BRINDISI – Vito Totire, portavoce del circolo “Chico Mendes” (associazione per l’ecologia sociale) ha indirizzato al sindaco Carluccio e a Salute Pubblica una lettera aperta sulla condizione del carcere di Brindisi.

“In una delle recenti puntate di Radio carcere (Radio radicale), fonte di informazioni che consiglio a tutti di seguire – spiega Totire – è giunta una telefonata di una persona detenuta nel carcere di Brindisi.

Ha detto “poche” cose ma impressionanti: i detenuti sono 180 contro una capienza adeguata di 100; le celle sono di 12 metri quadrati e ospitano fino a 4 persone; il carcere è stato costruito nel 1930; le persone ristrette fanno una sola ora d’aria al giorno; una situazione esasperante, dunque, di sovraffollamento.

Inquietante il fatto che, a fronte di tutto questo, la persona che ha telefonato ha preferito mantenere l’anonimato perché altrimenti, ha detto: “Qui mi fanno il culo”;

Ora, al di là della espressione poco prosaica – prosegue Totire – questo modo di esprimersi fotografa chiaramente un “clima”, evidentemente non solo inaccettabile ma anche impensabile in un paese democratico.

Franco Basaglia, Giorgio Antonucci ed altri, ci hanno insegnato cosa siano e come funzionino le “istituzioni totali” in tutto il mondo e, anche grazie a questi insegnamenti, anche se certe realtà non ci sorprendono, non siamo propensi al silenzio o alla rassegnazione”.

Totire, poi, trae le conclusioni dal quadro descritto dal detenuto: “Dalle poche informazioni rilasciate via radio si deduce dunque un dato molto semplice: il carcere di Brindisi è distante anni luce da quella che deve essere, secondo la Costituzione della Repubblica, la funzione del carcere e della limitazione della libertà: quella di applicare – in casi estremi – una grave e legittima sanzione ma finalizzata e gestita al fine di un percorso di reinserimento e risocializzazione della persona, senza che ciò comporti una esperienza umiliante e degradante per la persona; tralasciamo qui il grave problema della carcerazione “per errore” di persone non colpevoli”.

Ecco, infine, un appello al Sindaco Carluccio: “Lei signora Sindaco ha avuto a disposizione ogni sei mesi un rapporto semestrale sul carcere della città che sicuramente la Asl locale ha redatto e le ha inviato; riprenda in mano l’ultimo (secondo semestre 2016), valuti se vi sono riscontri positivi della denuncia del detenuto; è un lavoro importante quello della Asl, effetto delle disposizioni contenute nella riforma penitenziaria del 1975, che può essere utilizzato come strumento di monitoraggio delle condizioni del “pianeta carcere”, sempre che questo report lo si voglia tenere in considerazione e non lo si riduca ad un obbligo burocratico cui adempiere “pro forma”.

Nel caso di riscontri positivi e convergenti (tra report e testimonianza radiofonica) – prosegue la nota – non riterrebbe doveroso, in qualità di autorità sanitaria locale, intervenire per superare questa situazione di illegalità?

Una illegalità fattore di degrado e di rischio fisico/sanitario ma anche di degrado morale. E’ ripugnante – conclude Totire – per la coscienza democratica di un paese nato dalla Resistenza, che una persona detenuta nelle condizioni che sono state descritte, quindi vittima di una condizione di costrittività e di sofferenza indicibile, debba essere costretta ad un anonimato equiparabile ad una forma di coatta omertà”.

 

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