LA CANNABIS intesa come farmaco può essere acquistata anche in farmacia, dietro prescrizione del medico, ma se ne parla ancora poco specie in ambito oncologico. Eppure in Italia l’uso della cannabis terapeutica è legalizzato dal 2013 e oggi sono 11 le Regioni italiane nelle quali la cannabis per uso medico è a carico del Servizio Sanitario Regionale.
QUALI INDICAZIONI?
Oltre all’impiego nel dolore cronico e in quello associato a sclerosi multipla e a lesioni del midollo spinale, la cannabis ha anche delle indicazioni oncologiche: può essere prescritta per la nausea e il vomito causati da chemioterapia, radioterapia o dalle terapie per Hiv. È indicata anche come stimolante dell’appetito nella cachessia, anoressia, perdita dell’appetito in pazienti oncologici o affetti da Aids e nell’anoressia nervosa. Tra le altre indicazioni, c’è l’effetto ipotensivo nel glaucoma; la riduzione dei movimenti involontari del corpo e facciali nella sindrome di Gilles de la Tourette. Ma attenzione le prescrizioni si possono effettuare solo quando le terapie convenzionali o standard sono inefficaci.
CHI PUO’ PRESCRIVERLA?
Stando a quanto previsto dal decreto ministeriale, la prescrizione sembrerebbe alla portata di tutti perché qualsiasi medico abilitato e iscritto all’Ordine dei Medici può farla.
DALLA TEORIA ALLA PRATICA:
Tutto facile, allora? Non proprio. È vero che il decreto prevede che tutti i medici possono prescriverla, ma di fatto è un processo complicato perché i medici devono compilare una scheda con i dati relativi a età, sesso, posologia in peso di cannabis dei pazienti trattati che poi va mandata all’Istituto superiore di sanità. Già questa procedura è farraginosa e potrebbe spaventare il medico impegnato in mille altre pratiche burocratiche. E poi c’è il problema che la trasmissione dei dati deve essere fatta secondo modalità stabilite da ciascuna Regione e Asl per cui ognuno si comporta come vuole.
Stesso discorso per la rimborsabilità: è una questione che viene stabilita a livello di ciascuna Regione. Ma il medico può rifiutare di prescrivere la cannabis? In effetti, il decreto ministeriale non è chiaro a riguardo perché dice che qualsiasi medico può prescriverla ma non usa il verbo ‘deve’ per cui in teoria non è detto che tutti i medici siano disposti a farlo. Nella nostra regione, la Puglia, stiamo collaborando con i terapisti del dolore che sono le figure più adeguate a gestire queste esigenze.
INFORMARE IL PAZIENTE:
Naturalmente, la decisione di prescrivere preparati a base di cannabis va condivisa con il paziente. Il medico prescrittore deve informarlo riguardo ai benefici e ai potenziali rischi dell’uso della cannabis e raccogliere il suo consenso informato scritto. La prescrizione della cannabis FM2 è assolutamente individuale e personale e non può essere donata o ceduta ad altri. Anzi, per dimostrare la liceità del possesso della preparazione magistrale a base di cannabis FM2 per uso medico, copia della ricetta timbrata e firmata dal farmacista all’atto della dispensazione deve essere consegnata al paziente o alla persona che ritira la preparazione magistrale.
COME SI ASSUME?
Il decreto ministeriale prevede diverse modalità di assunzione: per via orale, come decotto o per via inalatoria mediante vaporizzatore. A decidere deve essere il medico. È consigliabile iniziare da dosaggi minimi, per poi eventualmente aumentarli in funzione sia dell’effetto farmacologico che di eventuali effetti collaterali avversi. Nel caso di somministrazione orale, il medico curante deve indicare al paziente la modalità e i tempi di preparazione del decotto, la quantità di cannabis FM2 e di acqua da utilizzare e il numero di somministrazioni nella giornata.
GLI EFFETTI COLLATERALI:
Al pari di tutti gli altri farmaci, anche l’uso medico della cannabis può comportare degli effetti collaterali anche se non ci sono molti dati a riguardo. Gli effetti collaterali più comuni, osservati dopo il consumo ricreazionale di cannabis, sono alterazione dell’umore, insonnia e tachicardia, crisi paranoiche e di ansia, reazioni psicotiche. Tra gli effetti c’è anche la cosiddetta sindrome amotivazionale che si manifesta con apatia, mancanza di motivazioni, letargia, peggioramento della memoria e della concentrazione e stato di giudizio alterato.
POSSIBILI RISCHI?
Ma la cannabis può avere l’effetto opposto, cioè aumentare il rischio di tumore? Una recente revisione statunitense dei lavori presenti in letteratura ha escluso la probabilità che il consumo di cannabis accresca il rischio di sviluppare alcuni tumori. Quando si parla di aumento del rischio, si fa in realtà riferimento alla cannabis fumata: dunque non a scopo terapeutico.
A riguardo l’Organizzazione Mondiale della Sanità afferma: «Fumare un mix di cannabis e tabacco può aumentare il rischio di cancro e di altre malattie respiratorie, ma è difficile capire se i fumatori di cannabis hanno un rischio più elevato, al di là di quella di fumatori di tabacco».
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