BRINDISI – “Mi è stato impedito di stare accanto a mio padre nelle ultime ore della sua vita. Neppure l’intervento dei carabinieri è servito: mio padre è morto questa mattina, ma adesso farò un esposto alla Procura della Repubblica perchè nessun altro debba patire ciò che stiamo patendo io e la mia famiglia e ciò che ha patito mio padre che, purtroppo, era consapevole  di essere alla fine”.

La denuncia parte dalla signora Francesca Schembari, il cui papà Salvatore, 72 anni, con gravi problemi di dialisi ed anche cardiaci, è stato trasferito dall’ospedale “Perrino” di Brindisi al “Melli” di San Pietro Vernotico, reparto di lungadegenza.




Ieri sera, il signor Salvatore è stato molto male, tanto da aver chiesto che la notte potesse esserci un figlio vicino, ma il primario ha negato il pernotto di un familiare; e questa mattina, alle 6,00, è deceduto. Adesso la figlia Francesca è pronta a dare battaglia: “La questione è partita ieri, quando alle ore 14,30 ci hanno fatto uscire dall’ospedale, impedendoci di stare accanto a nostro padre nelle ultime ore che gli rimanevano. Abbiamo anche chiamato i carabinieri, i quali non si sono potuti appellare a niente perchè il primario aveva stabilito che non si poteva concedere alcun permesso, nè di notte nè di pomeriggio. Eppure il quadro clinico di mio padre non è peggiorato stanotte: i parametri vitali erano già scesi, tanto che la pressione era già a 80-60. Ieri mattina avevo parlato con un altro medico, il dottor Melito che, seppur disponibile, ha detto di avere le mani legate perchè subordinato al primario. Anche i carabinieri ci hanno provato, parlando con le infermiere e dicendo loro che si trattava di una situazione particolare e che, in altri casi, in passato, è stato concesso. Non c’è stato nulla da fare”.




Poi, il racconto, straziante: “Mio padre è morto questa mattina alle 6,00, da solo come un cane. E negli occhi ho ancora la sua immagine, ieri pomeriggio, quando mi teneva le mano e mi diceva ‘non andar via, resta con me. Sto male’. Tra l’altro, papà non era in grado neppure di suonare il campanello da solo, per chiedere aiuto”.

E poi altri dettagli, davvero inquietanti: “Ci hanno sempre fatto pesare la nostra presenza in ospedale – racconta ancora la signora Francesca – forse perchè notavamo delle cose che poi facevamo loro presente: qualche giorno fa, giusto per fare un esempio, fa ho trovato mio padre completamente vomitato addosso. Lui stesso mi ha riferito che era successo la notte ed io me ne sono accorta quando sono andata la mattina sul tardi ed, infatti, il vomito era già secco! Ovviamente, loro hanno negato. Ma io ho le foto. Mi creda – prosegue la figlia del signor Schembari – noi lo avremmo volentieri tenuto in casa, ma mio padre doveva fare dialisi tre volte a settimana e trasportalo, ogni volta, con la barella, con due rampe di scale, dalla sua abitazione in ospedale, era un supplizio che abbiamo preferito evitargli”.

Ma non finisce qui. Stando al racconto della signora Francesca, questa mattina la famiglia del signor Schembari ha chiamato le onoranze funebri, ma non è stato consentito l’ingresso al furgoncino perchè – hanno detto – “l’ingresso è consentito solo dalla parte posteriore”. Peccato, però, che neppure quello si poteva fare, atteso che la persona addetta alla portineria ha detto che non si sarebbe potuto spostare ad aprire (l’ingresso posteriore è chiuso con una chiave, ndr) perchè si sarebbe trattato di ‘abbandono del posto di lavoro’. Oltre al danno la beffa..

“Una cosa è certa – conclude la signora Francesca – noi sporgeremo  denuncia alla Procura della Repubblica. Per mio padre, purtroppo, non posso fare più nulla, ma di certo posso evitare che qualcun altro debba soffrire quanto stiamo soffrendo noi…”.




Pamela Spinelli
Direttore responsabile

9 COMMENTI

  1. Caro primario se tutto questo racconto é vero , ti dovresti solo vergognare, specie quando si entra in quei reparti di merda,con biglietto di solo andata ,detto questo la fortuna ti ha voluto bene, con altra gente saresti volato giù dall’ospedale,”animale?

  2. Vergogna e solo vergogna… Mi è capitato molto spesso di imbattermi contro persone dell’ospedale Melli con una arroganza indefinita e per me sono solo dei grandi ignoranti, insensibili che non dovrebbero ricoprire i ruoli che hanno. Mi auguro solo che tutto quello che fanno prima o poi gli torni indietro, allora forse capiranno… Forse…

  3. Il diritto di ogni morente a poter vivere con dignità la morte, con mantenimento di un livello ottimale di assistenza medica e psicologica, con la presenza dei familiari in un ambiente tranquillo.

  4. A me è successo molto più nel 2014 provocando la morte di mio padre e qualche settimana dopo nello.stesso reparto di.un altro uomo.andato li per un controllo.di.routine…..

