Introduzione alla Collezione d’Arte della Camera di Commercio di Brindisi
La bellezza ci salverà.
Sono stato allenato da piccolo ad apprezzare la bellezza. Mi emozionava e mi emoziona.
Mio padre – il rigoroso Dott. Teodoro Malcarne – spesso mi accompagnava in musei e a vernissage.
In città a Brindisi, ma anche a Bari e un paio di volte a Roma, finché non ho iniziato a farlo da solo, senza suggerimenti e incentivi.
Raramente acquistava dalle gallerie d’arte. Quelle poche volte per motivi di arredo di una casa che oggi definiremmo “vintage anni 60”.
Il collezionismo non era nelle sue corde. E sicuramente neanche nelle mie.
Quando abbiamo tentato una catalogazione delle opere in Camera di Commercio – più per motivi amministrativi che per la volontà di creare una collezione – ho iniziato a riflettere sul significato dell’operazione.
Ho controllato anche il vocabolario, come facevo tanti anni fa da studente di liceo: colligere, verbo latino. Significato, legare insieme, collegare armonicamente, incatenare.
È da colligere che derivano le parole collezione, collezionista, collezionismo. Questi termini divengono quindi il traslato di un’azione dinamica manifestata da un’energia intima.
Questa forza è il desiderio di tenere insieme più cose disparate oggetto di suggestioni, come scriveva Maurice Reims.
Ho ricordato le collezioni viste ed apprezzate nelle Camere di Commercio di La Spezia, dello storico presidente Pier Gino Scardigli, poi di Torino e infine Lecce con Alfredo Prete collega amico e presidente dell’Ente. Ho invidiato il loro orgoglio nel mostrarle.
Ma l’idea di vedere le opere richiuse fra i corridoi e nelle stanze direzionali mi deprimeva. Perché non farne una pinacoteca per la fruizione delle stesse fuori dagli uffici dando un’opportunità divulgativa ?
Confrontandomi con Massimo (il Professor Guastella ed io ci conosciamo dall’infanzia quando si giocava nei cortili della Sciaia ed i lunghi pali delle cozze piantati nel porto facevano da sfondo ai nostri “teatri di azione”) ho cominciato a immaginare che da una semplice catalogazione si potesse arrivare a qualcosa di diverso, di unico, di rappresentativo ed insieme suggestivo e identitario. Una collezione e una valorizzazione del patrimonio artistico dell’Ente, utile a definirne le volontà di impegno finanziario e patrimoniale con diversi investimenti compiuti negli anni scorsi in cultura ed arte locale.
Sono diverse stagioni che assisto inerme all’esaltazione di mostre da “Fast food”, da “pret a porter”: dal Van Gogh in 4D al Modigliani in 5G, ogni tipo di Picasso, la visione distorta di Salvador Dalì in tutte le salse compreso il Ketchup fino a giungere ai multipli serigrafati di Warhol e le (sovra)esposizioni di Frida Kalo. Ma noi siamo la Luce Mediterranea testimoniata da artisti come Roberto Manni.
Siamo in assoluta controtendenza con i blockbuster dunque. Il che non ci spaventa, ma in assoluta semplicità e naturalezza la nostra intenzione è dare un segnale di attenzione.
Ad una “bellezza artificiale” rispondiamo con bellezza autentica di opere “reali” in un luogo dove l’emozione si coniuga con la ragione, e dove si parlano i molti linguaggi con i quali si è espresso in questi anni contemporanei il mercato dell’arte che ci interessa: il nostro!
Noi la bellezza la esportiamo con orgoglio. Non la importiamo a pagamento. Oltretutto la nostra azione rientra nella mission propria dell’Ente camerale. Ne riafferma l’identità.
In un momento in cui ci vogliono accorpare, staccare il legame dal territorio. Ecco perché è indispensabile impegnarsi al massimo in quello che stiamo facendo. Per il rispetto del lavoro di chi – visionario – ci ha preceduto ed ha investito il denaro delle imprese in bellezza.
