BRINDISI – Da Brindisi a Bruxelles, è proprio così. Brindisi precursore della libertà di stampa.

Più che di libertà di stampa, si parla di libertà. Quella libertà che spesso viene meno. Quella libertà di dire, di esprimere un pensiero, magari controcorrente, ma sempre nel rispetto altrui. E questo tipo di libertà è in seno al giornalismo. Ma non quel giornalismo (leggi ‘giornalettismo’, ndr) schiavo del potere di massa, privo di una ‘penna’ moralmente e deontologicamente ‘pura’. Si tratta di quel giornalismo in cui l’informazione non è vincolata e vincolante.

E’ stato questo, in buona sintesi, il leitmotiv della convegno tenutosi ieri pomeriggio, presso Palazzo Nervegna, promosso da Mauro D’Attis (membro titolare del comitato delle regioni a Bruxelles), con partecipazioni ‘d’autore’, quali Gino Falleri, presidente Gus; Giuseppe Teodoro Andriani, storico brindisino; Giancarlo Sacrestano, giornalista esperto di storia locale; Katiuscia Di Rocco, direttore della biblioteca arcivescovile De Leo; Carlo Felice Corsetti, consigliere nazionale Ordine dei Giornalisti, Rotary Club Roma Nord Est; Salvatore Munafò, presidente Rotary Club Brindisi; Francesco Micali, presidente Rotary Club Brindisi Valesio; Corrado Debernat, president Rotary Club Brindisi Appia Antica. Oltre ai consueti saluti del sindaco di Brindisi Angela Carluccio del Prefetto Annunziato Vardè ed anche del giovanissimo sindaco del ragazzi Laura Rossi.

Un convegno in cui, però, è emersa soprattutto tutta la maestosità storica della città di Brindisi, riconosciuta anche dall’Unione Europea: un dato importante da cui partire. “Questo dibattito è partito dall’Europa ed è partito da Brindisi – ha spiegato Mauro D’Attis, a latere del convegno – la libertà di stampa è un tema importante, di cui si discute ancora, nonostante la gran parte degli Stati membri abbiamo liberta-di-stampa-4-mauro-dattisdepenalizzato il reato di diffamazione. Per quanto ci riguarda, è importante che si stia partendo da Brindisi: dal 1943, da quello che è stato realizzato da Brindisi. Qual è il nostro punto di arrivo, a cui noi guardiamo? Guardiamo ad un punto in cui il Paese riconosca che Brindisi abbia avuto un ruolo importante. Non si è tratto solamente della fuga del re, ma è stato un momento in cui a Brindisi si sono prodotte leggi importantissime, che non sono solo quelle che hanno ridato libertà di stampa, ma che hanno di fatto avviato ad un nuovo percorso di questo Paese, post conflitto mondiale”.

La libertà di stampa è un valore universale, della quale vale la pene parlarne sempre: “Bisogna parlarne sempre – ha detto Carlo Felice Corsetti – e noi abbiamo colto, a Bruxelles, questa occasione che ci è stata offerta da questa meravigliosa anomalia brindisina che è stato l’inizio della libertà di stampa, dopo i noti fatti. A Brindisi è rinata la libertà di stampa, nel 1943, e noi siamo partiti da lì, attraverso il 2009 con la carta dei diritti dei giornalisti a Bruxelles, fino al 2016 con la legge Bavaglio, passando fino a ‘Reporter Sans Frontieres’, che ci hanno assegnato la 77° posizione nella libertà di stampa nel mondo”. Ma qual è il punto di crisi della stampa italiana rispetto alla libertà di stampa? “Io posso riferire oggettivamente quanto è stato esaminato dal ‘Reporter Sans Frontieres’ – ha concluso Corsetti – e cioè, la situazione precare di tanti giornalisti sotto il profilo della sicurezza: ci sono decine e decine di giornalisti scortati, soggetti a tante minacce. In ultimo, la spiacevole vicenda vaticana”.

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