BRINDISI – Dopo la vergogna del bando precedente, nel quale non vennero finanziati i contenitori culturali brindisini (in quel caso colpevolmente latitanti dalle graduatorie https://www.newspam.it/siamo-una-citta-morta-pioggia-di-soldi-dalla-regione-per-cultura-e-spettacoli-brindisini-non-pervenuti), adesso arriva un’onta ancora più grande, che certifica – se ancora ce ne fosse bisogno – l’inconsistenza assoluta di questa città nel campo culturale, e forse anche lo scarso peso “politico” che la stessa riveste nello scacchiere regionale.
La Regione Puglia, infatti, avvalendosi delle risorse del “Patto per la Puglia” – Fondo di Sviluppo e Coesione 2014/2020, ha messo a disposizione delle iniziative culturali che si svolgeranno nei prossimi tre anni ben 14,2 milioni di euro, così suddivisi: il 5,5% nell’ambito della danza, il 48% in quello della musica, il 5% in quello del cinema, il 40% in quello del teatro, l’1,5% in quello dello spettacolo circense, e ciò per promuovere la produzione culturale come volano di sviluppo economico e d’integrazione sociale, oltre che di valorizzazione del capitale umano, storico, artistico e architettonico della Puglia.
Bene, i progetti presentati dagli operatori culturali del Capoluogo sono stati soltanto tre: due nell’ambito del teatro ed uno in quello della musica; nessuno, invece, nei campi del cinema e della danza.
I tre progetti presentati riguardano: la Fondazione del Nuovo Teatro Verdi, che per “Stagioni e Laboratori” aveva richiesto un co-finanziamento di 466.000 euro; lo 0831, che per il progetto “Art’n Hearth” aveva avanzato richiesta di un co-finanziamento da 268.000 euro; l’Associazione Nino Rota, che per la stagione concertistica avrebbe voluto ottenere un co-finanziamento di 96.000 euro.
Soltanto questi, dunque, i progetti presenti nella graduatoria di merito dei due ambiti che catalizzano l’88% delle risorse totali a disposizione (14,2 mln), e tutti e tre desolatamente collocati in fondo alla classifica, nella quale svettano invece i progetti presentati dagli altri capoluoghi di provincia – e da realtà molto più piccole di Brindisi -, con Bari e Lecce a farla da padroni con tantissimi progetti finanziati.
Una circostanza gravissima, insomma, che mortifica una comunità che non ha mai puntato sulla cultura ma che meriterebbe maggiore tutela in merito a quelle poche iniziative che prova ad avanzare. Ed invece la forbice culturale tra Brindisi e le altre realtà continua ad allargarsi, con le conseguenze facilmente immaginabili per una città che faticosamente tiene in piedi uno sparuto numero di corsi universitari, che non riesce ad animare i suoi contenitori culturali, che ha tenuto chiuso il suo teatro per decenni e che ha sempre considerato la cultura come qualcosa di pleonastico. Ed oggi la storia presenta il conto.
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Andrea Pezzuto Redazione |














































