BRINDISI – Al Verdi un grande classico per continuare il 2017 della prosa. È «Amleto» di William Shakespeare nella versione diretta e interpretata da Daniele Pecci in una produzione della Compagnia Molière. Lo spettacolo è il tema di un percorso di alcune classi del liceo artistico-musicale «Simone-Durano» di Brindisi, tra un evento espositivo e l’alternanza scuola-lavoro

Unica data a Brindisi, mercoledì 8 febbraio, alle 20.30, al Nuovo Teatro Verdi di Brindisi per vedere Daniele Pecci nei panni di uno dei personaggi shakespeariani più amati, «Amleto». Il popolare attore torna al teatro, affrontando anche l’adattamento e la regia di questo testo immortale, con un’interpretazione straordinaria. Al suo fianco, nei panni della madre Gertrude, la bravissima Maddalena Crippa e dodici eccellenti attori in scena.

Lo spettacolo è al centro di un lavoro che vede protagoniste alcune classi del liceo artistico-musicale «Simone-Durano» di Brindisi. I ragazzi della 4ª B e 5ª B cureranno un evento espositivo nel foyer del teatro il giorno stesso dello spettacolo, dal titolo «Hamlet, le parole che prendono forma», fatto di alcuni elaborati che interpretano visivamente il testo del Bardo. Ma con «Amleto» comincia anche un percorso di alternanza scuola-lavoro, il potenziamento formativo previsto dalla legge 107 del 2015 («La buona scuola»), che questa volta vedrà impegnati gli studenti della 3ª A e 3ª B. Ragazzi e docenti incontreranno i protagonisti mercoledì pomeriggio nel foyer del Teatro Verdi.

Un grande classico, «il testo teatrale più importante dell’era moderna», un’analisi profonda dell’umano sentire in rapporto alla realtà del vivere quotidiano. Uno spettacolo proposto al pubblico contemporaneo come fosse uno spettacolo contemporaneo. «Amleto» di Shakespeare è il testo teatrale più importante dell’era moderna. Shakespeare è riuscito a raccontare le infinite contraddizioni dell’essere umano di fronte all’impegno che questo deve assumersi per poter anche semplicemente stare al mondo; affrontare il futuro, il destino, l’amore, le ingiustizie, le controversie, il dolore, la perdita.

II principe Amleto, erede al trono di Danimarca, vede apparire sugli spalti del castello lo spettro del re, suo padre, che gli rivela essere stato assassinato dal fratello Claudio, che ha poi sposato la vedova, la regina Gertrude, nonché madre di Amleto. Il fantasma del re, infatti, supplica il figlio di vendicarlo, di compiere un omicidio per ripristinare l’onore e la giustizia in terra. Questo manda in crisi Amleto: da una parte, desidera punire lo zio usurpatore, ma deve immediatamente scontrarsi con la sua coscienza, che gli impedisce di uccidere un uomo efferatamente.

Il protagonista è letteralmente sospeso tra ragione e pazzia, senza mai risolversi né nell’una né nell’altra. Il maggior merito di Shakespeare, probabilmente, è aver saputo rappresentare il conflitto tra moralità innata e moralità imposta dalla società. È più giusto, insomma, punire la morte con la morte, oppure avere pietà ma lasciare impunito un criminale?

Per Amleto non c’è una risposta precisa, per questo esita nel suo piano di vendetta, vuole conferme, aspetta sempre un momento più opportuno. E proprio a causa di questo temporeggiamento, tutte le persone intorno a lui ne fanno le spese. Alla fine, sembra voler dire Shakespeare, non c’è una giustizia assoluta, o almeno non è quella promossa dalla Chiesa o dalla società. «Amleto» di Pecci, comunque, è più concentrato sui temi vicini alla contemporaneità: ovvero il modo in cui si affrontano le problematiche della vita, grandi e meno grandi, in un mondo che è spesso ingiusto e falso. In questo senso, anche semplicemente esistere richiede un grande impegno e forza di volontà.

E infatti, come ha sottolineato Pecci, «le domande che Amleto si pone sono quelle dell’uomo di oggi. Si presenta come un uomo trasandato e in crisi dei primi anni del Novecento, gli anni in cui nasceva la psicanalisi e si affermava il sapere psicologico: quanti archetipi nei grandi classici. E allora rileggere il celebre monologo fa scoprire la lotta dell’uomo contro la burocrazia, i calci in faccia al talento, la lentezza della giustizia. Alla fine devi essere, non puoi non essere, ma ci vuole un coraggio grande per essere nella parte ogni mattina in questo mondo». Daniele Pecci è un cultore del testo del Bardo: «Lo vidi da ragazzino, mi cambiò la vita; poi anni di studio, la laurea su quel testo. Ora lo recito con la mia regia nel teatro che fu di uno dei più grandi Amleto di sempre, Vittorio Gassman, un privilegio ma anche una grande responsabilità».

Si comincia alle ore 20.30. Durata dello spettacolo: 2 ore e 40 minuti con intervallo. Ingressi da 18 a 25 euro (ridotti da 16 a 22 euro); studenti al di sotto dei 25 anni 10 euro; ragazzi fino a 12 anni e gruppi scolastici di minimo 15 studenti 6 euro. Biglietteria online http://bit.ly/2kBw24K. Tel. (0831) 229230 – 562554.

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