Forse ignorandone i motivi. O sottovalutandoli. Un sostegno agli artisti locali diventa dopo anni patrimonio di tutti.
E la bellezza sottolinea l’identità. La impreziosisce.
Noi di riscontro ne siamo semplicemente orgogliosi.
La vorremo riaffermare e mostrare!
Il concetto della bellezza che salverà la Camera di Commercio è questo.
C’è bellezza nel vino. Nel cibo. Nel luogo.
Ma è troppo “concreto” come concetto
Serve una visione. Solo un’opera d’arte riesce a sublimare una emozione
La bellezza come idea. Il concetto diventa visione. E’esemplicativo.
Serve a noi per capire e far capire agli altri chi siamo.
Alfredo Malcarne
Presidente Camera di Commercio Brindisi
Opere dalla collezione d’arte contemporanea della Camera di Commercio di Brindisi
Massimo Guastella
Scegliere di esporre in permanenza una selezione delle opere d’arte di età contemporanea della Camera di Commercio di Brindisi, è stato, direi, ovvio, considerata la determinazione dell’ente di avviare, due anni or sono, la revisione dell’inventario del patrimonio di una ottantina di dipinti e grafiche, una scultura e dieci carte geografiche, finalizzata non solo al censimento, con relativa schedatura catalografica, sia cartacea che on line, ma innanzitutto alla conservazione e messa in valore per la pubblica fruizione.
La Camera di Commercio ha una collezione costituita ab origine ossia sin dalla sua istituzione brindisina – è nel lontano 1927 che fu costituito il Consiglio Provinciale dell’Economia -, con acquisizioni a vario titolo, di cui non è facile ricostruire un percorso tramite documentazione d’archivio, per via delle non molte carte rinvenute ad ausilio della ricerca e delle tante andate perdute. Gli acquisti hanno seguito un andamento rapsodico e casuale, privi, come sono stati, di una vera e propria programmazione. Mi viene da osservare che sono state compere dettate, il più delle occasioni, dalla volontà di sostegno economico alla produzione e al mercato artistico del territorio provinciale così come proposto, principalmente dagli anni cinquanta in poi, in rassegne, mostre, assegnazioni di premi-acquisto o direttamente da artisti, galleristi o privati cittadini. La raccolta si è formata a poco a poco a partire dalla prima metà del novecento e comprende opere, sopra tutte quelle pittoriche, che costituiscono il nucleo più consistente, legate ad autori per lo più attivi nel panorama artistico regionale. Sono di vario formato, con tecniche e materie differenti, e si caratterizzano per soggetti di genere con prevalenza di paesaggi, oltre a nature morte e ritratti. Oggetti artistici interessanti per il loro valore, tutt’altro che secondario, storico e documentario, ancorché materiale/venale.
Nelle delibere della Giunta Camerale, con peculiare riferimento in quelle dei primi anni settanta, in previsione del trasferimento degli uffici nella nuova, attuale sede, non di rado si legge: «Sarà necessario disporre di un elevato numero di quadri e pitture per completare l’arredamento delle pareti vuote» (per un quadro, del leccese Enzo Sozzo esposto alla mostra personale di Fasano,1972), o in altro atto si giustifica con il «bisogno di quadri costituenti opere d’arte di certo rilievo, le quali mentreincrementano il patrimonio camerale costituiscono un buon investimento di capitali» (in occasione della mostra di Roberto Manni allestita alla Galleria “Falanto”, 1973), o ancora : «Sia a titolo di incoraggiamento verso l’autore locale, che, soprattutto, per la pregevolezza dei dipinti e per la esigenza che presenta questa Camera, sia al momento attuale che quando potrà effettuarsi il trasferimento nei nuovi locali, di quadri costituenti opere d’arte di certo rilievo» (per l’acquisto di dueopere di Ernesto Pentassuglia provenienti dall’esposizione personale brindisina alla “Sala Blu”, 1973). Le molteplici circostanze che suggerivano l’acquisto e le conseguenti motivazioni, dalle esigenze d’arredo adeguato alla nuova sede, all’incentivo per gli artisti locali, costituiscono il leitmotiv che ha orientato la raccolta delle opere sino ai recenti premi-acquisto dell’azienda speciale I.S.F.O.R.E.S. (Istituto Superiore per la Formazione, la Ricerca Indagini e Studi “Giuseppe Orlando”), in occasione delle edizioni annuali del concorso regionale di pittura estemporanea, organizzate tra gli anni novanta e i primi del nuovo millennio dall’ “Associazione turistica proloco Villa Castelli”.
