Il referendum abrogativo dell’8 e 9 giugno 2025 si è concluso con un dato di affluenza decisamente deludente, sia a livello nazionale che locale. A livello italiano, la media si è fermata poco sopra il 30%, mentre nella provincia di Brindisi la partecipazione si è attestata intorno al 25%. Numeri ben lontani dalla soglia del 50% + 1 degli aventi diritto necessaria per rendere valido il risultato dei cinque quesiti proposti.
Nel Brindisino, il Comune con la maggiore affluenza è stato San Pancrazio Salentino, dove si è recato alle urne il 34,36% degli aventi diritto. Fanalino di coda Carovigno, con appena il 18,87%. Nel capoluogo, Brindisi, l’affluenza media si è fermata al 26,64%, in linea con il dato generale della provincia.
Il referendum, promosso principalmente dalla CGIL, con in prima linea il segretario nazionale Maurizio Landini, puntava ad abrogare o modificare normative su lavoro e cittadinanza. In particolare, i cinque quesiti riguardavano: il contratto a tutele crescenti (Jobs Act), le modalità di licenziamento e relative indennità, le condizioni per proroghe e rinnovi dei contratti a termine, le responsabilità delle aziende in caso di incidenti sul lavoro, e infine la proposta di ridurre da 10 a 5 anni il tempo minimo di residenza richiesto agli extracomunitari per ottenere la cittadinanza italiana.
Nonostante la rilevanza sociale dei temi, la partecipazione è rimasta scarsa. Tra i motivi principali, secondo gli osservatori, vi sarebbe l’eccessiva tecnicità dei quesiti, spesso difficili da comprendere per l’elettore medio, unita a una campagna informativa insufficiente e poco imparziale, che non ha saputo chiarire in modo chiaro le conseguenze di un “sì” o di un “no”. A pesare, inoltre, l’indicazione esplicita di parte del centrodestra, che ha invitato i propri elettori a disertare le urne.
Per il sindacato promotore e per gran parte del centrosinistra, il mancato raggiungimento del quorum rappresenta una sconfitta politica, aggravata dalla distanza siderale tra la partecipazione reale e la soglia necessaria. Il voto referendario, ancora una volta, si conferma uno strumento fragile nel contesto politico attuale, soprattutto se privo di una mobilitazione ampia e trasversale.
Facessero un referendum per togliere i vitalizi, ridurre a 2000 € lo stipendio dei parlamentari, eliminare i senatori a vita ecc. ecc. andrebbero a votare anche i morti.