QUANDO CONTE E & C. DANNO I NUMERI… Instant article nell’imminenza dell’ennesimo D.P.C.R. – di Gabriele D’Amelj Melodia

Scusate, non c’è il tempo per confezionare un instant book, accontentatevi di questo breve intervento. Che è urgente perché le menti pensanti stanno per varare il nuovo azzeccagarbugliatissimo decretino. State sereni però, perché io sono convinto che ci sarà una sorta di “ravvedimento operoso” e che le misure adottate saranno un filino più larghe di quelle annunciare dal Presidente Conte nell’omelia di ieri sera. Diciamo che ha voluto fare una prova tecnica per vedere “l’effetto che fa”. La politica è anche psicologia …Spero vivamente che gli estensori materiali del nuovo provvedimento, cioè il duo De Francisco-Chieppa, il primo capo del Dagl, il secondo segretario generale, stiano più accorti a non omettere nulla e a ritoccare e perfezionare alcune prescrizioni che, già nelle anticipazioni dell’”avvocato di tutti” sono sembrate capotiche e paradossali.
Non abbiamo sentito nulla sugli studi dentistici (che invece pare abbiano aperto oggi in sordina), né sui centri per l’udito o di fisioterapia, di podologia o anche sui poliambulatori ASL. Non è chiaro se si potrà uscire in due in auto e tanto altro ancora. Non si capisce poi perché i panettieri possano vendere pane, focaccia e biscotti e i pasticceri debbano stare chiusi, perché si può fare la fila dall’ortolano e non al bar, per una semplice colazione assunta a distanza e tra le più garantite norme igieniche. Anche barbieri e parrucchieri, che pure si sono messi a norma con notevole sforzo economico, vengono ancora penalizzati e devono sostare nel purgatorio dei dannati fino al primo giugno. Perché mai? Altra ingiustizia inammissibile: se i ristoratori sono pronti, perché mai non farli aprire a metà maggio, se pure con coperti tagliati del 60-70%? E come si permettono, Camera e Senato, a consentite l’apertura dei relativi ristoranti (quelli a sei e. a pranzo fisso). Come si dice assai coloritamente nella nostra bella Puglia “Avvergognatevi la faccia!”
Infine c’ è la madre di tutte le castronerie colossali: il divieto di culto e di cerimonie religiose, eccezion fatta per quelle funebri. Andiamo per ordine. Intanto le messe dovrebbero essere consentite all’aperto se pure per un numero contingentato di fedeli da individuare con il medesimo o parametro con cui si è stabilito che si può stare in fila, o camminare, ad un metro di distanza. In quanto alle cerimonie “indoor” esse vanno consentite stabilendo sempre il numero massimo possibile in relazione alla superficie della Chiesa. Se poi si consente un mini pubblico per i funerali, lo si deve fare anche per battesimi, matrimoni, comunioni e cresime. Non spetta certo allo Stato laico individuare le priorità delle cerimonie di culto!
Ed ora veniamo ad una questione che mi sta a cuore perché identifica perfettamente la forma mentis burocratica con scappellamento a destra dei nostri acutissimi geni di palazzo Chigi: Dal 4 maggio, si potranno celebrare i funerali, UDITE UDITE, con un massimo di quindici persone al seguito. Io pensavo di aver sentito male, non mi capacitavo e tuttora non capisco né mi adeguo,. Per favore qualcuno mi vuole spiegare la ratio di quel numero quindici? E’ stato buttato lì, ad pedunculum canis, perché magari erano stanchi e volevano chiuderla lì?Ho fatto delle ricerche storico-.giuridico-letterarie ma non ho trovato riferimenti…Allora vediamo..I Magnifici erano sette, e quindi non c’entrano, i piccoli indiani di Agatha Christie erano dieci, no..niente da fare…andiamo avanti …l’art. 655 del C. P. ci dice che perché possa considerarsi sediziosa, una radunata deve avere minimo dieci persone. No, non si sono ispirati neppure a questa cifra. Gli apostoli erano dodici, quindi neanche a questo hanno fatto riferimento… Il Manzoni, nelle prime pagine dei Promessi Sposi parla, ironicamente, dei suoi “venticinque lettori”…No, non ci siamo. Eureka! Mi sa che ho trovato!L’unico romanzo in cui fa capolino il numero quindici è “L’isola del tesoro” di Robert L.Stevenson… Ricordate? “Quindici uomini, quindi uomini, sulla cassa del mortoooo” Sì, è questo indimenticabile canto piratesco che ha ispirato i nostri sommi giuristi! Ma ora, individuata l’origine dell’ispirazione, entriamo un po’ nel merito, tanto per aggiungere un po’ di sale nella ferita della stupidità governativa. Indicare un numero fisso per le esequie non ha senso. Chi muore può essere un poveraccio con un solo parente, massimo due. E in tal caso che fanno i congiunti, offrono ingressi gratis ad amici e conoscenti, ingaggiano comparse? (E’ chiaro che se c’è un numero chiuso si fa una figura de mierda ad essere in due dietro il feretro). Viceversa, il defunto può avere una marea di parenti stretti, anche una quarantina, e allora che succede? Si fa la conta per vedere chi rimane fuori?
Non si faceva prima e meglio ad indicare quali parenti, e fino a che grado, erano gli ammessi al funerale?
Va bene, attendiamo questo nuovo papiello ad horas. Vedremo se sono riusciti o meno ad essere più disastrosi del solito…

Gabriele D’Amelj Melodia

CONDIVIDI

LASCIA UN COMMENTO