BRINDISI – Il ‘GruppoManifesto4Ottobre’ scrive direttamente all’Arcivescovo di Brindisi ed Ostuni, Mons. Caliandro. Il tema della lettera aperta è pedofilia nel clero e la trasparenza di bilancio.

“Abbiamo appreso che qualche tempo fa, in vista della recente Assemblea Generale della Conferenza Episcopale Italiana, è stata indirizzata a Lei e a tutti i fratelli Vescovi d’Italia una lettera dal movimento NOI SIAMO CHIESA nella quale si chiedeva di seguire a livello nazionale e locale due buone pratiche, una in tema di trasparenza nella gestione delle risorse economiche e l’altra riguardo al grave problema della pedofilia tra il clero che ha interessato negli ultimi tempi anche la nostra diocesi ed in queste ore anche la diocesi di Lucera. NOI SIAMO CHIESA ha fatto riferimento al fatto che la diocesi di Padova, dopo un percorso di tre anni, ha reso noto il 29 ottobre scorso in un incontro pubblico con il vescovo mons. Guido Cipolla, il bilancio della diocesi dopo aver coinvolto le strutture diocesane e le parrocchie. Esso sembra redatto con criteri del tutto professionali (Stato patrimoniale, conto economico, nota integrativa con dati aggregati relativi alla gran parte delle parrocchie che hanno inviato il loro rendiconto). Manca il bilancio dell’Istituto diocesano per il sostentamento del clero e la gestione delle retribuzioni relative. Supponiamo che il prossimo passo colmerà questa lacuna. La diocesi si è ispirata a questo passo di Antonio Rosmini che riprendiamo integralmente dal suo Rapporto: ‘…si pubblicasse di poi un annuale rendiconto, sicché apparisse a tutto il mondo il ricevuto e lo speso in quegli usi con una estrema chiarezza, sicché l’opinione dei fedeli di Dio potesse apporre una sanzione di pubblica stima o di biasimo all’impiego di tali rendite’. Ella ricorderà che nel 2014 in una nostra lettera aperta alla chiesa locale, in coerenza con una chiesa povera e solidale, così chiedevamo: “con l’aiuto di tutto il Popolo di Dio speriamo che si possa superare il sistema tariffario sostituendolo con altre forme di cooperazione economica che siano svincolate dalla liturgia e dall’amministrazione dei sacramenti. L’amministrazione dei beni diocesani o parrocchiali sia composta solo da laici competenti e diretta a miglior uso per il bene della comunità tutta” (CELAM, Medellin, 1968). I bilanci preventivi e consuntivi della diocesi e delle parrocchie siano resi pubblici almeno sui siti web. Ci conforta trovare consonanze anche in altre realtà ecclesiali nazionali le quali ritengono che l’esempio della diocesi di Padova possa essere seguìto dalle altre chiese locali. In questo modo le risorse potrebbero essere considerate come una vera “proprietà” (e responsabilità) di tutti i credenti di quella diocesi o di quella parrocchia e impiegate d’intesa con il vescovo in coerenza col Vangelo. La pubblicità e la trasparenza, nella conoscenza e nella gestione delle risorse, sono la condizione sine qua non perché le parole “Chiesa povera e dei poveri” possano concretizzarsi. Le notizie che si hanno sulla trasparenza e l’impiego delle risorse sono tali da far temere che il messaggio di papa Francesco venga largamente disatteso fatte salve alcune meritorie esperienze locali. Sul problema della pedofilia NOI SIAMO CHIESA ha richiamato l’esperienza dei vescovi svizzeri i quali il 5 dicembre scorso hanno organizzato nella basilica di Valère (Sion) una giornata di penitenza in espiazione “degli abusi sessuali, del silenzio e della mancanza di aiuto alle vittime” per i casi di delitti di pedofilia compiuti dal clero. Vi hanno partecipato tutti i vescovi, i superiori degli ordini religiosi e una delegazione delle vittime. E stato istituito un Fondo di 500.000 franchi (poco più di mezzo milione di euro) per gli indennizzi alle vittime. Analogamente il 7 novembre è stato un giorno di preghiera e di digiuno per i vescovi francesi riuniti a Lourdes. Esso ha fatto seguito a misure come l’istituzione in ogni diocesi e provincia ecclesiastica di “cellule” locali di sorveglianza; la realizzazione di un sito internet rivolto espressamente all’accoglienza delle vittime (con un indirizzo email) che permetterà appunto di mettere le persone coinvolte in contatto con le “cellule” presenti sul territorio, dando priorità alle vittime, assicurando loro mezzi e strumenti per essere “accolte, ascoltate e accompagnate”. I vescovi francesi, inoltre hanno costituito una “Commissione nazionale indipendente” per occuparsi del problema, composta da magistrati, psicologi, familiari delle vittime. Anche su questo tema il nostro gruppo aveva avanzato alcune proposte le cui finalità largamente coincidono con quelle, che facciamo nostre, del movimento NOI SIAMO CHIESA. Un’associazione secondo la quale oggi è il momento di una riflessione autocritica sul passato recente, è il momento di riconoscere che le “Linee guida” della CEI del maggio 2012 e poi quelle del 2014 sono insufficienti, è il momento di obbligare i vescovi a denunciare alla magistratura i fatti sicuri (anche se non c’è un obbligo di legge deve essere deciso un obbligo canonico), è il momento di istituire, anche in Italia e in ogni diocesi, strutture del tutto indipendenti, che ascoltino le vittime e che facciano da tramite col vescovo e con le istituzioni. Il modello francese può servire molto, nella sua concretezza, così come quelli di molti altri episcopati e della diocesi di Bolzano. E’ giunto il momento per la Chiesa italiana di organizzare una “Giornata nazionale di penitenza e di preghiera” che sfoci in decisioni concrete sul tipo di quelle indicate, che sarebbero coerenti con quanto chiesto esplicitamente da papa Francesco sulla linea della “tolleranza zero”. Torniamo a offrire il nostro contributo di idee e di proposte (e se ritenuto utile, anche di servizio) confidando che esso meriti qualche attenzione in quanto mosso dall’intento di dare pratica attuazione locale al profetico progetto di “una chiesa povera e di poveri” caritatevole e accogliente verso tutti, ma con “tolleranza zero” nei confronti delle iniquità e delle violenze che feriscono ed umiliano diritti umani fondamentali”.

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