Oblomov, il nuovo spazio editoriale guidato da Igort e ispirato dall’amore per «la carta, le storie e i disegni» da apprezzare senza fretta (ma, è il caso di immaginare, con la grazia indolente ed estatica dell’eroe di Gončarov che presta il nome alla casa editrice), pubblica l’ultimo racconto che Jirô Taniguchi – indiscusso maestro del fumetto mondiale – ha scritto e disegnato ad acquerello prima della sua scomparsa, avvenuta nel 2017.

La foresta millenaria insinua sin dalle prime tavole l’idea che – parallela al brulicare delle attività umane – si dipani un modo d’essere delle cose più semplice e più puro e che non solo sia possibile, ma addirittura indispensabile, stabilire delle connessioni tra i due piani disponendosi all’ascolto, in questo caso, delle voci e dei mormorii che giungono dalle fronde brillanti della misteriosa foresta riportata alla luce da un violento terremoto. Wataru Yamanobe, il bambino al centro della storia, sarà protagonista di un percorso iniziatico e di formazione che conferirà consapevolezze nuove e rinsalderà il legame (solo in apparenza perduto) con il passato da cui ciascuno è generato. Infanzia, amicizia, natura, crescita sono i temi attorno a cui fioriscono le belle tavole di Taniguchi (che, come già ne La montagna magica, concepisce così un progetto narrativo adatto anche ai lettori più giovani): le sue immagini, legate alla preziosissima tradizione pittorica giapponese, colgono gli scenari naturali nella loro densa ricchezza simbolica, nella quiete maestosa che promana dalle forme viventi che vi abitano in armonia, nella benevola accoglienza che sono pronti a riservare a chi voglia rispettarli e ambientarvi le molteplici avventure della vita.

Diana A. Politano

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