Da menzionare innanzitutto due opere che ora assumono certa rilevanza per il particolare significato di cui sono state investite: il quadro raffigurante il Ritratto di Pietro Marzolla, datato 1739 da un ignoto pittore meridionale, recuperato dai depositi della odierna Camera di Commercio, a cui è presumibile già appartenesse, per poi transitare nell’attuale edificio camerale, al palazzo di proprietà della famiglia Bono, e un busto Nudo di donna, eseguito nel 1934, opera giovanile di Stefano Cavallo, artista di San Michele Salentino (1913 – Milano 1993), appena formatosi ai corsi di Libero Andreotti all’istituto fiorentino di Belle Arti.Dunque, entrambe le opere sono verosimilmente provenienti dalla prima sede che ospitò il Consiglio Provinciale dell’Economia, in Viale Regina Margherita, 46-50. Corre obbligo rimarcare la volontà e la fermezza dell’ente a impegnarsi nel restauro conservativo delle due opere, ritrovate in non buone condizioni, condotto puntualmente da Francesca Marzano, per restituirle adeguatamente alla fruizione del pubblico, un mecenatismo di considerevole valenza, in un tempo in cui sul territorio persino le risorse pubbliche si destinano ovvero, a mio modesto avviso, si sperperano per eventi culturali di importazione, del copia&incolla, mordi&fuggi o le cosiddette experiences, manifestazioni transeunte legate al business della spettacolarizzazione dell’arte visiva, che tali restano, sprovviste di ragioni e senso e soprattutto di una ricaduta educativa sulla comunità. Questa esposizione è la risposta locale credibilmente originale perché fondata pedagogicamente, rappresentativa di una raccolta di quadri unica nel suo genere: ripensare la propria collezione d’arte contemporanea affinché diventi un luogo esemplare di fruizione estetica e intellettuale che sarà documentata e perciò divulgata all’esterno e nel tempo tramite un catalogo delle opere. Tanta roba nella latitanza delle istituzioni pubbliche sempre più prone alle sollecitazioni di interessi privati anziché proporsi quali presìdi di progettazione e produzione di iniziative che favoriscano la collettività. L’antologica tratta dall’intera raccolta sarà esposta permanentemente al primo piano, nella sala convegni dell’edificio progettato negli anni sessanta dall’architetto Enrico Nespega e dall’ingegnere Alfonso Prusciano; si compone di quadri, pittura e disegni, risalenti ad un arco di tempo che va dalla metà degli anni venti sino agli esordi del nuovo millennio.
Del 1927 (solo un caso la coincidente data con l’istituzione del CPE a Brindisi?) è l’olio su tavola firmato e datato da A. Lariccia, raffigurante un Paesaggio, autore di altre due piccoli raffigurazioni su tavola del 1931, Il tornitore e Portici con scale, appartenenti alla collezione Provincia di Brindisi, che aprono una problematica sull’identità dell’artista. Agli anni trenta spetta un altro Paesaggio ma di un virtuoso pittore emiliano, Ferruccio Scandellari (Bologna, 1882 – 1938), operante e insegnante a quell’epoca nel Salento ed esecutore di nostalgiche vedute montane amate in gioventù. Seguono opere che legano gli artisti al territorio. Penso innanzitutto a Giuseppe Marzano (San Pietro Vernotico,1936) la cui Marina (Mare te li masculi) proviene dalla Iª Mostra Collettiva d’Arte “Città di Brindisi”, organizzata nel 1954 dal comitato provinciale della “Dante Alighieri”, sotto il patrocinio de “Il Giornale d’Italia” nei locali del Liceo Ginnasio. Un’occasione espositiva di cui non si può non sottolineare la rilevanza storica negli anni di ricostruzione e, soprattutto, di risveglio culturale nel dopoguerra.
