BRINDISI – Infuria la polemica tra il governatore della Puglia Emiliano ed il governo centrale sui danni che l’ILVA ha procurato alla salute dei tarantini.
Lo studio epidemiologico, appena pubblicato, sullo stato di salute della popolazione di Taranto e dei comuni più vicini allo stabilimento siderurgico ed all’area industriale ha allarmato l’Istituzione regionale perché non accetta che con il Ministero dell’ambiente non ci sia stata “alcuna forma di coinvolgimento della regione nella procedura di modifica o integrazione al piano delle misure delle attività di tutela ambientale e sanitaria”.
Siamo convinti invece che questa situazione, veramente complicata che coinvolge migliaia di persone,merita di essere affrontata dalla politica nazionale e regionale in sintonia. Al contrario rischia di diventare una sterile e pericolosa contrapposizione tra Istituzioni, lasciando allo sbaraglio chi ha bisogno di assistenza e controllo sanitario. Si litiga su chi deve o non deve fare cosa, di chi sono le competenze e chi deve decidere. Intanto il tempo passa, i problemi rimangono, anzi aumentano.
In questa vicenda quello che la UIL territoriale intravede è la scarsa coerenza tra la preoccupazione per la salute dei cittadini pugliesi e di riflesso anche dei brindisinied il piano di riordino ospedaliero regionale che prevede la chiusura di importanti strutture specialistiche sanitarie nella nostra regione. Un paradosso che colpisce la collettività nei bisogni essenziali.
A questo proposito la UIL di Brindisi da anni denuncia la chiusura inopportuna, a suo tempo, del reparto di Medicina del Lavoro dell’ospedale “Di Summa” di Brindisi in un territorio ad alta concentrazione industriale che svolgeva un compito indispensabile monitorando, insieme all’ARPA provinciale e regionale,ANCHE lo stato di salute della comunità brindisina. Una struttura che invece avrebbe dovuto, se mantenuta in efficienza, garantire quello che oggi il governatore lamenta: sorveglianza sanitaria e dati epidemiologici e ambientali. Proprio quello che ha deciso di fare servendosi del servizio sanitario del Lazio.
Per questo riteniamo sia mancata una attenta programmazione nel settore sanitario locale e regionale che, nel tempo, avrebbe consentito di controllare e gestire situazioni che oggi sono giustamente ritenute un problema fondamentale per la salute dei cittadini. In questo caso la responsabilità delle decisioni è da attribuire alla leggerezza di una classe politica che guarda agli interessi del momento senza preoccuparsi di prevedere, programmare in tempo utile i cambiamenti necessari per tutelare la salute delle persone e, contestualmente, assicurare la crescita economica e lo sviluppo sostenibile nell’interesse di tutta la collettività locale e regionale.
Se è vero che c’è la volontà di risolvere i problemi allora si riveda il piano di riordino ospedaliero, già messo in discussione, per dare le giuste risposte ad un problema che penalizza le fasce più deboli.
Il Segretario generale Antonio Licchello