L’assessore Borri risponde al consigliere regionale Amati

Di seguito una nota dell’assessore all’Urbanistica Dino Borri in risposta al consigliere regionale Fabiano Amati.

Fabiano Amati, attualmente consigliere regionale di maggioranza e presidente della commissione bilancio/finanze/programmazione nell’attuale Governo Emiliano della Regione Puglia, di professione avvocato ma singolarmente incline a praticare con disinvoltura conoscenze e pratiche multiple nel proprio comportamento politico, non perde occasione per criticare, in genere in modo offensivo e non informato, il Governo Rossi del Comune di Brindisi.

Amati del Governo Rossi frequenta in particolare e per lo più senz’alcun successo (si veda la recente débacle regionale e statale della tesi pro condono edilizio di Amati) l’urbanistica brindisina, per come questa si esprime nell’assessorato e nell’ufficio tecnico del settore, indirizzando alle figure politiche e professionali che attualmente la esprimono critiche che vanno spesso al di là del gioco politico per farsi vere e proprie offese, oltretutto spesso derivanti da profonda ignoranza dei fatti e da incompetenza.

La critica da ‘tuttologo’ è infatti costume discutibile e difficile, da cui in genere conviene tenersi fuori, al fine di evitare polemiche pretestuose nonché danni alle strutture indirizzatarie istituzionali, tecniche e politiche, specie quando queste ultime concepiscano il proprio lavoro come una bella e complessa missione da onorare ogni giorno a favore delle comunità di riferimento.

Amati negli ultimi tempi ha focalizzato i propri arditi ma malriposti interessi Catilinari sulla difesa dell’attuale governo politico e tecnico della Autorità di Sistema Portuale del Mare Adriatico Meridionale da presunti comportamenti dissennati del Comune di Brindisi, ancora una volta con un particolare focus sui comportamenti urbanistici, da lui ritenuti “ideologici” e costruiti in modo tale da “imporsi di nascosto” celandosi per esempio in “un documento di pianificazione [se Amati allude al DPP perché non dirlo chiaramente, visto che il DPP ha raccolto da AdSPdMAM ancor più estese e esplicite critiche per esempio per i fondali del porto ricalcanti quelle di Amati?] che disegna un mondo che non c’è”.

L’11 maggio 2021 Amati ha dichiarato, peraltro in singolare sintonia di tempi e di toni con un’analoga accusa del segretario di AdSPdMAM Vespasiani relativa al fatto che il DPP documento programmatico preliminare di Brindisi ormai in dirittura di arrivo e prossimo alla discussione in consiglio comunale prodromico al PUG piano urbanistico generale indirizzerebbe una insostenibile lode alle doti naturali del porto di Brindisi e in particolare ai suoi buoni fondali, visto che invece questi sarebbero inadatti alle aspirazioni di AdSPdMAM [ndr: peccato che AdSPdMAM abbia ormai abituato la comunità di Brindisi a promesse da marinaio e a mere aspirazioni non seguite da capacità realizzative adeguate e/o perseguite con determinazione], che “La Giunta comunale di Brindisi tratta il suo porto come se fosse un approdo per la pesca amatoriale e non come un’immensa infrastruttura di produzione di servizi. [Omissis] Il DPP dice ciò che non è: che abbiamo grandi fondali per accogliere tutti i traffici più proiettati nella modernità. Abbiamo invece bisogno di realizzare grandi opere portuali, comprese quelle per aumentare la profondità dei fondali, proprio per candidare il porto di Brindisi nel mondo del gigantismo navale; fuori da questa ipotesi il mondo dei commerci e dei traffici ci considererà inospitali e non verrà mai a trovarci. [Omissis]”.

Evitando di commentare, come pure potremmo fare, lo stile Italiano speditivo dell’eloquio di Amati, rileviamo che l’avv. Amati, pur se apparentemente ispirato dalla critica analoga di AdSPdMAM, non sa molto di porti del ‘sistema’ MAM, visto che la media di -12 m dei fondali lungo lo sviluppo dei lunghi banchinamenti di Brindisi [ndr: fonte AdSPdMAM] è assai superiore a quella dei fondali lungo lo sviluppo almeno 2 volte minore di quello di Brindisi dei banchinamenti di Bari (nel porto di Bari, porto non naturale ma artificiale la cui storia risale alla transizione tra XVIII e XIX secolo (dC) a fronte di un porto naturale com’è quello di Brindisi la cui storia risale al III sec (aC), fondali di – 12 metri si raggiungono forse solo alla punta del molo foraneo, al limite del porto, là dove non vi sono accosti) e anche assai superiore al fondale medio di Barletta o di Monopoli.

Rileviamo che l’avv. Amati, originario di Fasano e quindi certamente a conoscenza dei porticcioli di Torre Canne e di Savelletri presenti in quella cittadina costruiti per la piccola pesca e per il diporto di corto raggio, poco o nulla sa di traffici e vicende di porti più grandi e importanti, com’è per il  caso del porto di Brindisi la cui protezione Amati pare abbia assunto senza riceverne alcuna investitura pubblica.

Il porto di Brindisi, va ricordato a Amati, è il porto dal quale Traiano lanciò con un infinità di navi la vittoriosa campagna di Dacia nel I-II sec dC, è il porto terminalistico della Valigia delle Indie per i traffici coloniali inglesi del XIX-XX sec, è il porto per il quale nessun tecnico o politico avveduto e consapevole potrebbe pensare a quella destinazione a “approdo di attività di pesca amatoriale” che egli ironicamente attribuisce agli attuali responsabili della urbanistica Brindisina.

Peraltro in qualche modo su una via di rinuncia ai traffici seri nel Porto Interno è AdSPdMAM che si sta facendo protagonista, per esempio perorando (anche nel proprio DPSSP che non è chiaro se AdSPdMAM intenda prodromico a un nuovo PRP o solo a un limitato aggiustamento del vecchio PRP vigente dagli anni 1970) la chiusura del porto interno a navi traghetto, navi ro-ro, e navi da crociera per destinarlo forse a megayachts delle élites internazionali che magari potrebbero essere riforniti da mercanti di cibi di lusso e da stuoli di camerieri in livrea adatti agli emiri o pseudoemiri di turno certo senza alcuna ricaduta positiva sulla economia della comunità Brindisina e sulla sua necessaria conversione a una economia più avanzata e high tech e in definitiva più internazionalmente competitiva.

Absit iniuria verbis, l’avv. Amati, semplice consigliere regionale non abilitato a quell’esame in giunta regionale dei documenti e piani urbanistici di Brindisi in itinere che è per fortuna della comunità Brindisina e del suo porto del tutto estraneo a ogni possibile influenza e potere di Amati e è ben inquadrato nella legislazione urbanistica regionale, nel minacciare “una battaglia politica senza sconti” ricorda un po’ le Tigri di Carta evocate da Mao negli anni 1960.

Meno male che nonostante l’estrema inazione e velleitarietà di AdSPdMAM, che da quando governa Brindisi non è riuscita a fare neanche una piccola opera infrastrutturale nuova nel grande porto naturale, è superata dalle doti naturali del porto (localizzazione, ampiezza, fondali, comunità locale esperta nei traffici marittimi, che sono quelle che ne hanno fatto la fortuna nella storia e che certamente bisogna ulteriormente sviluppare, tanto che i traffici stanno segnando nel complesso una  qualche ripresa, nonostante la pandemia, confermando Brindisi come porto più importante di AdSPdMAM e cui AdSPdMAM deve riservare anzitutto per ciò ogni attenzione e ogni briciola della propria capacità tecnica e politica di progetto e di gestione.

 

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