A tal proposito, certa importanza riveste la provenienza delle opere, acquistate in mostre e rassegne tenute negli spazi pubblici del brindisino sì da costituire un buon viatico per ricostruire la storia delle gallerie d’arte a Brindisi e in provincia e da incentivare il dibattito culturale e artistico sul territorio. Sin dalla prima metà del secolo scorso si esponeva nei locali del Circolo Cittadino. A seguire, dalla seconda metà del novecento, agli allestimenti promossi dall’EPT, di piazzetta Engelberto Dionisi, si avvicendarono più moderne gallerie d’arte: il Centro Culturale “Due Colonne”(1956 -1962); la galleria permanente d’arte moderna “La Gondola”, inaugurata nel 1963, per la dinamicità culturale di Nino De Gennaro; la galleria “Caprioli”, attiva tra gli anni sessanta-settanta; la “Galleria del Sole” (1965- 1971) avviata da William Mc Cord, un militare statunitense di stanza nella base NATO di San Vito dei Normanni e artista dei linguaggi informali; nel 1967 iniziarono le attività della “Mediterranean Gallery”, diretta dalla pittrice Gilda Maggiore, conclusesi tra gli anni novanta e il nuovo millennio, e della “Vangojna”, guidata dall’artista e animatore culturale Aldo Scialpi; la galleria “Moulin Rouge”, avviata dall’artista Amedeo de Angelis; la galleria “La pinacoteca” e la galleria d’arte di “Angelo Cristoforo”, la galleria “Sala Blu”, il Centro di arte antica e contemporanea “La Campana” attive negli anni settanta; le più note galleria “Falanto” (1972-1979) e “Il Tempietto” (1979-2006), spazio espositivo, noto internazionalmente, gestito dai coniugi Vescina che, oltre a una gestione nel diretto confronto con gli artisti, era in relazione con gallerie italiane ed estere sintonizzate sui filoni espressivi della figurazione; da ultimo agì il Centro di Promozione Culturale “Il segno”. In provincia di Brindisi, con la galleria comunale Pinacoteca “Emilio Notte” di Ceglie Messapica agivano: a Cisternino, la “Galleria di via Manzoni” e “La Salita”; a Fasano, la “Casina municipale della Selva” e le gallerie “R. 24”, “Egnatia”, “Martello d’Oro”, “Schiavone”; a Francavilla, la storica “La Casaccia”, dal 1972, motore di attività artistiche locali, il centro d’arte “La barcaccia” e la galleria “Studio V”; a Ostuni erano le gallerie “La terra”, “La tavolozza” e “Tracce”; a San Vito dei Normanni si esponeva a “La saletta”, negli anni settanta, e nel centro di Documentazione Artistica di San Vito dei Normanni dal 1985; a Torre Santa Susanna si ricorda il Centro Artistico Salentino; e per concludere il “Centro d’Arte 2T” di Latiano, negli anni ottanta.
Non vanno sottaciute le episodiche ma non rare esposizioni estive nelle realtà alberghiere dislocate tra le marine di Fasano e Ostuni, fra tutte l’Hotel Torre Canne, il Grand Hotel Rosa Marina, il Villaggio Valtur, il “camping Pilone”e le svariate edizioni della Sagra dei pittori, sulla scalinata delle colonne romane. Oggi la realtà delle sedi espositive risulta assai modesta e affatto in declino.
In taluni degli spazi espositivi, in questa occasione succintamente elencati, presentarono le loro opere gli artisti che figurano tra gli autori della raccolta camerale.
