La Federazione dei Giovani Socialisti esprime profonda preoccupazione per gli avvenimenti che si stanno susseguendo in questi giorni in Israele e nei Territori Palestinesi. E’ del tutto evidente come la questione legata agli sfratti di alcune famiglie arabe nel quartiere di Sheikh Jarrah, a Gerusalemme Est, di cui si aspettava la sentenza della Corte Suprema interrogata su ricorso di quelle stesse famiglie, fosse in realtà solo un pretesto per lo scontro. Fanatici di entrambi gli schieramenti si sono attaccati per le vie della Città Santa, e vecchie e nuove tensioni sono arrivate ad un punto di rottura.
Quello che è emerso in questa prima fase è l’assoluta malafede e pericolosità di Benjamin Netanyahu: l’interesse a spostare l’attenzione rispetto alle sue controversie legali, le difficoltà a creare un nuovo Governo, la sua condotta politica aggressiva e provocatoria, non lo rendono il migliore garante della pace e della sicurezza nella zona. Al contrario, la Corte Suprema – sospesi gli sfratti – ha rinviato la decisione, per non gettare benzina sul fuoco e mantenere la pace.
Alle proteste di piazza però hanno subito fatto seguito i razzi di Hamas, organizzazione terroristica e fascio-islamista che ha puntato deliberatamente le proprie armi contro i civili israeliani. La risposta militare di Israele nella Striscia di Gaza non è altro che una conseguenza di questi inaccettabili atti terroristici perpetrati da Hamas.
Ma a pagare le conseguenze del conflitto, come sempre, sono i civili inermi, da ambo le parti.
Il cessate il fuoco è prioritario, ma non basta. Se Israele sconta una leadership sciagurata, i palestinesi scontano la loro terribile divisione. Chi rappresenta il popolo palestinese? Le elezioni non si tengono da quindici anni, e sono state rinviate per l’ennesima volta: la verità è che i palestinesi sono divisi tra bande armate, da una parte gli estremisti di Hamas e dall’altra la leadership divisa e fortemente indebolita di Fatah. Abu Mazen non ha più, da anni, il controllo di ciò che succede, neanche nella zona A della West Bank.
I palestinesi non solo hanno il diritto ma anche la forte necessità di andare ad elezioni: che però devono essere veramente libere, e non una lottizzazione geografica per bande, mafie politiche e gruppi paramilitari. Solo con una leadership legittima e chiara il popolo palestinese potrà scongiurare quella che ormai sempre di più si profila essere una soluzione unilaterale del conflitto da parte di Israele.
Occorre che la comunità internazionale si svegli dal suo sonno, e che l’ONU si faccia garante – con una presenza sul campo – di libere elezioni per il popolo palestinese. A queste dovrà poi seguire il disarmo delle bande armate, con l’assunzione del monopolio della forza da parte dell’ANP– premessa e condizione di esistenza di qualsiasi Stato moderno. Su questa questione ci eravamo già attivati al Congresso dei Giovani Socialisti Europei di Duisburg del 2017, con l’approvazione di una risoluzione che chiedeva proprio il disarmo dei gruppi paramilitari – sia quelli palestinesi che quelli dei coloni in CisGiordania – che con tutta evidenza può essere l’unica premessa per una nuova, e definitiva, stagione di pace in una terra già troppo martoriata dalla guerra.