LE PROSTITUTE BRINDISINE

Il 28 maggio del 2008 Daniela Santanché, candidata premier della Destra di Storace depositò, insieme a un comitato promotore tutto al femminile, una richiesta referendaria per l’abolizione della legge Merlin e la conseguente riapertura in Italia dei bordelli.

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Si pensava a “cooperative di donne” che, sotto controllo medico e fiscale,avrebbero gestito i casini. Immediato fu il NO da parte dei politici i quali concordarono che sarebbe stato un ulteriore sfruttamento di tante donne.

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L’11 settembre del 2008, il Consiglio dei ministri approva un disegno di legge che configura come reato l’esercizio della prostituzione in luogo pubblico o aperto al pubblico, anche al fine di meglio contrastare lo sfruttamento della prostituzione da parte di organizzazioni criminali. Le misure sanzionatorie sono le medesime anche per chi si avvale di tali prestazioni.

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In questi giorni mi è capitato di scambiare delle opinioni in merito con alcuni concittadini anziani, i quali all’unanimità si dichiarano favorevoli alla riapertura dei “casini”, in quanto, a loro dire, una volta c’erano più controlli sanitari e di polizia. “Trasivi ddà intra – trovavi un ambiente pulito, ti facevano lavare prima e dopo averlo fatto, non rischiavi di imbatterti nei magnacci….. insomma ti sentivi tranquillo“

Dopo alcune interviste fatte a persone della terza età ho appurato che, negli anni “50, sei erano le prostitute più famose a Brindisi: Filomena CampanaMaria la Brindisina, Esterina, le sorelle Leda e Lisetta, Lucia Carbone e Adua la milanese. Tutte resistettero alla legge Merlin e continuarono a lavorare fino a tarda età.
Maria (la brindisina appunto) che ispirò negli anni ottanta il compianto Pino Indini, ideatore ed autore di quel simpaticone di “Coco Lafungia”, a scrivere e pubblicare un apposito libro dal titolo “MARIA (la brindisina) E GLI ALTRI.

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