Basta “maniavantismo”: questa squadra, pur con tutti i suoi limiti, può e deve giocarsela con tutti!

BRINDISI – Nonostante la grande prestazione sciorinata per 30 minuti di gioco contro la corazzata veneziana (alla fine scesa in campo al completo, se si eccettua per le defezioni di Tonut e Cerella), c’è davvero poco da stare “Happy” in casa Brindisi. L’ultimo quarto di gioco disputato dagli uomini di Dell’Agnello grida vendetta: fatta eccezione per la inutile tripla di Lalanne quando i buoi erano oramai scappati, i padroni di casa hanno infatti realizzato soli 6 punti negli ultimi 10 minuti, di cui solo 2 punti dal campo, mentre i restanti 4 punti sono arrivati dalla linea della carità, dove i biancazzurri continuano a risultare deficitari. La difesa a zona di Venezia ha sicuramente costituito un enorme granello nell’ingranaggio di Brindisi nell’arco dell’ultimo quarto, ma è pur vero che i lagunari, se con la difesa predisposta da coach De Raffaele sono riusciti a limitare gli esterni brindisini, dall’altra parte hanno lasciato ampi spazi all’interno dell’area, dove però i padroni di casa non sono riusciti ad andare oltre uno sconfortante 1 su 10. Nello specifico gridano vendetta l’1 su 5 da due punti di Suggs – che partito dalla panchina ha finalmente fatto vedere per 30 minuti un altro atteggiamento su entrambi i lati del campo – e l’1 su 3 di Lalanne, che incomprensibilmente non riesce a farsi spazio neppure ad un palmo dall’anello; non è chiaro al momento se al pivot biancazzurro manchi la cattiveria o se lo stesso sia limitato da una carenza di forza negli arti. E nel tiro da tre punti non è certamente andata meglio nell’ultima frazione, dato lo 0 su 4 messo a referto, nel quale pesano particolarmente le due triple forzate nel finale da Giuri.

Una nota particolare va spesa per la gestione di Mesicek: se la zona di Venezia ha di colpo irretito Barber (per tre quarti devastante), Giuri, Suggs e Tepic, lo stesso effetto non stava sortendo sul gioeillino sloveno, che in quel frangente di gara è risultato l’unico vero grattacapo per la difesa dei lagunari, che non riuscivano in nessuna maniera ad arginare il primo passo incontenibile dello sloveno. Basti pensare che il terzo quarto si è chiuso con un canestro di Mesicek; poi Brindisi non ha segnato per i successivi tre minuti, finché Mesicek non ha realizzato due liberi dalla lunetta; ancora Mesicek si è procurato altri due falli, prima di fornire un assist a Lalanne convertito con un libero realizzato. Dopodiché, coach Dell’Agnello ha preferito andare con i suoi uomini di maggiore fiducia ed ha tolto dal campo lo sloveno: da quel momento Brindisi non è più riuscita a segnare (eccetto per la tripla allo scadere di Lalanne). Probabilmente una coincidenza, ma il fatto che il coach abbia lasciato Mesicek in campo per 10 minuti filati certifica la bontà del gioco prodotto dal baby biancazzurro: ecco, col senno di poi probabilmente il caoch avrebbe dovuto continuare a “cavalcarlo”.

Per il resto, tanti passi in avanti: si è finalmente visto un gioco offensivo più vario, un maggiore coinvolgimento dei lunghi (anzi, del lungo, perché Brindisi sotto canestro ha potuto fare affidamento sul solo Lalanne) ed una migliore distribuzione delle responsabilità tra tutti gli esterni. Molto bene Tepic finché le gambe hanno retto, molto bene Barber finché la mente è rimasta lucida, e bene anche Suggs, soprattutto per l’atteggiamento aggressivo mostrato nelle due metà campo (certo, quel quarto tempino ha un po’ vanificato tutto, ma i segnali positivi sono giunti forti e chiari).

Molto male invece Randle, che dovrà ritrovare confidenza con il clima partita (dato che negli ultimi due anni ha disputato pochissime gare), ma che nel frattempo non può autoescludersi così banalmente da un match di vitale importanza per la squadra: per adesso, la più grande delusione è lui, ma siamo certi che se la salute dovesse continuare ad assisterlo, non faticherà a prendere in mano le redini della situazione.

In chiusura, una nota sulle affermazioni rilasciate nel post gara dal Presidente e dal coach rispetto all’impegno di domenica prossima contro Milano: premesso che il dislivello tecnico e fisico tra i due roster è imbarazzante, pensiamo che lo fosse anche tra Milano e Varese, eppure gli uomini di coach Caja hanno inseguito e sfiorato l’impresa fino all’ultimo secondo. Sentir dire, dunque, che il nostro campionato inizia a partire dalla quinta giornata (con il match casalingo contro Brescia dunque) rappresenta un segnale non confacente ad una squadra e ad un ambiente che devono lottare su ogni palla che vagherà per i campi di tutta Italia, nessun campo escluso. Proseguire nel solco del maniavantismo al quale abbiamo assistito fino ad ora, del tipo “Torino ha un budget doppio rispetto al nostro”, “a Pistoia, negli ultimi due anni, non non ha vinto nessuno”, “Venezia è campione d’Italia”, “Milano è fuori portata” e chi più ne ha più ne metta, rischia di instillare nella squadra e nell’ambiente pensieri pericolosi. Anche perché, quando Brescia scenderà sul parquet del PalaPentassuglia, probabilmente lo farà da capolista. Ed allora che diremo?

Andrea Pezzuto
Redazione

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