Quest’anno il tema è il viaggio interiore, la ricerca di se stessi, che comporta quindi la necessità di avere delle “mappe emotive” titolo dato a questa seconda edizione.
Dopo “La Verità, vi prego, sull’Amore, spettacolo che ha dato il via alla rassegna il 12 dicembre scorso nella chiesa di San Giovanni al Sepolcro, a Brindisi, il TeatroDellePietre sarà in scena a Casacalenda, in provincia di Campobasso con il reading teatrale “Le 7 Opere di Misericordia”, ispirato all’omonimo quadro realizzato da Michelangelo tra la fine del 1606 e l’inizio del 1607, opera commissionata dalla Congregazione del Pio Monte di Pietà di Napoli, che comprendeva tra i suoi aderenti anche Luigi Carafa-Colonna, appartenente alla famiglia che protesse la fuga di Caravaggio da Roma.
Che Michelangelo Merisi, detto il Caravaggio, sia stato un personaggio passionale e violento è fuor di dubbio. L’immagine che la storia ci restituisce esprime quell’alone da “leggenda maledetta” che i suoi critici hanno costruito a partire dal 1800, quando fu ripescato dopo due secoli di oblio. Con quell’atteggiamento tipico dell’epoca – si pensi ai poeti maledetti – Michelangelo verrà descritto come donnaiolo, giocatore, addirittura omicida. Tutto ciò trova
Basterebbe dare uno sguardo ai “Promessi sposi” del Manzoni, la cui storia è ambientata nel 1600, per capire meglio la struttura sociale in cui è vissuto.
Bisognerebbe riportarlo nei suoi luoghi, a Milano, dove avvenne la sua formazione, sotto la protezione della famiglia Colonna e dei Borromeo. E poi
Michelangelo fu nell’insieme un artista tanto geniale quanto irrequieto. Frequentava è vero bettole dove si ubriacava ma anche chiese, dove sostava a lungo per studiare la luce e a immaginare l’effetto che avrebbero avuto i suoi quadri dopo gli studi svolti.
L’idea di questa lettura scenica è mettere a confronto due personaggi – Michelangelo e Padre Vincenzo – interpretati da un attore e un frate, in un dialogo in cui i dubbi, le paure e le colpe dell’uomo vengono analizzate e ragionate con l’ausilio della fede e della spiritualità. Il luogo che ospita il reading è l’Eremo di sant’Onofrio, a Casacalenda, in provincia di Campobasso: la verità e la sua rappresentazione si alterneranno in un dialogo – perché la fede e i dubbi dell’uomo non hanno tempo – e sarà interessante ascoltare le due voci contrapporsi.
Marcantonio Gallo, attore e autore, insieme a Frate Carlo Roberto, dell’Ordine dei Frati Minori, daranno corpo e voce a una lettura scenica che contrappone spiritualità e vita di tutti i giorni.
Per questo, nessun germe di un’eresia nella proposta del Merisi, ma solo un voler inserire una umanità ferita e carnale nelle storie del cristianesimo, e di conseguenza nelle sue opere. Lo stesso Padre Vincenzo, che lo ascolta per farsi spiegare il quadro commissionato (che dà il titolo al reading teatrale), seppur tra mille dubbi, cede aprendosi a quell’accoglienza tutta “cristiana”.
Ne consegue un dialogo in cui faccende pratiche, come il pagamento dell’opera commissionata, o la scelta dei soggetti da ritrarre – si dice che spesso Michelangelo usasse come modelli prostitute e ubriaconi – si alternano a disquisizioni puramente filosofiche e religiose che cercano di spiegare l’arte di questo pittore.
E sebbene ci siano contestazioni circa la professione di prostituta delle modelle spesso usate per la Vergine, ciò che desta maggiore sorpresa e ammirazione è il realismo che pervade le opere di Michelangelo, proprio come il Concilio di Trento – 1545 – prescrive: il realismo delle immagini sacre per sostenere il credo dei fedeli.
Eccolo, lo scandaloso Merisi: un uomo che illuminando alcuni episodi della vita della Chiesa cerca di gettare luce sulla sua vita precaria. Ed ecco il testo teatrale in cui Marcantonio Gallo e Frate Carlo Roberto (autore anche del testo) si alternano per dare voce ai due personaggi che interpretano, servendo parole per infondere luce, quella luce, la Grazia di Dio, la stessa luce che pervade le opere di Michelangelo, e che raggiunge l’uomo in ogni situazione della sua esistenza, perfino nelle più squallide perché: “non c’è peccato che non possa essere redento”.
La rassegna, che vede il TeatroDellePietre in suggestivi luoghi sacri, mette in scena un “teatro senza spettacolo” fatto di parole e storie interiori, che ben si adattano ai luoghi che le ospitano. Marcantonio Gallo e Fabrizio Cito, che firmano la drammaturgia di tutti gli appuntamenti, promuovono da tempo una idea di teatro alternativa ai soliti circuiti teatrali. Qui la funzione dell attore è farsi portavoce della stessa idea. La chiesa che ospita la performance teatrale diventa l’architettura dello spettacolo stesso ed aggiunge pathos. Il filo conduttore è il “silenzio” interiore, la necessità di guardarsi dentro, E in questi “teatri per una sera” ogni cosa viene amplificata: la chiesa infatti è il luogo dove la parola si fa introspezione e veicola un messaggio.
Una voce e un microfono, poco altro, e “niente più del vuoto di un misterioso non-vissuto” per dirla alla Carmelo Bene.
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