Il senatore Verducci al “Comitato BrindiSi Può” per parlare della riforma

BRINDISI – Il “Comitato BrindiSì Può” ha incontrato stasera, nella sede di via Saponea 58, il Vice Presidente della commissione vigilanza Rai,  Sen. Francesco Verducci. L’appuntamento dal tema “Le riforme per la cultura e una informazione plurale” è stato introdotto dal professore Mimmo Tardio che ha discusso, con l’ospite e la coordinatrice del comitato Rosy Barretta, della riforma costituzionale e degli importanti sviluppi che avrà nel settore della cultura e dell’informazione.

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“Siamo davvero a un passo dalla data fissata per il referendum costituzionale (il prossimo 4 dicembre, ndr)  è stato detto – un appuntamento che può segnare l’avvio storico di una stagione delle riforme capace di far recuperare all’Italia un ritardo organizzativo divenuto ormai cronico. In questi giorni la febbre del dibattito sale fino a toccare toni aspri e dissonanti, quasi un clima da guerra civile, e ciò che resta tristemente sullo sfondo è la necessità di dare al nostro Paese un ordinamento giuridico al passo con i tempi della società contemporanea. L’Italia cambia nel mondo che cambia, per questo il Paese deve essere pronto a rispondere alle istanze del cambiamento. La nostra Costituzione ha accompagnato lo sviluppo economico e la crescita dell’Italia per un trentennio. Con la trasformazione degli assetti mondiali e delle strutture economiche e sociali, non ha potuto impedire che il Paese rimanesse in seguito sempre più bloccato, fino allo stallo degli anni più recenti. Per questo il cambiamento della Costituzione è un gesto logico e naturale. E implica una comprensione attenta e una discussione aperta sul merito. Il NO metterebbe una pietra tombale sulle migliori ambizioni di futuro, per anni: anni veloci e cruciali, in cui il mondo andrà avanti per percorsi che non sarà dato inseguire. E uno dei settori trainanti è sicuramente quello culturale, un mondo fatto di tante voci che anticipano il tempo. La cultura crea sensibilità, allunga lo sguardo verso gli scenari possibili. Per questo occorre fare di più, un Paese che non investe in cultura, che non alimenta la creatività giovanile, è destinato a un lento e fatale impoverimento. Lo diciamo noi, che abbiamo la fortuna di vivere in un Paese con una storia culturale e artistica straordinaria, che si traduce in una ricchezza incalcolabile. La cultura è uno dei pochi mezzi che favorisce la crescita, l’apertura, la testa, il cuore, la ricchezza della conoscenza nelle arti, nella musica, nel teatro, nel cinema. Il referendum del 4 dicembre ha anche implicazioni nel campo del patrimonio culturale. Uno degli articoli di cui si propone la modifica è il 117, l’articolo, cioè, che tratta delle competenze di Stato e Regioni. La riforma, ad esempio, riunifica tutela e valorizzazione del patrimonio culturale, oggi in capo allo Stato (la prima) e alle Regioni (la seconda). Questa divisione di competenza (la cosiddetta “legislazione concorrente”) genera spesso confusione, oltre a una inaccettabile diversità di trattamento, a seconda dei territori interessati.  Pensiamo che in un Paese più semplice sia più facile agevolare le dinamiche del cambiamento: abbiamo bisogno di un’Italia che sappia leggere il presente e proiettarsi nel futuro in modo organizzato e consapevole. Cambiare è partecipare, partendo da ognuno di noi. Credere nel Sì significa condividere un’idea parlandone con tutti, anche in questi pochi giorni che ci dividono dal voto, nella consapevolezza che la vera forza di questa scelta sta nelle persone e nella loro capacità di portare avanti insieme la sfida per un’Italia che non vuole restare a guardare”.

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