Ho netta l’impressione che più di qualcuno stia facendo di tutto per portare al centro del dibattito politico di questa regione il problema della Tap. Su tale argomento, non ci sono dubbi, va detto che di errori ne sono stati commessi tanti, a partire da quello di aver coinvolto in maniera assai marginale le popolazioni interessate.

Ero e resto convinto, però, del fatto che il vero problema della Puglia, e del Salento in particolare, è quello di delineare le scelte che riguardano il presente e il futuro in campo energetico.

I comportamenti anomali e altalenanti dei governi che si sono succeduti negli anni hanno fornito una immagine devastante del nostro territorio. Potrei fare l’esempio del rigassificatore di Brindisi per descrivere lo stato confusionale di chi, a livello nazionale, avrebbe dovuto collegare la realizzazione di un impianto strategico per il Paese alla risoluzione dei problemi di carattere ambientale che interessano proprio Brindisi, Taranto e, più in generale, il Salento.

C’erano tutte le condizioni, infatti, per far partire con largo anticipo il processo di decarbonizzazione ed in tal modo si sarebbero create le condizioni per cominciare a mitigare i gravissimi guasti ambientali provocati dall’utilizzo sfrenato di tale combustibile fossile. Gas al posto del carbone, insomma, per salvare Brindisi e i brindisini, oltre agli abitanti dell’intero Salento.

La storia energetica brindisina, dal primo Piano energetico nazionale ad oggi, mi consente di ribadire che la posizione dei governi nazionali non è mai cambiata di una virgola. Il tutto, mentre noi, a livello locale, continuavamo a manifestare per salvare l’ambiente e per salvarci la vita.

Urliamo da anni, ormai, che la A2A deve smettere di immaginare qualsiasi utilizzo produttivo di quel sito che dista poche centinaia di metri dalla città. Così come diciamo a chiare lettere che la centrale Federico II era a rimane un problema serio per il territorio. E purtroppo lo diventerà ancora di più quando smetterà di funzionare, visto che il Governo non si spreca più di tanto nella individuazione di investimenti alternativi da parte di Enel, in grado di salvare la forza-lavoro e quindi di non creare l’ennesima emergenza occupazionale.

Non offrire garanzie alle famiglie, ai lavoratori, ha comportato in questi anni una guerra tra poveri, tra chi suonava un campanello di allarme e chi ha fatto finta di non capire (per non perdere il posto di lavoro) che da noi continua a crescere il numero di morti per leucemia (il Salento è in testa a questa drammatica classifica).

Posso dirlo con orgoglio: sono stato tra i pochi ad urlare, a chiedere una inversione di rotta, mentre qualche parlamentare PD che oggi sbraita sulla Tap era impegnato a seguire la rotta indicata proprio dai vertici Enel affinché le montagne di carbone continuassero a bruciare nella centrale, ma allo stesso tempo a inondare i polmoni della gente. Ecco perché qualcuno dovrebbe ritrovare la dignità del silenzio.

Giuseppe Romano (Presidente III Commissione consiliare Articolo 1 – MDP Regione Puglia)

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