INTERVISTA – Antonino: “Una coalizione con i moderati e la destra vincerebbe a primo turno. Sì al codice etico, ma non a quello di Ciullo”

BRINDISI – Giovanni Antonino si dimette dalla carica di Segretario provinciale del Partito Repubblicano: una scelta maturata già da tempo, dettata da motivi di opportunità politica ma anche dalla consapevolezza che il suo compito, almeno in questa fase iniziale di ricostruzione del partito, era stato abbondantemente ottemperato.

Antonino, nella sua lettera spiega le ragioni che le hanno consigliato di fare un passo indietro in questa fase delicata di trattative politiche. E’ solo questo il motivo oppure è subentrato altro?

“Si è trattato esclusivamente di un modo per evitare ripercussioni negative sul Pri e quindi sull’intera coalizione, o meglio, la coalizione che verrà, perché adesso c’è solo un nucleo iniziale ma non sono ancora stati definiti i contorni dell’alleanza”.

Come mai ha annunciato le dimissioni proprio adesso?

“Lo avevo preannunciato alla direzione cittadina da più di un mese. Ritenevo utile la mia presenza in un ruolo di vertice nella fase organizzativa: oramai è terminata questa fase, con il partito che è stato strutturato secondo sistemi che purtroppo altri hanno abbandonato, perché ha prevalso questa idea del partito fluido.

Ora che abbiamo un partito strutturato, e in buona parte composto da persone nuove, è inutile che io mantenga questa carica di vertice, con il rischio che poi scatti la solita polemica sul mio passato. Ho preferito quindi rimuovere la mia presenza perché questa nuova esperienza politica, bella, veramente bella, grazie alla quale sto riscoprendo valori e sto incontrando nuovamente tanta gente, non merita di essere macchiata da vicende che sono estranee a quanto realizzato in questi mesi. In questa fase, quindi, mi asterrò dal partecipare alle scelte sul candidato Sindaco e sulle coalizioni: rimango nel partito, faccio il militante, farò la campagna elettorale ma mi terrò lontano dai tavoli decisionali”.

Lei si è dimesso per non oscurare il percorso di rinnovamento intrapreso dal Partito Repubblicano, testimoniato anche dalla vostra lista, che a suo dire sarebbe composta interamente da gente nuova. Non crede che tutto ciò possa risultare poco credibile se doveste far parte di una coalizione composta da personaggi consumati della politica locale?

“L’auspicio è che anche gli altri procedano ad un rinnovamento, però non posso imporlo: io sono assolutamente rispettoso della vita interna degli altri partiti ed ho anche sottolineato che non si tratta di un giudizio morale, quanto di una esigenza avvertita dalla popolazione, che noi abbiamo voluto interpretare. Noi riteniamo che attraverso questa scelta si possa riavvicinare alla politica una parte della città che si è allontanata. E’ un discorso che abbiamo iniziato a settembre, quando abbiamo redatto il manifesto ‘Per un nuovo inizio’: da lì siamo partiti e questo sarà lo slogan della nostra campagna elettorale. Detto questo, non abbiamo né l’autorevolezza né la forza per imporlo agli altri: resta un semplice invito”.

Come valuta il risultato del Pri ottenuto in città alle Politiche?

“Per me quel 2% è un risultato miracoloso, considerando che non avevamo risorse economiche, visibilità televisiva e che non avevamo nessuna possibilità di esprimere deputati e senatori. Beh, prendere il 2% in queste condizioni per me è un miracolo. Basti vedere che il dato di FdI e di LeU è simile al nostro, pur avendo questi partiti ben altra visibilità. E dirò di più: quel 2% conto di quadruplicarlo alle Amministrative; sono convinto che ci riusciremo”.

Voi proporrete alla coalizione il Codice etico, termine già richiamato da Massimo Ciullo, con il quale, nei mesi scorsi, sembrava esserci un feeling particolare. Dalle ultime notizie sembra che le vostre strade possano dividersi. Le dispiacerebbe?

“Noi parliamo di condanne penali, lui ha parlato di avvisi di garanzia: noi siamo assolutamente garantisti. Io non sono di destra e non lo sono mai stato, però se le strade si dovessero dividere mi dispiacerebbe, perché a me piace il rigore morale che di solito caratterizza chi è di destra. L’impressione che ho colto, però, è che loro stiano facendo di tutto per rompere: secondo me hanno scelto di marcare molto l’identità in modo da distinguersi, per cui sono loro che stanno frapponendo degli ostacoli ad una alleanza.

Firmarono un documento insieme a Forza Italia in cui accettavano di intraprendere il percorso con quanti lo avevano già iniziato, dopodiché hanno avuto inizio le provocazioni. Che Taurino chieda a Forza Italia di effettuare un’epurazione al suo interno, la trovo una richiesta forte, degna di chi vuole a tutti i costi rompere, così come affermare di stare al gioco solo a condizione che il candidato sia Massimo Ciullo. E’ un modus operandi che non va nella direzione della costruzione di un’alleanza. Prima bisogna decidere quali sono i partiti che vogliono stare insieme e cosa vogliono realizzare, una volta deciso questo si passa alla scelta del migliore interprete del programma: non si può ribaltare il tavolo ed iniziare dalla fine.