  5. Oltre a non avere professionalità non hanno neanche umanità… Andiamo di male in peggio. Tutto il mio sostegno a Francesca e Valerio che conosco da una vita. Le mie più sentite condoglianze

  6. L unica cosa che posso Dire che Come e stato detto non ce amore. Perche se queste persone tratterebbero come se fossero Loro familiari tutti I pazienti allora si che lo farebbero con amore..E poi basta pensare che anche Loro si farrano anziani e forse avranno anxhe Loro bisogno d amore.invece saranno trattati forse peggio perche questo è stato il Loro esempio. .Dio VI benedica e fare il vostro lavoro con amore

  7. 4 anni fa mia madre novantenne e affetta da Alzheimer fu portata dall’ospedale Perrino in piena notte all’ospedale Melli per una infezione gastrointestinale.Sono rimasta tutta la notte con lei per controllare la flebo e perché non si strappasse l’ago.Ma al mattino mi hanno fatto uscire dicendomi che ci pensavano loro.Ho fatto presente che non avrebbero potuto controllarla …..ma niente.Dopo 5 minuti sono venuti a chiamarmi dicendo:«vada a vedere cosa ha combinato sua madre si è strappata l’ago dal braccio………..»

  8. Signora Francesca fa bene a denunciare, anche se la giustizia non sarà dalla Sua parte perché c’e corruzione.
    Nel leggere la Sua storia ho rivissuto la stessa realtà. Il 30 aprile del 2010 alle ore 15,00 fui chiamata da mia madre, dicendomi che non stava bene, mi precipitai , lei era pallidissima in volto, praticamente aveva ripetute scariche di diarrea e vomito. In un primo momento cercai di calmarla, diedi da bere un po’ di te, quando mi resi conto che il suo malore peggiorava, alle ore 16,00 decisi di chiamare la guardia medica dell’Ospedale Civile di Corato (BA), telefonicamente mi prescrisse i farmaci da somministrare, ma la situazione peggiorava , alle ore 18,00 richiamai la guardia medica chiedendo con urgenza la visita a domicilio, quest’ultimo arriva al domicilio di mia madre, rimproverandomi che stavo somministrando farmaci non giusti ,quindi cambia terapia, ma nonostante ciò le condizioni di mia madre peggioravano sempre più. Alle ore 20,00 pensai di chiamare il 118, dopo aver descritto i sintomi, costui si rifiutò di intervenire, (ore 23,00 circa) sempre dal domicilio di mia madre eseguii un’ ulteriore chiamata al 118, ancora una volta descrissi i sintomi dicendo: mia madre sta avendo scariche di… ,ma venni interrotta da quest’ultimo e prendendosi beffa mi disse “scariche elettriche” ,quindi incavolata chiesi di precipitarsi al domicilio di mia madre, ma mi chiuse la comunicazione. Il mio amico che era presente a casa di mamma, resosi conto del menefreghismo dei medici richiama il 118, finalmente si precipitarono, ma ormai era troppo tardi, poverina aveva una pressione arteriosa bassissima (60 la massima e 37 la minima), d’urgenza lq trasportano presso l’Ospedale di Corato. Dopo tanti accertamenti decisero di operarla alle ore 7,00 del mattino per blocco intestinale, ma dopo l’intervento chirurgico mia madre fu trasportata alla Rianimazione di Andria (BA). Qui ci rimase per 20 giorni, mi sembrava di stare in una gabbia di leoni e non poter far nulla per portarmela via. Infatti, senza il consenso dei figli decisero di fare un’ulteriore intervento senza nessun miglioramento, a distanza di una settimana mi ripropongono un altro intervento chirurgico, questa volta incazzatissima decisi di uscire da quella terribile stanza, non volevo più vedere quel corpo martoriato di mia madre, aspettai il chirurgo nel corridoio, la fortuna volle che si presentò lo stesso chirurgo che l’aveva operata la settimana precedente, mi si avvicinò e stringendomi le mani tra le sue scusandosi per quello che aveva fatto senza nessun miglioramento e che questa volta lo stesso si rifiutava di torturarla. Povera mamma finì la sua vita nella completa solitudine, mi sento in colpa per non esserle stata accanto e darle l’ultima carezza. Il giorno stesso, prima del suo decesso presentai denuncia al Commissariato Polizia di Stato di Corato e alla Procura della Repubblica di Trani, dopo 3 anni ricevetti il verbale delle indagini dalla Procura innanzi menzionata, dove dall’interrogazione dei medici della guardia medica presenti quel maledetto giorno, dichiarano di non ricordare le chiamate da me effettuate e ancor più grave non ricordano e non era nemmeno presente il nominativo di mia madre nel loro registrato di trasferta per le visite domiciliari, altra oscenità la manomissione della scheda del 118 ricalcando i valori della pressione arteriosa. Dopo tutto ciò la giustizia non è stata dalla nostra parte. Mi affido alla Giustizia Divina.

  9. E verissimo quello ke racconta la signora, e capitata la stessa cosa con mia madre e me ne sono accorto quello ke combinano quelle merde di infermiere, infatti dopo un giorno ho messo la firma e me la sono portata a casa mia mamma.