Le avvocatesse del Comune rispondono a Leoci: “Il collega o non conosce la legge professionale o c’è qualcosa di diverso dietro la sua dichiarata ‘invidia’”

Comune di Brindisi

Avremmo voluto evitare di polemizzare con il collega Fabio Leoci per le parole dallo stesso spese nell’intervento in cui qualificava il Comune di Brindisi “cliente ideale, sogno di tutti gli avvocati”.

Ritenevamo inizialmente che l’intervento dell’avvocato Leoci non meritasse replica essendo il frutto di una dichiarata “invidia” per non avere anch’egli “un cliente così litigioso”, così come scrive.

Tuttavia, dopo una maggiore riflessione, abbiamo cambiato idea poiché dietro la obsoleta retorica e l’incomprensibile ironia utilizzata dal collega traspare dell’altro.

Ci premeva innanzitutto evidenziare che noi abbiamo vinto un regolare concorso pubblico per raggiungere quello che lui definisce “un sogno”.

Dopodiché ci siamo chieste: perché nell’intervento si parla di “incompatibilità” degli avvocati interni del Comune di Brindisi quando difendono l’Ente “contro amici o colleghi ….magari gerarchicamente superiori” ?

L’avv. Leoci dovrebbe ben conoscere – visti i suoi dichiarati “approfonditi studi sia del diritto che della giurisprudenza” – soprattutto la propria legge professionale. Quest’ultima all’art. 23 stabilisce, come anche la Corte di Cassazione ha chiarito, che gli avvocati degli Enti pubblici, godendo “piena indipendenza e autonomia nella trattazione esclusiva e stabile degli affari legali dell’ente ed un trattamento economico adeguato alla funzione professionale svolta”, sono indipendenti sia dal potere politico sia dai dirigenti amministrativi atteso che l’attività forense, così caratterizzata, non può essere costretta in una struttura di tipo gerarchico.

Nessuna “incompatibilità” può pertanto essere paventata nelle predette cause affidate agli avvocati interni contro i “colleghi” del Comune “magari gerarchicamente superiori”, stante l’indipendenza e l’insussistenza di una subordinazione gerarchica degli avvocati degli enti pubblici, riconosciuta pacificamente anche dalla giurisprudenza.

E allora delle due l’una: o l’avv. Leoci non conosce la propria legge professionale oppure dietro ai commenti non proprio lusinghieri, ma addirittura offensivi, verso i colleghi avvocati che difendono il Comune ci sarebbe dell’altro rispetto alla dichiarata “invidia”.

Forse la questione sta proprio nel fatto che gli avvocati dell’Ente civico hanno di recente assunto la difesa dell’Amministrazione Comunale (e quindi degli interessi dei cittadini) contro i dirigenti comunali (considerati dal Leoci “gerarchicamente superiori”) e questo comportamento, valutato da molti come “coraggioso” è stato invece ritenuto dal collega suscettibile di critiche fino al punto da configurare una  “incompatibilità” delle colleghe, che in realtà è insussistente.

Ebbene, è proprio questo che non può essere accettato, ossia il fatto che Leoci abbia  adombrato vergognosi sospetti sulla nostra correttezza professionale e che ciò sia avvenuto, per la prima volta (guarda caso), proprio quando abbiamo ricevuto l’incarico di difendere l’Ente dalle pretese di dirigenti e non quando il contenzioso ha riguardato, come più volte è avvenuto in passato, le rivendicazioni dei dipendenti.

Ed allora, volendo trascurare la portata offensiva delle affermazioni di Leoci, viene da pensare che quanto da egli rappresentato non sia riferibile alle “cotante cause giudiziarie” che costituirebbero “il sogno di tutti gli avvocati” (la mole del contenzioso dell’Ente è nota ormai da tanti anni) quanto piuttosto che ‘certe cause’ sarebbe preferibile (chissà perché) affidarle ad avvocati esterni sulla cui lealtà e correttezza l’avv. Leoci, invece, non si permette di dubitare.

Ci dispiace per l’avv. Leoci ma la Sindaca, conoscendo evidentemente la legge professionale forense – ed ancor di più la nostra correttezza e dedizione – la pensa diversamente da lui.

Infine, per quanto concerne la preoccupazione per le cause perse, manifestata nella parte finale dell’intervento del collega Leoci, lo invitiamo a voler verificare i nostri risultati – di cui nessuno parla – equiparabili a quelli migliori dei più noti studi legali e che consentono al Comune il risparmio di milioni di euro anche a titolo di spese professionali.

Sarà forse questa la reale preoccupazione di chi insinua l’idea che certe cause debbano essere affidati ad avvocati esterni?

Forse il pericolo per qualcuno (che non è l’avv. Leoci) sta proprio nel fatto che gli avvocati interni le cause le vincono.

Avv. Emanuela Guarino, Avv. Monica Canepa

3 COMMENTI

  1. Coso come detto dalle stesse due “battagliere”avvocatesse, queste secondo legge oltre lo stipendio di funzionario incassano immediatamente dal Comune anche cospicue liquidazioni in funzione delle cause svolte anche se perse. E’ penso qui sta il totale distacco con la realtà degli altri colleghi che operano nel privato poichè nel mondo reale l’avvocato incassa la parcella se vince altrimenti nel caso di perdita è sempre difficile incassare i compensi a meno di ulteriori atti giudiziari nei confronti del cilente!

  2. Giorgio, vedo che sei molto POCO informato e, inoltre, fai un po di confusione.
    I compensi alle Avvocatesse vengono liquidati solo relativamente alle cause VINTE e NON anche per quelle PERSE e, per di più, in base ai minimi tariffari forensi.
    Mentre nel privato, per esperienza personale ma potrei essere smentito, sia che si vinca sia che si perda il cliente paga comunque la parcella dell’avvocato a cui ha affidato il mandato.

    Quando ci si sbilancia con certe affermazioni, è bene essere informati…

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