VIDEO – Adesca 14enne su Facebook ed abusa sessualmente di lui

OSTUNI – Rischia da 6 a 12 anni di reclusione il 20enne ostunese, R.C., che avrebbe abusato sessualmente di un minore.

Gli uomini del Commissariato di Ostuni hanno dato esecuzione ad Ordinanza di Applicazione di Misura Coercitiva nei confronti di R.C., 20enne del posto, indagato perché “in più occasioni ed in tempi distinti poneva in essere atti sessuali con minore degli anni quattordici; in particolare, dopo aver carpito la fiducia del minore, lo induceva, dapprima, ad inviargli a mezzo Whatsapp alcune foto in cui era ritratto nudo e, successivamente, mediante pressioni psicologiche, lo convinceva ad appartarsi in alcuni luoghi riservati (stanza della sua abitazione, boschetto vicino al circolo Tennis in Ostuni) ed a subire palpeggiamenti nelle parti intime, baci sulla bocca ed un rapporto orale”.

All’ostunese è fatto divieto assoluto di avvicinamento ai luoghi frequentati abitualmente dalla persona offesa e dalla sua famiglia, in particolare l’abitazione, mantenendo comunque una distanza non inferiore ai 500 metri dal minorenne adescato e dalla sua famiglia, con divieto totale di comunicare con lo stesso, anche in forma scritta, a mezzo telefono o della rete internet.

Tutto è partito da una semplice amicizia. La triste vicenda inizia già nel gennaio 2015, quando le pressione da parte del 20enne sono all’ordine del giorno, nei confronti della vittima 14enne. Addirittura, il ragazzo aveva confidato alla sorella di volerla fare finita.

Oramai succube del suo aguzzino, il 14enne era palesemente instabile psicologicamente, tanto non da contestare nemmeno più gli inviti del 20enne, il quale voleva rimanere insistentemente da solo con la vittima solo per scopi sessuali.

A questo punto, i genitori del ragazzo hanno impedito al 20enne di avvicinarsi al figli, ma senza ottenere successi. Infatti, hanno anche subito la minaccia che “avrebbero passato guai seri” se gli avessero consentito di vedere il 14enne.

Difatti, le sollecitazioni cui il minorenne era quotidianamente esposto lo portavano a sentirsi ingiustamente in colpa, nel momento in cui, richiesto dall’indagato “di fare delle determinate cose”, rifiutandosi, “lo puniva, denigrandolo e deridendolo, sminuendo ogni sua espressione e giudizio, lo faceva sentire inutile e privo di maturità, dicendo di aver avuto esperienze con altri ragazzi sia più grandi che più piccoli ( 8, 12, 13, 14 anni) che lo avevano soddisfatto sotto tutti gli aspetti, non potendo non acconsentire alle sue voglie”. Così, ormai in balia dell’orco, il 14enne accettava di accontentarlo pur di non dover subire le sue umiliazioni e denigrazioni, anche se, come confermato agli investigatori alla presenza di una psicologa, acconsentiva alla realizzazione di “alcune pratiche sessuali” verso cui non nutriva alcun interesse né curiosità, solo ed esclusivamente, in quanto succube della volontà del maggiorenne ostunese, la cui lenta ma ben congeniata “strategia”, lo aveva portato, gradualmente ed inesorabilmente, a mettere in atto le sue fantasie sessuali.

In più occasioni, pertanto, lo baciava in maniera completa, gli palpeggiava ripetutamente e morbosamente le natiche e le parti intime, strofinando la sua mano con insistenza sulle stesse, masturbandolo e praticandogli sesso orale. Successivamente, ordinava al minore, a mezzo Whatsapp, di inviargli alcune foto che lo ritraevano totalmente nudo, altre nelle quali indossava solo gli slip.

Le indagini hanno permesso di riscontrare appieno quanto dichiarato dalla madre in denuncia, nonché dal minore. E’ stato sottoposto a sequestro penale il telefono cellulare ed il computer dell’adulto nel corso dell’attività di perquisizione domiciliare eseguita a carico dello stesso. All’interno è stato riscontrata la presenza di foto integranti il reato di detenzione di materiale pornografico.

Inoltre, le investigazioni condotte dai poliziotti ostunesi hanno consentito di identificare 5 altri minori di età compresa tra i 12 e i 14 anni, tutti di Ostuni, a loro volta vittime dell’odierno indagato, tutti adescati su Facebook ed altri social networks, sempre con lo stesso modus operandi descritto, colpevolizzandoli per un immaturità inesistente, allorquando si rifiutavano di “acconsentire alla sue voglie”.

Così, R.C. è stato raggiunto da Ordinanza applicativa di Misura coercitiva, con l’esplicito avvertimento che, alla minima violazione, l’aggravamento della stessa sarebbe stato massimo.

Redazione

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