INTERVISTA – Un museo sulla storia di Brindisi e laboratori per artisti per rilanciare il Cillarese, ma sui progetti pende il Milleproroghe. L’Assessore Borri: “Prima dobbiamo superare il vincolo idrogeologico con l’aiuto del Governo. Ecco come faremo…”

BRINDISI – Brindisi rischia di vedersi sottrarre circa 18 milioni di euro per trasformare i capannoni del Cillarese in un volano di sviluppo economico e turistico: con l’approvazione del decreto Milleproroghe, infatti, il rischio concreto è che il progetto del Comune di Brindisi possa ricevere i finanziamenti concordati nel 2020. Il Comune di Brindisi ha sempre chiesto tre mesi di tempo per superare il vincolo idrogeologico che impedirebbe la realizzazione del progetto, ma con il Milleproroghe i tempi per la realizzazione delle opere potrebbero diventare bibilici. Per tale ragione abbiamo chiesto all’Assessore Dino Borri quale sia lo stato dell’arte.

Assessore, qual è la problematica presente in quell’area e come vi state muovendo per superare il vincolo idrogeologico?

“L’Autorità di bacino ha fatto presente che in uno scenario a lungo termine idrogeologico, pari a circa 200 anni, il canale dovrebbe poter smaltire 200 metri cubi al secondo di acqua, però nella configurazione attuale siamo ben lontani da questo obiettivo, perché non ne passano nemmeno 50 dal ponticello che poi porta al Casale. Questa cosa è molto seria, anche perché quello è un parco molto bello, frequentato, che ecologicamente sembra stare bene, fatta eccezione per l’area Sin nei pressi del capannone ex Saca, dove c’è un sospetto inquinamento per le attività svolte nei decenni passati dalla Saca, legato ad esempio ai liquidi dei motori degli aerei; non è emerso niente di grave ma la caratterizzazione va proseguita e terminata.

Apparentemente anche il canale sta bene, ci sono le papere ed è uno spettacolo da ammirare: nei prossimi decenni, insomma, quel parco sarà molto frequentato, anche perché noi ci auguriamo di utilizzare i fondi della Presidenza del Consiglio per intervenire sul canale, sul parco e sui capannoni”.

Quindi parte dei 18 milioni di euro del finanziamento sarebbero utilizzabili per l’allargamento del canale così da superare il vincolo idrogeologico?

“Questa è una verifica che andremo a fare: scherzosamente ho detto che andremo a fare una supplica a Roma affinché ci autorizzino ad utilizzare una parte del finanziamento per risolvere questi problemi”.

Che costi avrebbe questo intervento di allargamento?

“Abbiamo uno studio del Politecnico di Bari che prevede un intervento di ampliamento solo sulla riva sinistra del canale ed un intervento sul ponte finale, sul viadotto, che costerà circa 5 milioni di euro. Con il ribasso in fase di appalto, però, dovrebbe costare almeno un milione in meno. In più poi dovremmo effettuare con fondi nostri la caratterizzazione dei terreni dell’area Sin, che dovrebbe aggirarsi sui 100-200.000 euro”.

Quale parte del progetto verrebbe sacrificata nel caso?

“Beh, se ci dessero la possibilità di distrarre dal progetto originario quei milioni per superare il probelma idrogeologico, a quel punto non interverremmo su tutti i capannoni ma interverremo solo su quello più bello, più importante, e ci riserveremmo di intervenire sugli altri capannoni in un momento successivo”.

Quale destinazione d’uso avrebbe priorità?

“Stiamo ancora discutendo su questo, però abbiamo un po’ di perplessità sul progetto della Dieta Mediterranea, che ci sembra un po’ eccessivo. Dedicare milioni di euro e capannoni di pregio solo per la Dieta Mediterranea, con tutto il rispetto, ci pare inopportuno. Mentre la parte dedicata all’attenzione per l’autismo è molto più rispettabile. E’ probabile che nell’area destinata alla Dieta Mediterranea inseriremo altre attività legate alla ricerca, alla storia di Brindisi, ad un museo della storia dell’aeronautica. Così come ci piacerebbe realizzare laboratori per la Brindisi creativa rappresentata dagli artisti”.

Se i fondi dovessero essere congelati dal Milleproroghe fino al 2020 come vi muoverete?

“Questo non è certo ancora e fino a ieri sera non avevamo notizie in tal senso. Mi auguro che ci sia stato un ripensamento. I lavori da appaltare per il superamento del problema idrogelogico richiederanno comunque alcuni mesi. Noi andremo presto a Roma per chiedere il finanziamento per questi lavori: se loro dovessero acconsentire, noi partiremmo immediatamente con il progetto. I progetti sull’utilizzo dei capannoni, d’altronde, li abbiamo già, quindi ci aspettiamo che una volta che dovessero finanziarci l’allargamento del canale, potranno finanziarci anche il resto dei progetti sul riutilizzo dei capannoni”.

Andrea Pezzuto
Redazione
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1 COMMENTO

  1. Per l’inquinamento dei capannoni SACA l’inquinamento di olio sarà circoscritto alla sala prova motori ma essendo che era di cemento non so a mio giudizio quanto inquinamento ci possa essere, a meno che l’olio usato sia
    stato rabboccato nel terreno, ma non ci voglio credere che si è arrivato a tanto.

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