Giovedì 19 alle ore 10, presso la Sala Università di Palazzo Granafei Nervegna, nell’ambito del Progetto Past, si avvierà un programma rivolto agli Istituti Scolastici, Associazioni e cittadini, dal titolo “Nuove modalità di raccontare il territorio”.

All’incontro prenderà parte il Prof. Fabio Pollice, Direttore del Dipartimento di Storia, Società e Studi sull’Uomo dell’Università del Salento.
È altresì membro del Consiglio Direttivo della Società Geografica Italiana (SGI) e Coordinatore nazionale dei fiduciari regionali; componente del Comitato Scientifico del Centro Universitario Europeo per i Beni Culturali (CUEBC), dell’EURISPES e della Fondazione “La Notte della Taranta”. Dirige inoltre la Scuola di Placetelling ® nata dalla collaborazione tra il CUEBC la SGI e l’Università del Salento. Si occupa di temi di geografia applicata con particolare riguardo per i temi legati allo sviluppo territoriale e ai rapporti locale-globale con approfondimenti sul rapporto tra turismo e cultura e al ruolo della cultura nei processi di sviluppo locale. È autore di oltre un centinaio di pubblicazioni scientifiche di livello nazionale ed internazionale.

Per l’occasione verrà presentata la prima fase di progettazione relativa alla segnaletica turistica avviata di concerto con l’Ufficio Traffico e Trasporti del Comune di Brindisi, gli interventi di recupero agli atti vandalici della segnaletica turistica, la nuova installazione di questa con il QrCode e le nuove modalità di raccontare un territorio.

L’iniziativa si inserisce in un processo di empowerment delle comunità locali, attraverso il quale le persone, le organizzazioni, le comunità, ma soprattutto gli Istituti Scolastici, possono acquisire competenza sulle proprie vite, al fine di cambiare il proprio ambiente sociale e politico per migliorare l’equità e la qualità di vita.

La giornata di giovedì 19 avvierà un percorso di partecipazione culturale del territorio. In questa direzione la valorizzazione del territorio e del patrimonio culturale possono cessare di essere funzione esclusivamente pubblica e limitata alle sole emergenze storico-artistiche, dando spazio a una visione sempre più allargata del patrimonio culturale e la cui responsabilità e affidata all’intera società, in sintonia con l’affermarsi del principio di sussidiarietà e della forme di “cittadinanza attiva”.

Il crescere della partecipazione dal basso, che agisce in autonomia rispetto ai poteri politici e culturali, afferma il primato della comunità rispetto al potere tanto nell’individuazione del patrimonio quanto rispetto ai modi per conservarlo e trasmetterlo, assegnando alle istituzioni un ruolo di servizio e il compito di interpretare e realizzare i bisogni e le aspettative della comunità.

Questa prospettiva inizia a essere riconosciuta come nuova frontiera della democrazia culturale, ispirando alcuni trattati internazionali. Due in particolare: la Convenzione europea sul paesaggio del 2000 (Convenzione di Firenze, 2000), che nel definire paesaggio “una determinata parte di territorio, cosi come e percepita dalle popolazioni”, assegna loro un ruolo primario nella sua identificazione, e ancor più la Convenzione di Faro del 2005 “sul valore dell’eredità culturale per la società” (Convenzione di Faro, 2005) che considera l’eredità culturale un diritto e una risorsa la cui responsabilità e affidata ai cittadini prima ancora che alle istituzioni.

CONDIVIDI

LASCIA UN COMMENTO