CEGLIE MESSAPICA – Nel corso della sua diretta facebook di ieri sera dal titolo “Fatti e misfatti dell’Amministrazione Caroli”, l’On. Nicola Ciracì (Direzione Italia) si è concentrato soprattutto sulla relazione definitiva (allegata) dell’Autorità nazionale anticorruzione (Anac) riguardo la gestione del Comune di Ceglie Messapica e, in particolare, circa le violazioni di legge degli appalti, dei servizi, delle forniture di beni e degli incarichi di progettazione. Il presidente Raffaele Cantone ha deliberato nel CdA dello scorso 20 settembre “in esito all’istruttoria espletata nell’ambito del procedimento di vigilanza in epigrafe, di censurare l’operato del Comune di Ceglie Messapica, sull’attività contrattuale svolta dal Comune stesso, oggetto dell’indagine ispettiva relativa all’attività negoziale a partire dal 2013 (anno del primo ribaltone)”.

 
«Di fatto – commenta Ciracì – abbiamo la prova degli abusi, dei favoritismi, delle violazioni delle leggi dello Stato commessi giornalmente negli uffici comunali da alcuni responsabili di Area legati, ovviamente, da rapporto fiduciario con il sindaco Luigi Caroli, primo responsabile di questa sorta di ecatombe politico-amministrativa».
 
«Questi sono i risultati di una battaglia condotta da me e dal Comitato per la trasparenza presieduto da Tommaso Argentiero – spiega il deputato – nonostante il silenzio complice di quasi tutti i consiglieri comunali cegliesi. Quella dell’Anac è una relazione – continua – che ci dà pienamente ragione e conferma, qualora ce ne fosse bisogno, che non eravamo pazzi quando denunciavamo le nefandezze delle due Amministrazioni ribaltoniste con a capo lo stesso sindaco. Insomma – sintetizza – l’Anac ha censurato diversi degli atti prodotti dall’Amministrazione Caroli e dagli uffici comunali e ha trasmesso le sue risultanze alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Brindisi e alla Procura presso la Corte dei Conti».
 
«Io credo – conclude – che un sindaco censurato e infangato abbia soltanto una cosa da fare per permettere ai cegliesi di riappropriarsi della loro dignità: dimettersi».

LASCIA UN COMMENTO