In breve qui si segnalano tra le altre due opere datate 1954 il Paesaggio di Antonio Pinto (Brindisi1909 – Monopoli 1981), apprezzato artista attivo tra Venezia, il Lazio e Monopoli, che realizzò il mosaico allegorico del Palazzo dell’Intendenza di Finanza e quello degli uffici INPS, opere del 2%, e l’espressionista Colata in fonderia di Vitantonio Russo (Taranto 1932) acquistata certamente in occasione della personale dell’allora giovane artista tarantino ordinata dall’EPT nel saloni del circolo cittadino nel 1955 (6-14 ottobre); lo stesso Russo ricordava: «Diversi gli acquisti da parte sia degli Enti che di privati che di stranieri», e tra gli enti, tre opere le acquistò la Provincia.
Si scopre e si consegna al suo catalogo di Vincenzo Balsamo (Brindisi 1935 – Roma 2017) un giovanile Paesaggio; lo realizzò nel 1957, esordiente «paesaggista che ha saputo far coesistere il pacato fatalismo originario con la inquietante curiosità dell’uomo moderno» (Ugo Mannoni), dopo aver affinato il mestiere alla Scuola d’Arte San Giacomo di Roma, per avviarsi negli anni settanta a percorrere le strade dell’astrattismo ben sostenuto dalla critica militante italiana. È da credersi che l’opera fosse tra quelle esposte a Brindisi, al “Circolo Cittadino”, nella sua personale dell’agosto 1957.
Si è anzidetto dell’acquisto dell’opera di Roberto Manni (San Pancrazio Salentino 1912 – 2003), tra le personalità artistiche più raffinate che la provincia può vantare, autore della rappresentazione musiva Progresso Scientifico e l’Uomo per l’Aula Magna dell’Istituto tecnico industriale “G. Giorgi” di Brindisi (1975). Il suo olio su tela, Luce mediterranea, del 1973, è d’una attualità di inattesa rilevanza, soprattutto per il destino infausto incombente sui secolari ulivi che, nelle sue invenzioni, «assumono parvenze antropomorfiche, si animano d’un panteismo che rientra nel grembo dell’antica Magna Grecia: modalità esistenziale, specchio d’una condizione umana, quindi erma, simulacro, pietra sacrificale. La stessa aria che li circonda, consolidandosi nella sintesi del paesaggio, si fa respiro umano, alito d’una presenza immanente» (Paolo Rizzi, 1977).
Alla rappresentazione del lavoro e proprio delle attività caratterizzanti il territorio e la sua economia e agli ambiti della cultura popolare si riferiscono le Raccoglitrici di olive di Enzo Sozzo (Lecce 1917 -1993) che dipinse nel 1980, e il bozzetto dei Pescatori di Franco Ruggiero (San Vito dei Normanni 1910 – Milano 1996). Si aggiunge una tavoletta eseguita da Aldo Scialpi che rappresentò in un Notturno del 1960, quello che oggi ci pare vieppiù un ricordo di quella città ormai inesistente, che le trasformazioni, le tecnologie, il progresso hanno rimosso ineluttabilmente, consegnandolo alla storia.
Tra gli artisti locali alcuni contano varie opere nella raccolta camerale. Li annovero qui di seguito. Nino De Gennaro (Brindisi 1921-2006 ), con tre quadri composti tra gli anni settanta-ottanta nel suo stile di orientamento espressionista, improntato al vigore dei colori e alla caratterizzazione in forme semplificate e lineari del paesaggio pugliese, dello scorcio urbano e della natura morta. Gilda Maggiore (San Pietro Vernotico 1913 – Brindisi 2011) dipinse i tre oli, cadenzati nel suo itinerario artistico tra anni settanta e ottanta, nelle tematiche del paesaggio dalla tavolozza ricca, dalle vegetazioni e dai fiori in primo piano e dagli «sfondi di surreale bellezza» (Piero Mandrillo). Di Antonio “Nuccio” De Totero (Brindisi 1936-2017) sono quattro opere grafiche dei primi anni ottanta, conclusive della sua intensa attività nel “Bestiarium Totericum”. Tre i paesaggi dell’irrealismo cromatico” di Amedeo De Angelis, in arte Dean (Brindisi 1926-2010). Due i velieri di astrazione geometrica, databili al 1973, di Ernesto Pentassuglia (Brindisi 1919) e gli oli della fase figurativa simbolista del brindisino di Ennio Lapertosa (Brindisi 1948), il Cavaliere a cavallo e il Monumento al marinaio con cavaliere a cavallo, entrambi del 1983. Ad Antonio Maceri (Nardò 1956) appartengono tre dipinti degli inizi anni ottanta dalle forti pressioni simbolico-esistenziali, dettate da decise pulsioni emozionali da cui emergono tratti identitari e memorie del presente. Vi è poi un veneto di nascita ma brindisino d’adozione, Bepi Zanchetta (Bassano del Grappa 1914 -Brindisi 1985), autore di una gouache raffigurante il Cimitero.
