La sentenza del processo ‘The Wolf’ e l’impegno di Libera contro le mafie

Si è concluso con condanne per oltre 270 anni di carcere il processo di primo grado nato dall’inchiesta ‘The Wolf’, che ha visto imputati membri del presunto clan mafioso Lamedonla-Cantanna della Sacra Corona Unita, operante in diversi comuni della provincia di Brindisi. L’associazione Libera, unica parte civile nel processo, ha sottolineato l’importanza della mobilitazione sociale per contrastare l’infiltrazione mafiosa e riaffermare la legalità nel territorio.

La sentenza e il lavoro della magistratura

L’11 marzo 2025, il tribunale ha inflitto pesanti condanne ai membri del clan, riconoscendo la loro responsabilità in attività criminali radicate nella provincia brindisina. Libera ha espresso gratitudine per il lavoro svolto dalla pm Carmen Ruggiero, dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Lecce e dal gip Maria Francesca Mariano, nonché per l’operato delle forze dell’ordine, in particolare della compagnia dei carabinieri di San Vito dei Normanni.

L’impegno di Libera per la legalità

Da anni Libera opera nella provincia di Brindisi con iniziative educative, culturali e sociali, promuovendo il cambiamento e la difesa dei diritti delle persone. L’associazione ha ritenuto fondamentale costituirsi parte civile nel processo ‘The Wolf’ per ribadire il proprio impegno nella lotta contro la criminalità organizzata e per sostenere chiunque voglia liberarsi dall’oppressione delle mafie.

“È necessario alzare il livello di attenzione e di mobilitazione sociale per evitare ogni infiltrazione e riorganizzazione delle mafie”, ha dichiarato Libera in una nota, sottolineando il bisogno di contrastare l’indifferenza e la normalizzazione della loro presenza nel territorio. L’associazione continuerà ad essere attiva, sostenendo la magistratura e le forze dell’ordine nella difesa della legalità e della giustizia in tutta la provincia di Brindisi.

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