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Esiste un discrimine rilevante che vale a distinguere la mera produzione di fotografie dalla fotografia: è la capacità di costruire e raccontare – attraverso le immagini – una storia, di lanciare un messaggio utile all’osservatore per acquisire conoscenza su un spicchio di realtà o per fornirgli spunti di meditazione e impegno. Delle modalità con cui si progetta un racconto utilizzando il mezzo fotografico ci parla Sara Munari nel suo nuovissimo Storytelling a chi? Guida pratica per fotografi cantastorie, uscito per i tipi di emuse.

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L’autrice (fotografa e docente di Comunicazione visiva e Storia della fotografia) ci conduce in maniera giocosa e puntuale attraverso un percorso teorico-pratico che illustra l’imprescindibile lavoro di studio e ricerca alla base di un progetto, le possibili forme e le fasi dello storytelling, fino ai canali di collegamento e di condivisione con i fruitori del lavoro. Il volume induce a riflettere sulle caratteristiche da cui un buon progetto narrativo non può prescindere e sulla magica alchimia che si realizza quando un racconto visivo riesce ad aprirsi un varco nella sfera emotiva di chi guarda, così da esserne non solo interessato, bensì provocato, quasi ferito dal punctum barthesiano. Se la storia dell’uomo coincide con la sua poetica capacità di raccontarsi, di certo oggi il medium fotografico raccoglie una sfida meravigliosa: essere al contempo specchio della realtà (e di ciò che è irripetibilmente stato) e finestra aperta sul mondo cui regalare un senso, uno stile e uno sguardo speciale – il nostro.

Diana A. Politano

 

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