore 17.00, deporremo un fascio di fiori in via “Martiri delle Foibe”, al rione Sant’Angelo, come ogni anno nei pressi della lapide affissa lo scorso anno. Alle ore 18,00, presso il Grande Albergo Internazionale, terremo una conversazione dal Titolo: ”Nell’ultima Foiba volevano gettare la memoria”, con relazioni di Cesare Mevoli e Massimo Ciullo e la partecipazione di alcuni esuli che porteranno la propria testimonianza.

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