VIDEO – Ferraris, De Vito: “La scuola sborsa 30mila euro per sistemare la nuova area”

BRINDISI – “Al peggio non c’è mai limite, ma per noi, il peggio, è stato superato. Però, alcune criticità rimangono. E non di poco conto”.

Parola della professoressa Rita De Vito, preside dell’Istituto professionale Ferraris di Brindisi.

La spinosa questione è stata pienamente sviscerata e snocciolata fino ad avere il suo epilogo a fine novembre scorso, quando i 640 ragazzi hanno trovato, grossomodo, una sistemazione. Però, sono ancora tante le criticità che studenti ed insegnanti fronteggiano quotidianamente, in quanto dislocati tra la sede ‘nuova’ di via San Leucio e l’Istituto “De Marco”, ubicato nel rione Casale. “Tutto risolto”, direte voi. No. Almeno, non del tutto.ferraris

Ricorderete la diatriba ‘Fermi sì, Fermi no’ (sostenuta fermamente dalla stessa preside, ndr)? Dal 21 novembre 2016, è ‘Fermi no’. Gli studenti, infatti, ad oggi, sono divisi. I ragazzi del biennio sono stati trasferiti presso l’Istituto De Marco, a cui è stato dedicato un intero piano, ma con forti limitazioni per i laboratori. Mentre i ragazzi del triennio (coloro che hanno più bisogno di attività laboratoriali) usufruiscono dell’area retrostante la sede del Ferraris. Un piccolo plesso per tanti ragazzi.

L’importante era fare scuola. Vero. Ma il diritto allo studio non dovrebbe essere una ‘bozza’ o un arrangiarsi.

Iniziamo partendo dal corpo docenti. Gli insegnanti, attualmente dicono ‘addio’ all’ora libera, che spetta loro nel corso della settimana, perché, una volta terminata la lezione al De Marco, sono costretti a ‘spaccare’ la città ed ingaggiare una gara contro il tempo, per fare regolarmente lezione nella sede di via San Leucio. Problema ancora più grave per gli studenti, costretti sì ad attraversare Brindisi, ma a piedi, per arrivare al Ferraris e svolgere attività laboratoriali complete. Al De Marco, infatti, non ci sono tutti gli strumenti adatti e quelli esistenti sono stati comprati ad hoc, con i fondi della scuola. “Abbiamo comprato attrezzi laboratoriali per un totale di circa 5mila euro – ha dichiarato la De Vito – certo, sono strumenti che avremmo, comunque, comprato, ma magari accedendo ai PON, tra un paio d’anni. Invece, vista la situazione, siamo stati costretti a comprarli ora”.

Capitolo a parte merita l’area retrostante al Ferraris, utilizzzata dai ragazzi del triennio. Lì, lo spazio è davvero ridotto, tanto che alcuni piccoli laboratori sono stati adibiti ad aule. Non solo. La scuola professionale maschile è dotata di un intero grande stanzone, in cui, però, sono presenti più macchinari di differenti laboratori, restringendo, così, il raggio di azione degli studenti.

V’è di più. La preside De Vito, durante il periodo delle vacanze natalizie, si è prodigata affinché venissero eseguiti lavori di tramezzature per aumentare le zone laboratoriali, a discapito (giocoforza) degli spazi. Tra porte, cartongesso, plexiglass, il tutto per delineare le aree (all’interno di quello stanzone), la scuola ha dovuto sborsare di tasca propria la bellezza di 30mila euro. “In questa somma – ha specificato la dirigente scolastica – abbiamo anche fatto rientrare l’acquisto di materiale che non richieda ambienti troppo ampi, proprio per garantire il diritto allo studio”.

Ma questa vicenda ha anche un aspetto positivo: “La collaborazione con l’Ente Provincia. L’Ufficio Tecnico sta intervenendo sulla sede, che è chiusa per inagibilità, in base a propri finanziamenti. La Provincia sta stanziando fondi per 250mila euro, ma per rimettere in piedi il tutto occorrerebbero quasi un milione di euro. Attualmente – ha illustrato la De Vito – è stata recuperata la parte degli uffici ed è in atto una progettazione per il ripristino dei solai (la parte più critica)”.

Ma le criticità interessano anche l’aspetto che riguarda il futuro della scuola: “Molte famiglie – ha concluso la preside – sono scettiche sulla scelta della scuola superiore. Sappiamo di aver vissuto momenti difficilissimi, partendo da una situazione apocalittica, ma pian piano ci stiamo riprendendo”.

Si auspica che la sinergia creatasi tra scuola e Provincia sia sufficiente per garantire il diritto allo studio.

Tommaso Lamarina
Redazione

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