BRINDISI – Non solo problemi con il Piano Urbanistico Generale per il Comune di Brindisi: dalla Regione, infatti, arriva una nota con la quale l’Ente prescrive al Comune di assolvere ad alcuni adempimenti inerenti la fase della Valutazione Ambientale Strategica del Piano Comunale Costiero, così avallando le eccezioni che le associazioni ambientaliste avevano insistentemente sollevato.
Quest’ultime nel marzo scorso avevano inviato al Comune un dossier di 17 pagine nel quale ponevano l’attenzione su presunte inosservanze normative poste in essere dai tecnici comunali nel corso dell’iter procedurale del PCC, tra le quali: l’impossibilità da parte del Comune di disciplinare l’utilizzo del territorio costiero rientrante nei 300 metri dalla dividente demaniale (volontà in un primo momento esplicitata dall’Ente comunale); il mancato rispetto della normativa sulla Valutazione Ambientale Strategica. Proprio su questo ultimo aspetto si è concentrata l’attenzione della Regione, che già il 22 febbraio scorso, in riferimento alla consultazione pubblica prevista dalla L. R. 44/2012 (che disciplina la Valutazione Ambientale Strategica), scriveva che “l’elaborato denominato ‘Rapporto AmbientaIe’ approvato con la citata Determinazione n. 42/2016, presenta gli stessi contenuti del ‘Rapporto preliminare di orientamento’ finanche al medesimo livello preliminare di approfondimento, risultando quindi carente dei contenuti minimi stabiliti dall’Allegato VI della Parte seconda del D. lgs. 152/2006”, rammentando inoltre “le finalità partecipative dell’elaborato ‘Sintesi non Tecnica’, che deve pertanto essere redatto in forma e linguaggio chiari ed accessibili al pubblico affinché abbia l’opportunità di intervenire nel processo decisionale di piano”.
Ma cos’è la VAS? In sintesi è un processo finalizzato ad integrare considerazioni di natura ambientale nei piani e nei programmi di sviluppo per migliorare la qualità decisionale complessiva. In particolare, l’obiettivo principale della VAS è valutare gli effetti ambientali dei piani o dei programmi, prima della loro approvazione, durante ed al termine del loro periodo di validità. E tra le finalità della VAS c’è proprio il miglioramento della partecipazione pubblica, che a dire delle associazioni ambientaliste prima e della Regione poi, non sarebbe stata garantita.
Tali associazioni, infatti, nella lettera del marzo scorso imputavano al Comune di non aver dato peso alle osservazioni da loro sollevate nella fase del Rapporto preliminare di Orientamento: ciò, a loro dire, è evincibile dalla circostanza che nella successiva fase, quella del Rapporto Ambientale, le osservazioni non sono state prese in considerazione, né citate. E la Regione, nella missiva appena inviata al Comune, conferma appieno questa ricostruzione: difatti, al fine di assicurare il regolare ed efficace svolgimento della consultazione pubblica della VAS del piano in oggetto, la stessa ha disposto l’interruzione dei termini procedimentali di cui agli articoli 11 e ss. della L.R. 44/2012 (disciplina regionale in materia di VAS) nelle more dell’assolvimento da parte dell’Ente comunale dei seguenti adempimenti: redazione del Rapporto Ambientale secondo i contenuti minimi previsti dall’Allegato VI della Parte Il del D.Lgs. 152/2006, nonché con i contenuti dell’Allegato G del DPR 357/1997 e l’Allegato Unico di cui alla D.G.R. 304/2006; redazione della Sintesi non Tecnica secondo le indicazioni sopra riportate; riavvio della fase di consultazione pubblica secondo quanto disposto dall’art. 11 della l.r. 44/2012, provvedendo a pubblicare nuovamente l’Avviso sul BURP ed informandone opportunamente i SCMA coinvolti, cui la presente è inviata per conoscenza.
Insomma, il Comune è adesso tenuto a sottoporre nuovamente a consultazione pubblica la propria proposta di Piano (tramite la pubblicazione sul Burp) per 60 giorni, termine entro il quale i soggetti competenti in materia ambientale e gli enti interessati potranno nuovamente presentare le proprie osservazioni; e questa volta l’Ufficio Urbanistica dovrà tenerne immediatamente conto.
Un bel pastrocchio, che allungherà ulteriormente i tempi di approvazione definitiva del PCC, del quale la cittadinanza avverte un gran bisogno: scomparsa della dividente demaniale, zone interdette per il rischio falesia catalogato come Pg3 (i lavori appena terminati, infatti, non hanno risolto il cuore del problema), costruzioni abusive, infatti, costituiscono solo una parte dei numerosi problemi che meritano una risposta immediata.
Certo, le premesse non sembrano le migliori, stante la facilità con la quale il Comune riesce a complicarsi la vita. Pressappochismo della classe politica e dell’apparato tecnico oppure una precisa volontà di agire seguendo logiche particolari? Al riguardo, l’approccio alla problematica della dividente demaniale (inghiottita dal mare in alcuni tratti), la cui risoluzione è affidata alle varianti urbanistiche piuttosto che all’intervento del Ministero dei Trasporti – che ha competenza esclusiva sul demanio marittimo e che quindi su richiesta del Comune e della Capitaneria di Porto potrebbe ridisegnare la linea demaniale attraverso l’esecuzione di espropriazioni per pubblica utilità dei terreni contermini – lascia alcuni dubbi in merito.
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Andrea Pezzuto Redazione |