Romano: “La dismissione della centrale nel 2025 rischia di essere una burla. Il sindaco Rossi faccia la voce grossa”

BRINDISI – La chiusura della centrale termoelettrica di Cerano entro il 31 dicembre del 2025 rischia di trasformarsi in una burla. La conferma è giunta proprio in questi giorni, con l’annuncio – da parte di Enel – di voler contestare anche legalmente tale decisione. A dire il vero, nei mesi scorsi avevo letto con sorpresa dichiarazioni sin troppo ottimistiche di esponenti politici e rappresentanti delle istituzioni. La storia degli ultimi decenni insegna che i proprietari di impianti energetici cercano di resistere con ogni mezzo alla chiusura di centrali che producono notevoli redditi. E’ accaduto in passato con la centrale di Brindisi Nord, trasferita da Enel ad Eurogen e poi ad Edipower, sino al “fine corsa” con A2A. Tempistiche, anche in quel caso, completamente disattese, con la produzione andata avanti senza le auspicate garanzie ambientali. Ed ancora oggi i tentativi di continuare ad utilizzare quel sito per finalità differenti da quelle portuali sono ancora molto forti.
Tutto questo potrebbe ripetersi anche a Cerano, dove l’Enel comincia a venire allo scoperto, facendo intendere di non essere poi così d’accordo sull’ipotesi di cancellare l’utilizzo di carbone alla fine del 2025. Quella scadenza – in termini industriali – è praticamente arrivata e si corre il rischio di vivere questi ultimi anni in un clima di incertezza e avendo ancora in piedi un chiaro ricatto occupazionale.
Dopo un silenzio apparente durato tanti mesi, adesso l’Enel ha tirato fuori la testa dalla sabbia, ammonendo tutti a non dare per scontato che il termine del 2025 sarà rispettato. E se ha parlato così evidentemente qualcuno le sta garantendo una sorta di protezione. Del resto, con un governo a “due anime”, una delle quali dice “Tav si” e l’altra “Tav no” (e lo stesso discorso vale anche per tante altre opere pubbliche strategiche per il Paese), non ci sarebbe da meravigliarsi se si rimettesse in discussione anche il futuro della centrale di Cerano. Ma questa volta in ballo c’è la salute di decine di migliaia di persone, costrette a convivere da decenni con la combustione del carbone e non più disposte a mettere a repentaglio la vita di tanta gente.
Ecco perché deve essere chiaro a tutti che il termine del 2025 non potrà e non dovrà essere negoziabile. L’Enel metta in cantiere programmi alternativi, ma dal 31 dicembre del 2025 il carbone dovrà essere solo un ricordo per Brindisi.
Il sindaco di Brindisi Riccardo Rossi bene ha fatto a convocare un primo tavolo istituzionale per giungere alla sottoscrizione di una sorta di “Patto per il Territorio” e quindi per dialogare in maniera compatta con il Governo regionale e con quello nazionale.
Ma la vicenda-Cerano merita anche azioni più forti. Occorre, insomma, una mobilitazione di piazza a tutela della nostra salute e per un diverso sviluppo del territorio. In questo, ben venga un ruolo attivo di Enel, ma i dirigenti della società elettrica sappiano che questa volta non servirà scatenare la solita guerra tra poveri, barattando il mantenimento di posti di lavoro con scadenze non più mantenute per la chiusura della centrale.
Sono certo che proprio il sindaco Rossi – da militante storico del movimento “No al carbone” – saprà mettere in campo tutte le azioni a tutela del nostro territorio. Così come sono certo che la Regione Puglia, con il Presidente Emiliano, saprà tradurre in azioni estremamente incisive la volontà di ‘decarbonizzare’ anche il territorio brindisino.

Pino Romano – Presidente della Commissione Sanità della Regione Puglia

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