BRINDISI – E’ letteralmente disperato l’imprenditore salentino dalla cui denuncia è partito il filone d’inchiesta relativo alle presente tangenti nella centrale Enel di Cerano. Stamane ha minacciato il suicidio per la terza volta.

Luigi Palma, titolare dell’omonima azienda, è salito ancora una volta sulla torre della centrale Federico II, minacciando di lanciarsi nel vuoto da un’altezza di 4 metri circa. Fortunatamente, dopo un lungo colloquio con la DIGOS, nessuna follia. Palma già il 7 marzo ed il 18 luglio scorsi minacciò il suicidio col medesimo modus operandi, a causa delle sempre più disastrose condizioni economiche. Sul posto, anche una squadra dei Vigili del Fuoco.

Palma fu già autore dello stesso odierno gesto nel mese di marzo, quando la propria azienda è fallita a causa di un vortice di malaffare che lo avrebbe spinto al suicidio.

Infatti, da questo gesto e dalla conseguente denuncia alla Procura della Repubblica di Enel, è scaturita l’inchiesta riguardante un giro di presunte tangenti su appalti all’interno della centrale di Cerano; il reato configurato è quello di corruzione continuata ai danni del proprio ufficio. Gli indagati (Carlo De Punzio, 47enne di Mesagne, addetto della funzione salute, sicurezza ed ambiente in Centrale, è stato condotto in carcere; Domenico Taboni, 59enne di Roma; Fabiano Attanasio, 54enne di Brindisi; Vito Gloria, 52enne di Brindisi ed ex consigliere comunale; Nicola Tamburrano, 62enne di Torre Santa Susanna; indagato a piede libero, invece, l’imprenditore Giuseppe Luigi Palma, 47enne di Monteroni), con la loro condotta illecita, avrebbero favorito una ’impresa amica’, facente capo all’imprenditore salentino Palma, nell’aggiudicazione di più gare d’appalto, rivelando ad essa i valori da indicare nelle offerte (bassissime) da presentare. Si contestano anche l’attestazione di falsi stati di avanzamento lavori, liquidazione di fatture per attività, di fatto, mai eseguite, mancate verifiche e/o controlli, così favorendo stabilmente interessi personali di terzi. Inoltre, nei confronti dei cinque è stato eseguito un sequestro preventivo pari a 230mila euro (conti correnti, beni mobili registrati ed immobili).

L’imprenditore è stato ascoltato (per seconda volta) per otto ore il 6 giugno scorso, confermando tutto quanto già detto nei precedenti interrogatori (pare spuntino coinvolgimenti di altre aziende). Durante l’incidente probatorio ha ribadito di aver consegnato ingenti somme di denaro (pari a 40mila euro) al direttore dello stabilimento tra Natale 2015 e Pasqua 2016. L’imprenditore ha anche confermato le sue colpe.

Redazione

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