L’economia della provincia  di Brindisi è da anni in sofferenza a causa di scelte politiche nazionali e locali che si sono spesso dimostrate incapaci di favorire, sostenere e promuovere risorse maturate in un territorio ricco di pregevoli potenzialità naturali (un porto eccezionale aperto sul Mediterraneo  sud—orientale e un retroterra di campagne verdeggianti e ubertose) e di storiche e pregevoli vocazioni lavorative (turismo, agricoltura, patrimonio culturale, commercio, artigianato, trasporti, sane iniziative industriali). Un’economia che, dopo aver pagato a caro prezzo in termini di salute e di salubrità ambientale i vantaggi occupazionali  (peraltro provvisori) apportati da un caotico processo di industrializzazione, non può oggi, mentre attende con la prossima consultazione amministrativa l’auspicata rinascita, essere messa definitivamente in ginocchio dai fenomeni criminosi che da tempo (come è rilevabile da archivi di cronache e dalle periodiche relazioni della Direzione Investigativa Antimafia) si manifestano con modalità sempre più pesanti e allarmanti.

L’attentato dinamitardo consumato a Brindisi in danno di una tabaccheria nella centrale piazza Vittoria durante la notte tra il 17 e 18 maggio, preceduto da una ininterrotta scia di azioni criminali compiute anche in spregio alla presenza di minori (come la recente rapina in danno di un “fast food”) e seguito nella notte successiva da un agguato di due killer che hanno ripetutamente sparato a bordo di uno scooter per uccidere un giovane colpito  per fortuna  senza lesioni ad organi vitali, sta a dimostrare che non ci sono più confini alle terribili azioni e alle micidiali imprese dei gruppi criminali. E  tutto ciò avviene mentre l’autorità giudiziaria e le forze dell’ordine portano a segno efficaci azioni repressive che svelano come la criminalità tragga illeciti profitti dalle intimidazioni nei confronti delle attività produttive.

La manifestazione civica promossa dall’Associazione Libera nel pomeriggio del giorno dell’attentato in piazza Vittoria ha espresso il chiaro e pronto rifiuto della città nei confronti del metodo mafioso insieme alla volontà di contrastarlo con la massima determinazione. I commenti a quanto sta accadendo delle vittime degli attentati e di alcuni cittadini, riportati in questi giorni dalla stampa locale , sottolineano all’unisono la intollerabilità della situazione ed avanzano la pressante richiesta di una maggiore presenza vigilante da parte delle forze dell’Ordine.

Abbiamo sempre dato atto alle locali forze di sicurezza dell’impegno col quale esse, guidate dalle competenti autorità, svolgono il difficile compito di contrastare il fenomeno criminoso. Ma non possiamo non rilevare che quanto finora operato, pur risultando meritorio, si appalesa non sufficiente come lo dimostrano i fatti che sono indubbiamente “argomenti  testardi”. Richiamiamo  perciò ancora una volta l’attenzione della politica , delle autorità competenti e del governo sulla gravità della situazione messa in particolare rilievo dall’attentato di  piazza Vittoria che , a nostro avviso, suscita vivo allarme non solo perché presenta tutte le caratteristiche del crimine estorsivo  ma anche e soprattutto perché, a causa delle sue modalità (luogo prescelto, settore commerciale colpito, studiata clamorosità del fatto) rivela la delirante intenzione di un gruppo criminale di affermare il proprio dominio sul territorio.

Siamo convinti che  nel campo della sicurezza a Brindisi si sta operando assai bene sul versante della polizia giudiziaria in funzione repressiva mentre insistiamo nel chiedere che si faccia di più sul piano della prevenzione perché le telecamere e gli strumenti tecnologici sono indubbiamente utili ma insostituibile resta, specialmente  in situazioni gravi come quella che stiamo vivendo, il controllo personale da parte degli operatori delle forze dell’ordine. Auspichiamo perciò che il Governo centrale metta in condizione le locali forze di sicurezza di assicurare un capillare controllo fisico del territorio sia diurno che notturno

 Accogliamo  perciò con fiducia la scelta annunciata dal Prefetto  di rafforzare i dispositivi di controllo sul territorio cittadino .

Siamo consapevoli che la criminalità va contrastata su più livelli di impegno operativo e che la nostra città e l’intera Regione hanno bisogno di più lavoro, più scuola, più cultura e più trasparenza nella pubblica amministrazione. Lo Stato centrale ha certo le sue responsabilità ma anche  le amministrazioni locali hanno le loro dal momento che,  ovviamente  entro i limiti delle proprie competenze, possono adottare provvedimenti rivolti a favorire l’occupazione giovanile e a promuovere , d’intesa con la scuola ed altre agenzie formative, percorsi di educazione alla  legalità costituzionale. Una legalità quindi,   permeata della “cultura nonviolenta”, che va considerata “il “bene comune” per eccellenza in mancanza del quale i diritti e gli interessi collettivi rischiano di restare senza tutela. E in quest’ottica aderiamo alle numerose iniziative culturali, religiose e sociali contro la criminalità e tutte le violenze in questi giorni programmate nella nostra città e nella nostra provincia come risposta  civica costruttiva alla arroganza ed alla intimidazione delle mafie.

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