VIDEO – Il ‘Gas Radon’ uccide ma non si vede: un rischio per lavoratori e imprese

BRINDISI – E’ la seconda causa di tumore a livello nazionale. Parliamo del ‘Gas Radon’, uno dei principali rischi a cui sono esposti tanti lavoratori.

In questo ultimo periodo, particolare attenzione è stata rivolta a questo elemento chimico decisamente nocivo, al punto da organizzare un meeting d’informazione e di dibattito sulla legge 30/2016, tra i quali firmatari spicca il nome del Consigliere regionale Fabiano Amati, presidente della commissione bilancio della Regione Puglia. Sugli obblighi e adempimento a carico delle aziende, se n’è parlato questa mattina, presso la Camera di Commercio di Brindisi, al cui tavolo erano presenti Antonio D’Amore, presidente ISFORES (Istituto Superiore Formazione Ricerca e Studi); Gianmichele Moretti della Meleam spa; Cosimo Nicolì, direttore SPeSAL Area Sud. Avrebbero dovuto presenziare anche Alfredo Malcarne, presidente della Camera di Commercio di Brindisi e lo stesso Amati. Il seminario è stato promosso anche dalla Confesercenti di Brindisi. I lavori sono stati coordinati dalla giornalista Anna Saponaro.gas radon 3

Il radon è stato scoperto nel 1898 da Pierre e Marie Curie ed è un gas nobile e radioattivo, che si forma dal decadimento del radio (con espulsione di un nucleo di elio), generato a sua volta dal decadimento dell’uranio. Si tratta di un gas molto pesante, pericoloso per la salute umana, se inalato. Uno dei principali fattori di rischio del radon è legato all’accumulo all’interno di abitazioni, diventando, così, una delle principali cause di tumore al polmone. Si stima che sia la causa di morte per oltre 20.000 persone nella sola UE ogni anno ed oltre 3.000 in Italia. Polonio e bismuto sono i prodotti estremamente tossici del decadimento radioattivo del radon.

Dunque, si punta ad una maggiore attenzione rispetto al monitoraggio di questo gas. Ai sensi dell’art. 18 del D.Lgs. n. 81, il datore di lavoro ha l’obbligo di valute l’esposizione al radon e far sì che i propri dipendenti siano tutelati rispetto al forte rischio a cui sono soggetti. Andranno fatti anche alcuni rilievi strumentali, valutati e relazionati, che verranno inseriti nella valutazione dei rischi. Il tutto dovrà essere, poi, comunicato ai fine di erigere un piano regionale di tutela. Particolare attenzione anche da parte dell’ARPA (Agenzia Regione per la Prevenzione e la Protezione dell’Ambiente) e degli enti preposti tutti.

Nella video-intervista a corredo dell’articolo, il presidente ISFORES, Antonio D’Amore.

Tommaso Lamarina
Redazione

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