carmine dipietrangelo

Ci risiamo. Come se niente fosse successo, a Brindisi è già in atto un certo fermento e movimento finalizzati alle ennesime elezioni amministrative anticipate a cui la città, ancora una volta, è costretta a causa dei ricatti, della litigiosità e inconcludenza di gran parte di chi in consiglio comunale pensa solo di rappresentare se stesso in nome dei voti ottenuti. Vengono evocati i problemi della città, le sue sofferenze, la sua marginalità, la sua irrilevanza per giustificare la nascita di neopartiti, di associazioni prodomiche a liste civiche utili solo per candidare qualcuno.

La città, con i suoi problemi, ha bisogno di chiarezza e di certezze e non del solito  mercato delle liste e dei candidati a prescindere! Chi ha responsabilità deve contribuire ad aiutare la città a ritrovarsi e a diventare comunità. Solo le città che agiscono come comunità hanno successo.

I responsabili dei passati e recenti fatti politici e amministrativi non ci sono riusciti e pertanto non possono autoassolversi e riproporsi ancora da protagonisti diretti o indiretti delle prossime elezioni amministrative. Si può chiedere un atto di generosità verso la città facendosi da parte per aiutare a far crescere una nuova classe dirigente più serena, più virtuosa e più capace? Chi vuole bene alla città deve dimostrarlo adesso.

Se ricordo bene, negli ultimi 23 anni, dal 1994, Brindisi è stata costretta a ben sei elezioni anticipate. Da quando si vota direttamente il sindaco, Brindisi non ha avuto pace e stabilità amministrativa. Un’anomalia e un primato nazionale. Iniziò il notaio Errico che da primo sindaco eletto direttamente con la nuova legge, dopo solo 11 mesi dalla sua elezione, fece sciogliere l’amministrazione di centrosinistra da lui diretta(non si è mai capito il motivo!). A seguire hanno contribuito allo scioglimento anticipato del consiglio comunale, per il venir meno della propria maggioranza, l’avv. Maggi e l’avv. Carluccio, espressioni del centrodestra più o meno allargato, Mennitti per problemi di salute, Antonino e Consales, espressioni di un centrosinistra più o meno allargato, per motivi giudiziari.

Ho usato il termine più o meno allargato perché a contribuire alla vittoria di questi sindaci furono più che i partiti, le molte liste civiche. E malgrado il numero delle liste e dei candidati ad ogni elezione è diminuito il numero dei votanti. Segnale  questo di quanto profonda sia a Brindisi la rottura tra istituzioni e cittadini. Si vuole riflettere su questo prima di far partire la giostra delle prossime elezioni?

Brindisi ha bisogno di recuperare la governabilità perduta, di pretendere quella chiarezza e quelle certezze per mettersi alle spalle un passato fatto di comportamenti di singoli e di gruppi che ne hanno condizionato la sua autorevolezza, la esistenza e la consistenza. La condizione principale è, proprio guardando al passato, la chiarezza politica, la condivisione vera e non di facciata dei programmi e degli uomini scelti per realizzarli.

Chi sta con chi e per fare cosa. Stare dalla parte della città è solo una delle condizioni, una premessa, ma per interrompere la deriva politica e amministrativa si ha bisogno di buona politica, di visione, di partecipazione convinta e duratura che solo partiti rinnovati in un virtuoso rapporto con la cosiddetta società civile possono garantire.

Il proliferare di liste civiche composte per l’occasione e di associazioni finalizzate alle elezioni, senza una visione e una buona politica di riferimento, attivano dinamiche capaci di costruire solo coalizioni di indistinti e come tali fragili e solo foriere di instabilità e ingovernabilità, come dimostrano le esperienze passate e recenti.

Non si capisce poi perché gran parte di questo proliferare si richiami al centro politico e alla “moderazione” come se la città fosse stata amministrata in questi anni da forze estremiste e radicali!

Altra cosa è il civismo democratico e disinteressato,espressione di competenze, di disponibilità verso gli altri, di passioni e sensibilità civiche e culturali, di solidarietà organizzata di cui la politica e partiti rinnovati non possono fare a meno.

Interrompere queste dinamiche e ridare chiarezza politica e una conseguente serietà e certezza dei contenuti e di idea di città deve essere il compito principale della sinistra e delle forze democratiche che in essa si riconoscono o che guardano ad essa con attenzione e interesse.

La sinistra deve saper uscire da dinamiche politiciste con coraggio, unendosi per unire. Deve rappresentare il lavoro e la sua dignità, il disagio sociale,  e contro le ingiustizie dare una speranza ai deboli e agli umili, ai giovani e a tutti quelli che credono che vivere bene significa far stare bene anche gli altri.

Il due dicembre a roma su iniziativa e proposta di Art1, Sinistra italiana, Possibile,  nascerà il nuovo soggetto politico della sinistra, a Brindisi si stanno facendo i primi passi in questa direzione. È l’occasione per contribuire a costruire in città una nuova proposta politica e programmatica che fa chiarezza e su questa chiarezza unire chi vuole aiutare a liberarsi del passato e dei suoi consunti protagonisti.

La sinistra che ha come riferimento la carta costituzionale non può che partire anche a Brindisi da due punti fermi. Il primo che è la Costituzione a prevedere che i cittadini partecipano attraverso i partiti alla vita politica, il secondo che i partiti hanno fallito il proprio ruolo quando non sono riusciti a offrire punti di riferimento alla società civile dando così spazio agli avventurieri e ai mediocri. E non a caso a perdere sono stati sia i partiti che la società civile, ma sopratutto la democrazia.

A Brindisi la sinistra deve osare, deve unirsi, deve unire, per dare una speranza di nuova e buona politica costruita su una idea di città che, come sostengo da tempo, deve rompere con uomini e cose del passato ma soprattutto con  il modello di sviluppo degli anni 60 e con  coloro che lo hanno rappresentato e assecondato e pensano ancora di perpetuarlo. La città deve diventare comunità, luogo per eccellenza del “noi” e quindi della partecipazione. La sinistra è innanzitutto “noi” e partecipazione.

La sinistra, però è anche visione di parte, è parte. I partiti sono parte, e penso che bisogna essere di parte per fare poi le giuste mediazioni necessarie per governare. Se si rinuncia a questo, allora anche le istituzioni ne soffrono e diventano, opache, ricattabili  o condizionate da interessi legittimi e non, a discapito, però, di quelli generali e dei cittadini senza difesa e senza protezione.

Non servono ammucchiate di indistinti e di “ moderati” in servizio permanente effettivo, ma chiare e, se necessario, radicali alternative di uomini, di donne, di idee e di proposte.

Carmine Dipietrangelo

Presidente Leftbrindisi

Componente coordinamento cittadino Art1

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