INTERVISTA – Il Questore Masciopinto: “L’omertà l’aspetto più preoccupante. Spesso si confonde la violenza privata con la criminalità organizzata”

BRINDISI – C’è sgomento ed allarme sociale in città dopo l’ordigno esploso la scorsa notte nel cuore della città, in Piazza Vittoria. Episodio che segue di qualche giorno: l’arresto di alcuni componenti della Scu intenti a riorganizzare le attività illecite dell’associazione; l’atto intimidatorio ad un candidato Sindaco; la sparatoria ad un uomo nel quartiere Bozzano; l’atto vandalico compiuto ai danni della Riserva di Torre Guaceto.

Abbiamo pertanto chiesto al Questore di Brindisi, il dottor Maurizio Masciopinto, quale sia il termometro della situazione.

“Nonostante l’episodio della bomba in Centro sia tenuto nella stretta attenzione che merita da parte degli organismi competenti, dell’autorità giudiziaria e della squadra mobile, e dunque senza esprimere alcuna sottovalutazione, ritengo che si tratti di un episodio sul quale si debbano attendere i risultati dell’attività investigativa; con attenzione, ma non con allarmismo”.

Il clamore è dettato soprattutto dall’inusuale circostanza che ad essere colpita sia stata un’attività commerciale sita nel salotto buono della città…

“E’ un episodio che, per la sua violenza, colpisce. D’altra parte, però, l’operazione di alcuni giorni fa testimonia che su fenomeni criminali di natura organizzata c’è un’altissima vigilianza da parte dell’autorità giudiziaria e degli organismi investigativi. Nessuno può essere ottimista dopo una bomba che esplode: significherebbe essere superficiali e noi non lo siamo; però non siamo nemmeno allarmisti. Mantengo equilibrio perché ritengo che gli organismi investigativi abbiano la capacità di tenere sotto controllo i fenomeni criminali che interessano il territorio brindisino”.

Si registra da mesi un lavoro sinergico tra magistratura, forze dell’ordine e gestione commissariale del Comune per perseguire un ripristino della legalità. L’irrequietezza registrata ultimamente può essere dettata anche da un’azione particolarmente incisiva dello Stato?

“Le situazioni vanno lette in base a dati oggettivi. Sono ormai settimane che le forze dell’ordine, ogni settimana, marcano un punto a favore della legalità e ne sottraggono uno alla criminalità: questo significa che c’è un’attenzione importante verso i fenomeni criminali. Per questo dico che l’episodio della scorsa notte, seppure brutto, seppure antipatico, non ci butta nell’allarme”.

Al netto dei dati statitistici sugli atti criminali compiuti nell’anno in corso, gli episodi criminosi registrati negli ultimi mesi si caratterizzano per una certa risonanza sociale. Vede un filo rosso?

“I dati numerici sugli atti criminali sono tutti a nostro favore. E’ chiaro però che una bomba che esplode in Centro non va sottovalutata. L’unico filo rosso che vedo è il seguente: questo è un territorio dove i comportamenti molto spesso sono violenti. Per un litigio all’incrocio, qui si brucia la macchina, e la macchina bruciata mi fornisce due elementi: il primo è che ci sono reazioni di violenza criminale rispetto a fatti banali; il secondo, che è quello che maggiormente preoccupa noi investigatori, è che la vittima non denuncia l’episodio subito. C’è un comportamento che si chiama omertoso. E’ questo quello che si innesca in tutti i fatti innanzi citati: sono episodi che in un altro contesto sarebbero chiariti dalle stesse vittime. Ciò non ci agevola e lascia intendere che dietro agli episodi criminosi ci possa essere la criminalità organizzata, anche quando ciò non corrisponde al vero. Non c’è, insomma, una sana collaborazione tra cittadini, perché la mentalità criminale di chi va ad incendiare la macchina si va ad incrociare con la mentalità para-criminale di chi non dice il motivo. E’ un grande retaggio culturale che non ci consente di stabilire, a differenza di quanto avviene in altri territori, un solco netto tra la criminalità organizzata e quella dei singoli, ovvero la violenza privata, che si tramuta nell’incendio della macchina o nel colpo di pistola alla gamba”.

Le rapine come quella al McDonald’s o le baby gang attive alcuni mesi addietro a Piazza Santa Teresa fanno pensare ad una ‘gioventù bruciata’. Qual è il suo punto di vista?

“Non dobbiamo prendercela con i giovani, perché sono quelli più collaborativi rispetto al fenomeno criminale. La rapina al McDonald’s è indice di un territorio dove i giovani, non avendo la possibilità di sviluppo ed occupazione, optano per la scelta criminale. Ma chi è il loro modello, il grande boss criminale? No, probabilmente è quello che hanno visto la sera prima incendiare la macchina. Ecco perché ci dovrebbero aiutare i cittadini a tenere ben visibile il solco, invece qui la zona grigia è molto larga”.

E’ questo, dunque, l’elemento deteriore della comunità brindisina rispetto ad altri territori?

“Sì, assolutamente sì”.

Andrea Pezzuto

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