Ci sono specie animali che sono tanto comuni, perché largamente presenti sul territorio, quanto sconosciute ai più.
Una di queste è il rospo smeraldino, Bufo viridis, uno degli animali che popolano sia la Riserva Naturale dello Stato di Torre Guaceto, sia i terreni agricoli coltivati localizzati oltre il suo perimetro.
Il nome di questo animale lo si deve alle numerose macchie di colore verde che presenta sul dorso.
Il rospo smeraldino è un anfibio che conduce una vita prettamente terricola, ma che, come tutti i suoi simili, si accoppia e depone le uova in acqua. Sul finire dell’inverno, tra la fine di febbraio e l’inizio di marzo, lo smeraldino intraprende impegnative migrazioni notturne alla volta dei chiari d’acqua dell’area protetta o, quando vive al suo esterno, degli stagni temporanei di acqua dolce.
Qui, inizia la stagione degli amori che è ben più lunga rispetto a quella che vive il rospo comune. Il maschio di smeraldino, infatti, prima di riuscire a catturare l’attenzione dell’agognata partner con i suoi chiassosi cori di richiamo, a volte, può dover andare avanti per tentativi anche per due mesi.
Poi, avvenuto l’accoppiamento, la femmina depone le uova, numerosissime uova, fino 13mila, che compongono una sorta di catena.
La schiusa delle uova, avviene pochi giorni dopo la fecondazione, circa 2 settimane. I nuovi nati, i girini, sono erbivori. Ad un mese dalla nascita, le piccole larve superano la fase acquatica e vivono una metamorfosi, diventano rospetti. A questo punto, abbandonano l’acqua, dove torneranno dopo circa un anno per riprodursi, iniziano la loro avventura terricola e diventano insettivori.
Tutte le loro attività, gli smeraldini le svolgono di notte, per fronteggiare il disidratamento. Di giorno, si nascondono in anfratti naturali, dove possono trovare ricovero anche molti individui, come si può notare dalle immagini video girate a Torre Guaceto.
Il rospo smeraldino è un animale longevo, in condizioni ottimali, può arrivare anche agli 11 anni di vita. E’ un piccolo e delicato animale che spetta a tutti noi proteggere.
Gli esemplari che vivono a Torre Guaceto sono fortunati perché qui non rischiano di essere investiti, possono contare sulla presenza dei grandi chiari d’acqua della Riserva e sulla folta vegetazione che li caratterizza. Ma, basta poco per tutelarli in modo diretto anche nei terreni agricoli, ad esempio lasciando crescere la vegetazione spontanea ed evitando di drenare le pozze d’acqua nelle quali si riproducono.
In linea generale, occorre diminuire il più possibile l’impatto antropico sulle aree naturali ed agricole, perché solo abbassando i livelli di inquinamento e limitando la modificazione delle zone verdi sarà possibile proteggere davvero questi animali.