ROMA – “Indietro non possiamo tornare. Qualcuno si e’ convinto ci sarebbe stato l’ennesimo salvataggio pubblico. Lo dico chiaramente: non ci sara’”.

Lo dice a proposito di Alitalia il ministro dei Trasporti Graziano Delrio in un’intervista alla Stampa. “Avevo percepito un brutto clima, ma credevo che alla fine gli allarmi sarebbero stati presi sul serio. Abbiamo parlato il linguaggio della verità, e non e’ servito. I dipendenti sono sfiduciati, si sono convinti che questo sarebbe stato l’ennesimo piano che non avrebbe cambiato nulla”. Ora, aggiunge, “il nostro intervento servirà ad evitare il fallimento. L’azienda verrà venduta al miglior offerente come sta accadendo con l’Ilva. Ma se prima del referendum c’era la garanzia di una nuova ricapitalizzazione, ora il rilancio diventa molto più complicato. Alitalia e’ indebolita dall’esito del referendum e i concorrenti non faranno regali”.




“Il decreto di correzione dei conti appena entrato in vigore mette a disposizione 300 milioni di garanzie pubbliche. La cifra a disposizione per far volare gli aerei è quella, se sarà necessario stanziare altro lo valuteremo. Ma ripeto: si tratterà solo di accompagnare l’azienda o parte di essa verso un altro azionista privato”. “Non si torna indietro”, ripete Delrio, “nemmeno nel peggiore degli scenari”. E su una possibile vendita a Lufthansa non c’è “nessuna preclusione, ma le decisioni spettano agli azionisti. La palla e’ nelle loro mani”. Il governo, sottolinea, in questa fase cercherà “di tutelare nel migliore dei modi tre cose: il bene del Paese, quello dei lavoratori e dei contribuenti. Non vogliamo la messa a terra degli aerei, perchè sarebbe un danno per il turismo e le aziende italiane: Alitalia è ancora il secondo vettore per numero di passeggeri. Ci faremo carico dei costi sociali di una ristrutturazione, ma tenendo bene a mente che non sara’ possibile garantire gli ammortizzatori sociali del passato”. L’orizzonte per la vendita, precisa, e’ di “al massimo sei mesi”.




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