Chiusura Porta Santa e dell’Anno della Misericordia: l’intervista al Vescovo di Oria

vescovo pisanello

ORIA – Domenica 13 Novembre, nella Diocesi di Oria, dopo la Santa Messa in Cattedrale, ci sarà la Chiusura della Porta Santa e dell’Anno della Misericordia voluto da Papa Francesco,” semplicemente perché la Chiesa, in questo momento di grandi cambiamenti epocali, è chiamata a offrire più fortemente i segni della presenza e della vicinanza di Dio».La Bolla, infatti,ha evidenziato la necessità di indire un Anno Santo Straordinario per tenere viva nella Chiesa Cattolica la consapevolezza di essere presente nel mondo quale dispensatrice della Misericordia di Dio. Per tale occasione la nostra testata ha intervistato S.E. Mons. Vincenzo Pisanello, Vescovo della Diocesi di Oria che pubblichiamo di seguito:

S.E. Mons. Vincenzo Pisanello, tra qualche settimana si concluderà l’anno della Misericordia che anche per la sua diocesi è stato molto intenso. Come ha vissuto questa esperienza?

L’esperienza della settimana della Misericordia cominciata a gennaio dalla città di Avetrana e che si concluderà qui a Latiano, è stata una grazia. Nel senso che c’è stata la possibilità di tendere la mano verso la gente, conoscere la vita reale, e di poter essere un po’ quel samaritano che incontra l’uomo ferito per strada e gli versa la consolazione e la speranza. Devo anche dire che attraverso questa esperienza il Signore ha raggiunto anche me e mi sento arricchito così come penso anche gli altri sacerdoti che hanno condiviso questa esperienza come me.Dunque, questo è stato il momento giusto, favorevole, per curare le ferite, per non farci stancare di incontrare quanti sono in attesa di vedere e toccare con mano i segni della vicinanza di Dio, per offrire a chiunque la via del perdono e della riconciliazione.

Durante quest’anno lei come ha detto ha incontrato tanta gente, conoscendo ancora meglio la realtà che versa la nostra società oggi. Quali sono stati i momenti piu’ toccanti di questa esperienza?

In questa mia esperienza l’attenzione è stata concentrata soprattutto verso gli ultimi soprattutto l’incontro con gli ammalati che è stato particolarmente toccante. In particolare ricordo un momento molto toccante, è stato quando ho visitato gli ammalati giovani, in quello stato sin dalla nascita, e il rapporto e l’attenzione che questi genitori hanno verso questi ragazzi, questo essere al servizio verso una persona sofferente che per i cristiani è Cristo sofferente, ogni ammalato è questo, il mettersi a disposizione amando gratuitamente dando affetto e speranza. Un’altra categoria che ho visitato e che sono rimasto colpito sono i carcerati, ma agli arresti domiciliari, perché nella nostra Diocesi non ci sono carceri. E ho sperimentato in loro una cosa; il desiderio di Dio che c’è in queste persone, andare e portare loro il Vangelo è quanto di piu’ importante ci possa essere. Dare la possibilità a queste persone di vedere non il male che c’è in loro ma la speranza, secondo me è questo è il senso più profondo dell’anno della misericordia.

In che modo il tema della misericordia potrà aiutare le nostre comunità cristiane a convertirsi e a rinnovarsi, soprattutto i piu’ giovani visto il difficile momento che vivono al giorno d’oggi?

I giovani hanno una potenzialità enorme. A differenza di ciò che si dice o si pensa normalmente e cioè che i giovani sono lontani o non hanno sentimento, non è così. Se ai giovani si dà la possibilità di conoscere la realtà vera nel bene e nel male, sanno fare le scelte giuste e sanno anche essere estremamente generose. Un’esperienza su tutte, che abbiamo cominciato quest’anno e che è stata gestita dalla Caritas, è stata la “Raccolta porta a porta”, dove i ragazzi sono andati in giro per le case delle varie città della Diocesi a chiedere vivere per le persone più bisognose. Ci hanno messo tanto impegno e fatica, e questo vuol dire solo una cosa che nei giovani c’è la speranza, anche se tante volte per diversi motivi questa speranza viene a mancare. Ecco deve essere la Chiesa a trovare delle soluzioni.

La misericordia, leggendo la Bibbia, ci fa conoscere un Dio più “emotivo” di quello che talvolta ci immaginiamo. Scoprire un Dio che si commuove e si intenerisce per l’uomo può cambiare anche l’atteggiamento della gente verso i fratelli?

Il Padre Misericordioso è Dio che ci abbraccia. Io credo che il tema dell’anno della Misericordia non sia tanto l’essere misericordioso ma imparare a ricevere misericordia. Il Padre è costantemente misericordioso con noi, e questa sua misericordia noi dobbiamo imparare a riconoscerla e ad accoglierla. Si può anche essere orgogliosi a volte, a pensare a se stessi e giudicarsi da soli, ma se impariamo invece a ricevere misericordia dal Padre, così come dice anche San Paolo “Ricco di misericordia è Dio, ricco di misericordia per il grande amore con il quale ci ha amati, da morti che eravamo ci ha fatti vivere”. Successivamente a questo scaturisce il nostro essere misericordiosi, Gesù infatti nella frase del Vangelo dice Siate misericordiosi ma come il Padre vostro, quindi impariamo ad imitare il Padre misericordioso.

Oltre a S.E. Mons. Vincenzo Pisanello, che ringraziamo, il Parroco della Chiesa Matrice Santa Maria della Neve di Latiano, e Direttore dell’Ufficio Liturgico Diocesano, Don Salvatore Rubino,  ha anche lui voluto lasciare un messaggio in chiusura di questo anno della misericordia:

La Settimana della misericordia è un momento importante di fede e anche un’occasione per rimetterci nelle braccia di Dio. In questi giorni ci sono vari momenti che condivideremo con il Vescovo nella nostra comunità e uno dei più importanti sarà l’incontro con gli ammalati dove nella Chiesa del Rosario ci sarà l’unzione degli infermi. E’ l’abbraccio della misericordia di Dio agli uomini piegati dalla sofferenza. Giovedì e venerdì saranno le giornate principali. La presenza di Gesù nell’Eucaristia, l’esperienza della misericordia nel sacramento della Penitenza è al centro, il cuore, del Giubileo, così come voluto da Papa Francesco. Io voglio sperare che Latiano risponda bene a questo momento davvero di grazia e l’appello che faccio un po’ a tutti, è che da questa settimana nascano dei nuovi adoratori della Cappella, alla Cappella dell’Adorazione Perpetua. E’ una Cappella dove c’è l’esposizione del Santissimo 24h/24h e c’è bisogno della presenza di tante persone nell’arco della giornata per pregare e lodare il Signore. Ho saputo che vengono anche da fuori città a fare un’ora di adorazione in questa Cappella che è sempre aperta; è il cuore di Dio che è sempre aperto ai bisogni di ogni uomo e questo è un momento importante per la crescita di ognuno. Voglio augurare che Latiano ritrovi in quella Cappellina, il cuore davvero pulsante della preghiera e del suo essere cristiano.

 

Giuseppe Argese
Redazione

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