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venerdì, marzo 29, 2024
Sarà il Vescovo più giovane del mondo (42 anni) a concludere i...

Sarà il Vescovo più giovane del mondo (42 anni) a concludere i festeggiamenti parrocchiali per San Lorenzo da Brindisi

Sarà S. E. Mons. Gjergj Meta, Vescovo di Rrëshen (Albania) a concludere i Solenni Festeggiamenti in onore di San Lorenzo da Brindisi nel Quartiere Sant’Elia di Brindisi con la Celebrazione solenne dell’Eucaristia nel pomeriggio alle ore 17,30 di Domenica 30 Settembre. La Messa sarà animata dal Coro Arcivescovile San Leucio diretto dal Maestro Alessio Leo. Al termine processione per alcune vie del quartiere.

Mons. Gjergj Meta è stato ordinato Vescovo nella Cattedrale di  il 2 settembre 2017. È il primo vescovo albanese, cioè residente in Albania, ad essere ordinato dopo la persecuzione del regime. Mons Meta è anche il vescovo ordinario più giovane al mondo. Nato a Durrës il 30 aprile 1976, Meta dopo aver compiuto i suoi studi in Albania, si è trasferito in Italia dove nel 1994 è entrato nel seminario arcivescovile di Bari per frequentare un anno propedeutico. Dal 1995 al 2000 ha poi seguito i corsi di preparazione al sacerdozio presso la Facoltà di Teologia del seminario regionale di Molfetta. Ordinato sacerdote il 21 aprile 2001 per l’allora diocesi di Durrës-Tiranë, mons. Meta ha ricoperto vari incarichi come vicario parrocchiale oltre ad essere stato responsabile della pastorale universitaria nell’arcidiocesi di Tirana-Durrës e a livello nazionale. Dopo aver conseguito la licenza in Diritto canonico presso l’Università Gregoriana a Roma, Meta è stato anche giudice nel Tribunale interdiocesano albanese di prima istanza e docente di Diritto canonico presso l’Istituto Teologico nel seminario interdiocesano di Shkodër. Dal 2009 al 2012 è stato portavoce della Conferenza Episcopale albanese. Dal 2010 al 2016 è stato anche parroco prima a Kamza e poi della Concattedrale di “Santa Lucia” a Durrës. Membro della Commissione episcopale per la liturgia e per la formazione permanente dei presbiteri, dal dicembre 2016 ha ricoperto l’incarico di vicario generale dell’arcidiocesi di Tiranë-Durrës e portavoce della Conferenza Episcopale albanese. Papa Francesco lo ha nominato vescovo di Rrëshen il 15 giugno 2017 accogliendo la rinuncia per raggiunti limiti d’età di mons. Cristoforo Palmieri.

Toccanti e coerenti con il vangelo le prime parole pronunciate da Mons. Meta a conclusione della sua Ordinazione Episcopale: “Noi non accetteremo soldi sporchi e frutto del sangue e del corpo delle donne sfruttate. Ma la porta della Chiesa è aperta per il pentimento e la conversione. Poi, penseremo a come lo Zaccheo di turno possa devolvere le sue ricchezze a quelli che ha sfruttato, ma non alla Chiesa”. Ribadisce la sua posizione, netta e senza sconti”. E poi ancora in una intervista a pochi mesi dall’Ordinazione dirà: “Sono stato mandato ad annunciare il Vangelo ai poveri. È molto semplice. È la prima constatazione che ho fatto girando la diocesi in questi mesi. Io conoscevo la situazione già prima, perché molti abitanti di questa diocesi erano miei parrocchiani a Tirana e a Durazzo, emigrati dalle zone della diocesi di Rreshen. Ma adesso, toccando con mano i loro luoghi di provenienza e la situazione di tante famiglie che vivono qui, la percezione cambia. Mi sono chiesto sin dal primo giorno: che cosa vuol dire per me e per la nostra Chiesa diocesana, annunciare una lieta notizia, appunto il Vangelo, ai poveri? Che cosa può essere per loro la “lieta notizia”? Come la fede può diventare operante mediante la carità in mezzo ai poveri? Considero la mia missione, e quella di tutta la nostra diocesi, come portatrice di speranza per la gente di periferia che, come noi albanesi sappiamo bene, è spesso esclusa. Abbiamo pochi sacerdoti in diocesi e questo mi ha fatto pensare al fatto che la missione della Chiesa non è solo “roba da preti e suore”. È il momento opportuno di scoprire la missione come un carisma battesimale. Tutto il popolo di Dio è in missione. Scoprire la forza sacramentale della Parola annunciata che cambia i cuori e dà speranza. Inizieremo da lì, come in America Latina: leggeremo insieme ai poveri la Parola”.

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