Ulteriori presenze artistiche italiane sono quelle del Paesaggio brindisino eseguito da Raffaele Costi (Perugia 1909 – Rocca di Papa 1972) e della Dama nera di Franco Murer (Falcade 1952) che, nel 1986, la eseguì a china acquerellata su carta. Non mancano lavori appartenenti a un paio di artisti internazionali. Il tedesco Arnulf Erich Stegmann (Darmstadt 1912 – Deisenhofen 1984) dipinse con la bocca Le Consulat e fu noto per essere stato il fondatore dell’Associazione Internazionale degli artisti disabili che dipingono con la bocca e con i piedi. Il Paesaggio invernale, del 1979, è del croato Ivan Dekanič riconducibile agli esiti della scuola naif di Hlebine,esperienza artistica dell’ex Jugoslavia, sovente presentata nelle gallerie del territorio negli anni settanta.
Si menzionano qui, per scriverne in altra sede, altri autori delle opere del patrimonio pittorico della Camera di Commercio brindisina: Anna Guitti, Igli Arapi, Antonio Bellanova, Cosima Camarda, Giuseppe Cionfoli, Guido Ciucci, Nico D’Amici, Mino D’Amuri, Massimo De Gennaro, Vito Distante, Sonia Donnaloja, Giovanni Felle, Antonio Fersini, Luigi Guerra, Angelo Lestingi, Mario Muoio, Vittorio Nasty, Giovanni Nisi, Paolo Palamà, Carlo Sozzo, Antonio Tafuri a altri.
Si coglie prontamente nell’osservazione complessiva delle opere che, nelle declinazioni dei linguaggi, prevale la figurazione, d’impronta realista ed espressionista; solo nel caso di Pentassuglia v’è cenno all’astrattismo geometrico. Nessuna traccia dell’informale, della pop art e delle neoavanguardie concettuali che, dagli anni quaranta e sino ai settanta, caratterizzarono gli sviluppi linguistici contemporanei.
Quelli appena segnalati sono solo alcuni dei quadri catalogati tra quelli di proprietà della Camera di Commercio di Brindisi, sino ad oggi preclusi alla fruizione pubblica, trovandosi dislocati nelle stanze degli uffici. Da questa ricognizione si disporrà di utili informazioni per la conoscenza delle vicende e delle personalità artistiche in gran parte attive sul territorio nel secolo ventesimo.
Jean Baudrillard scriveva: «La collection, elle, émerge vers la culture: elle vise des object differérenciés, qui ont souvent valeur d’échange, qui sont aussi «object» de conservation, de traffic, de rituel social, d’exhibition, peut-être même source de bénéfices. Ces object sont assortis de projects. Sans cesser de renvoyer les uns aux autres, ils incluent dans ce jeu une extéteriorité sociale, des relations humaines». In tal senso la raccolta della Camera di Commercio di Brindisi si rappresenta dunque come patrimonio di valore culturale ma anche economico, e a conferma delle considerazioni di Rodolfo Pallucchini, concluderei che, anche in questa circostanza, nostrana, «una raccolta d’arte contemporanea deve limitarsi ad una funzione d’archivio per lo storico, ad un’antologia varia e disinvolta per l’artista, ad una fonte d’insegnamento per la persona di cultura e per il pubblico».