L’ANGOLO DEI LIBRI – “Musica per un incendio” – di A.M. Homes

Musica per un incendio è un romanzo della statunitense A.M. Homes (della stessa autrice abbiamo presentato in questa rubrica Giorni terribili) uscito nel 1999 e poi, in Italia, nel 2011 per Feltrinelli. Difficile definire la natura di questa narrazione: commedia o tragedia, il lettore sente costantemente di valicare il limine incerto fra le cose che compongono queste vite su pagina. Certo, i due protagonisti Paul ed Elaine – quarantenni newyorkesi genitori di Daniel e Sammy, middle class americana con agi e nevrosi di pertinenza, «il tipo di gente con la filosofia delle mises eleganti e della faccia da party»– entro le prime venti pagine del libro danno fondo all’insoddisfazione e all’impellente bisogno di fuggire inscenando la farsa dell’incendio che coinvolge la loro casa: il pretesto di un barbecue e invece la bottiglia con il liquido per l’accensione viene svuotata contro la casa e, quando la carbonella è pronta, basta un calcio perché la griglia si rovesci e i carbonincini schizzino fuori. A quel punto, «in silenzio, tutti e due si chiedono se sia un gioco, se si stiano sfidando per vedere chi per primo correrà a prendere il tubo dell’acqua»: non lo farà nessuno, in un crescendo di tensione e incredulità che li porterà a lasciare che le leggi della materia facciano il loro corso, annientando una casa divenuta ormai simbolo tangibile della corruzione e del decadimento di un’illusione. Perché quella casa, senza esserne resi conto, fa paura, è un nucleo energetico che pare costringere ogni destino all’immobilità, alla sensazione condivisa di essere impantanati, incapaci di dare seguito ai propositi che ogni mattino frullano veloci nella testa finché non ne rimane nessuno. Peccato che la casa, con tutto l’ingombro di significati che racchiude, non permetta un annientamento tanto rapido e indolore: pure se i danni sono limitati, Elaine e Paul dovranno fare i conti con la «conferma devastante dei loro sospetti: la loro convinzione che le vite dei vicini fossero molto meglio della loro si è rivelata esatta. Tutti gli altri sono più organizzati, più felici, la loro esistenza è meno oppressa, più ricca di soddisfazioni. Senza dubbio, gli altri se la cavano meglio». Almeno fino a quando buona parte degli attori sulla scena di questa farsa non venga ridotta a simulacro di «qualcosa di più e qualcosa di meno allo stesso tempo»: «nessuno è quello che sembra, nessuno è quello che tu pensi, nessuno è quello che tu vorresti». Tuttavia, la vera tragedia incombe da un’altra parte, inaspettatamente arriva a spazzare via quegli sprazzi di gioia autentica in cui persino pensare «che sia una bella cosa, che sia buono e giusto bruciare la casa, aggiustarla, tornare ad abitarci come se niente fosse successo, come se niente fosse cambiato». E una cosa da niente, «la prima cosa che fanno come famiglia da moltissimo tempo», ovvero masticare tutti insieme una caramella col buco gusto Wint-O-Green, con le bocche che «si accendono di minuscole scintille», sia in realtà perfetta.

Diana A. Politano

 

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