Quello che mi preoccupa è che per la definizione dei programmi si sta restringendo molto il tempo: noi ci siamo mossi prima degli altri, incontrando le categorie produttive e la gente nei quartieri, e questo proprio perché volevamo ascoltare la città. A rigore, questa operazione sarebbe spettata alla coalizione: noi lo abbiamo fatto per tempo perché temevamo che le Politiche ci avrebbero potuto distrarre dalle Amministrative e ci avrebbero lasciato poco tempo per parlare di programmi. Noi ci siamo permessi di abbozzare già un programma amministrativo perché la gente vuole sapere cosa vogliamo realizzare: le idee chiare su almeno 10 punti ce le abbiamo”.

Cosa si aspetta che possa accadere adesso?

“Noi abbiamo partecipato solo ad incontri ufficiali e partiamo da quell’incontro ufficiale dove firmammo un documento con cui Forza Italia, Pri, Noi Centro-Bpt, Democratici per Brindisi e Progetto per l’Italia decidevano di iniziare un percorso insieme. Da lì dobbiamo ripartire: noi stessi chiedemmo a Forza Italia di aprire un confronto con la destra classica – cosa che è avvenuta, tanto che firmarono anche loro il documento – e di aprire un confronto con le altre forze moderate. Chiederemo a Forza Italia l’esito dell’ampio mandato che gli conferimmo.

Sono convinto che occorra costruire un’alleanza ampia, in cui ci siano un centro moderato ed una destra classica, e che la governabilità vada garantita a monte, fissando i paletti e consentendo al candidato Sindaco di scegliersi i collaboratori di Giunta prima che si vada a votare, così che poi non sorgano fibrillazioni dovute ad aspettative di riconoscimenti. Chi si candida al Consiglio Comunale deve sapere che farà solo quello: i nostri candidati lo sanno. L’auspicio è che lo facciano tutti”.

Sulla scorta delle esperienze amministrative passate, non crede possa risultare difficile garantire la governabilità con una coalizione che spazia dai democratici alla destra sovranista?

“Facendo tesoro delle esperienze del passato ed adottando le giuste contromisure, secondo me può reggere: la città ha bisogno di continuità amministrativa, perché da quando si vota con l’elezione diretta, ovvero dal 1994, ci sono state una marea di amministrazioni e la discontinuità amministrativa è la cosa peggiore che si possa augurare ad una città. Chiunque dovesse vincere, l’auspicio è che possa concludere il mandato, e magari confermarsi per il successivo”.

Tornando al Partito Repubblicano, lei pochi giorni fa parlò di alcune mele merce. A cosa si riferiva?

“Abbiamo avuto due defezioni fino ad ora: una immagino legata a motivi politici, e riguarda la vecchia responsabile del movimento giovanile, Lucia De Giorgio, che ha lasciato l’incarico sia pure fornendo motivazioni di carattere familiare; un’altra è legata a motivi di lavoro ed è quella di Vito Siccardi. Io devo credere alle persone, non posso fare dietrologie: quando ho parlato di mele marce devo ammettere che ho commesso un errore di valutazione perché avevo inteso le cose diversamente”.

Faccia le carte alle prossime Amministrative: come andrà a finire?

“Secondo me se si fa un ‘campo largo’ che va dal centro moderato alla destra, con un candidato Sindaco autorevole, io credo che non ci sarà neppure ballottaggio. Alle Amministrative c’è un valore aggiunto portato dalle persone: i 5 Stelle sono un vento di novità e non sono assolutamente tra quelli che li vedono come il male assoluto, anzi, tutti dovrebbero cogliere questo segnale. Al contempo, la partecipazione comporta un luogo fisico dove incontrarsi, dove confrontarsi: tutto questo c’è nei 5 Stelle? Io non credo. Dov’è il luogo del dibattito e del confronto? La voglia di partecipazione che avverto in città deve trovare un luogo in cui esprimersi.

Quando parlo di partito strutturato e non di partito fluido intendo questo: noi abbiamo ricostruito la direzione cittadina, il movimento giovanile composto da 40 giovani, il movimento femminile. Noi vogliamo mettere a disposizione un luogo dove la gente possa incontrarsi, partecipare, senza posizioni ideologiche definite.

Francamente, basandomi sulla frequenza degli incontri, credo che gli unici partiti o movimenti che realmente danno vita ad un dibattito interno, ad oggi, sono il Partito Repubblicano e Brindisi Bene Comune. Quanti più partiti aprono le sedi ed incontrano cittadini, tanto meglio è per la politica brindisina, perché è attraverso questi sistemi che nascono le persone nuove della scena politica. Dei 21 nostri candidati che hanno già sottoscritto l’accettazione alla candidatura, io non ne conoscevo neppure uno a settembre: questo è il fatto positivo, questa è la politica bella”.

 

Andrea Pezzuto
Redazione

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