BRINDISI – Il centro di Brindisi, sia quello commerciale dove insistono i Corsi, sia quello storico che li abbraccia, è sempre più abbandonato a se stesso. Eppure soli cinque anni fa nasceva l’ambizioso progetto del Distretto urbano del commercio, il quale avrebbe dovuto cambiare la storia del centro cittadino. Tale documento, sottoscritto dal Comune di Brindisi e dalle varie associazioni di categoria, si prefiggeva di costituire una cabina di regia comune tra pubblico e privato che potesse consentire di raggiungere i seguenti obiettivi: coordinare l’offerta commerciale, tipizzandola e specializzandola; attrarre flussi di visitatori attraverso l’organizzazione di iniziative socio-culturali; realizzare (pensate un po’) un Town Centre Management attraverso la rifunzionalizzazione dell’ex cinema Di Giulio e mediante una differente destinazione commerciale di Piazza Mercato.

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Le “strategie d’attacco” prevedevano un miglioramento dell’accessibilità, un miglioramento della qualità degli spazi, una efficace campagna di marketing, un miglioramento dei livelli di sicurezza, la costituzione di un’unica governance tra pubblico e privato.

Insomma, tutti obiettivi centrati, ma all’inverso. E’ davvero clamoroso notare, infatti, come a distanza di un solo lustro dalla redazione di tale documento, la situazione non solo non sia migliorata, ma sia addirittura precipitata. I vari vertici con il Prefetto per richiedere misure emergenziali contro le “spaccate” notturne subite dai negozi, la morìa di eventi registrata negli ultimi due anni, la perdurante mancanza di un Piano urbano della mobilità che possa migliorare l’accessibilità al centro cittadino, un arredo urbano sempre più trascurato, con guano e scarafaggi scorrazzanti per il centro (almeno loro) ed il degrado a farla da padrone tra il disinteresse generale (finanche sul lungomare e nei luoghi più rappresentativi della città).

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Ma il vero capolavoro è stato confezionato sul fronte dell’utilizzo dei 430.000 Euro rivenienti dalla società Alisette (ovvero quella che ha realizzato l’Ipercoop), i quali dovevano servire come misure compensative per riqualificare e rivitalizzare le aree del centro cittadino in difficoltà. Bene, il progetto originario prevedeva un imponente intervento di restyling su Piazza Mercato, la quale, per la posizione centrale che occupa, sarebbe dovuta divenire, insieme al Di Giulio, il nuovo cuore pulsante della città. Il Piano del Distretto urbano del commercio prevedeva che quelle ingenti somme sarebbero state utilizzate per trasferire il mercato ortofrutticolo all’interno di quello coperto, trasformando così la piazza in un parcheggio di scambio nelle ore diurne, ed in un polo “ricreativo-culturale” nelle ore notturne. Per fare ciò, si sarebbe dovuto provvedere ad un restauro della struttura in Liberty, con l’apposizione, sotto le tettoie, di un impianto audio e di un’illuminazione artistica funzionali all’organizzazione di eventi; inoltre, sempre al fine di rivitalizzare la zona, si era pensato di recuperare gli immobili pubblici insistenti nella piazza, di ripensarne l’utilizzo e di restaurarne le facciate. Come è andata a finire? Alla brindisina maniera: il nuovo mercato coperto è osteggiato dai rivenditori dell’ortofrutta, in quanto poco funzionale rispetto alle loro esigenze; gli interventi per ammodernare e trasformare la piazza nel nuovo cuore pulsante della movida brindisina sono scomparsi nel nulla, sostituiti da incomprensibili interventi sulle scale di accesso e sui marciapiedi.

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Noi brindisini pensiamo di essere dileggiati dal destino cinico e baro. Non ci rendiamo conto, invece, che il fato ci ha spesso fornito una seconda possibilità, ma non siamo mai stati in grado di coglierla: anche su questa vicenda la città avrà la possibilità di rimediare e, anzi, rilanciare con maggiore vigore il progetto contenuto nel vecchio Duc. Il vero problema è che non ci facciamo mai trovare pronti, ma proprio mai.

La Regione Puglia, in riferimento a quanto appena detto, ha presentato in questi giorni un Protocollo d’intesa, approvato dalla giunta regionale, per incentivare la redazione di nuovi Piani dei distretti urbani del commercio. All’incontro sono stati invitati i sindaci e le associazioni di categoria, al fine di favorire una sinergia tra pubblico e privato per rilanciare il turismo, il commercio, l’arredo dei centri storici e le attività socio-culturali. La Regione, infatti, cofinanzierà sia la fase di progettazione dei nuovi piani operativi, sia le opere e le iniziative in essi ricomprese. I progetti dovranno andare a toccare tutti gli aspetti della vita dei centri storici: dal miglioramento dell’arredo urbano alla riqualificazione delle aree mercatali, dalla rivitalizzazione delle botteghe e dei locali storici alla nascita di info point, per finire ad una riqualificazione degli addetti ai lavori.

Insomma, un’occasione unica per Brindisi se si pensa alla fortunata congiuntura dei 700.000 Euro che la società Aliotto ha versato alla Regione al momento della ricevuta notifica dell’autorizzazione a costruire il nuovo Ipermercato di fronte all’ospedale Perrino; tali somme, poi, confluiranno nelle casse del Comune di Brindisi.

Si potrebbe allora progettare, assieme alla Regione, la effettiva rinascita del centro storico e dei corsi cittadini attraverso la redazione combinata e simultanea del nuovo Duc e del nuovo Piano Urbano della mobilità. La somma versata dalla società Aliotto, insieme a quella altrettanto consistente versata dalla Regione, permetterebbe di effettuare i lavori previsti già nel 2011 in Piazza Mercato, di trovare una soluzione al problema dei parcheggi e, soprattutto, mediante il Pum, si potrebbe finalmente prevedere la pedonalizzazione del centro storico; questo passo sarebbe propedeutico alla valorizzazione delle botteghe presenti (vedi il plesso delle Scuole Pie) e dei locali comunali sfitti. Una politica di incentivi fiscali per favorire l’occupazione di tali locali – magari favorendo gli under 35 – ed una serie di iniziative organizzate nei contenitori culturali presenti nella “città vecchia”, coinvolgendo i maestri artigiani brindisini e concedendogli in comodato d’uso tali contenitori, potrebbe cambiare realmente e definitivamente il volto della città.

Dopo aver sognato per un attimo, però, bisogna rammentare il nostro status di brindisini, ovvero di eterni impreparati. I Duc, infatti, saranno cofinanziati dalla Regione solo previo accordo tra il Comune e le associazioni di categoria, i quali dovranno redigere un progetto che coinvolga tutti gli aspetti poc’anzi elencati. Oltre all’inefficienza della macchina amministrativa e della nuova giunta (dopo 6 mesi si è ancora alle prese con la ripartizione delle deleghe), che difficilmente consentirà alla città di potersi dotare in tempo utile degli strumenti urbanistici necessari per realizzare quanto auspicato, c’è da fare i conti con una Confcommercio sull’orlo del baratro, con una Camera di Commercio in procinto di accorparsi con quella di Taranto e con una Confesercenti che, per bocca del suo presidente, ha giurato guerra all’assessore di riferimento.

Insomma, c’è poco da fare, siamo a Brindisi: la incantevole città delle occasioni perdute.

Andrea Pezzuto
Redazione

2 COMMENTI

  1. Nel centro storico dovrebbero esserci solo stalli blu, per scoraggiare i parcheggi ad oltranza e di conseguenza limitare il numero dei veicoli in circolazione, invece, si assiste al fenomeno inverso.
    Il fatto piu’ increscioso si verifica nei pressi di Porta Mesagne, di fronte agli uffici dell’ABACO (li i cittadini vanno a pagare i vari balzelli comunali), non vi e’ alcuno stallo blu per parcheggiare’, vi sono invece,tanti spazi liberi, tanti “box aperti “,per parcheggiare suv, camioncini e vecchi catorci.

  2. A scoraggiare il flusso di potenziali clienti nel centro cittadino è stata proprio una volontà politica, in effetti furono sguinzagliati tutti i vigili urbani a disposizione per una accanita caccia al parcheggio selvaggio. Giusto direte, ma perché solo al centro mentre nella immefiata periferia e nei quartieri si bivacca?
    I potenziali acquirenti si sono visti costretti ad abbandonare le loro abitudini e a favorire per gli acquisti proprio quegli ipermercati che sulla carta avrebbero dovuto favorire la rinascita del centro.

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