Intervista allo scrittore Mirco Goldoni – di Ilaria Solazzo

Ilaria Solazzo, giornalista pubblicista e blogger, ha intervistato per noi lo scrittore Mirco Goldoni.

Ilaria – Come è nata l’idea di questo libro? Quanto è stato difficile portarlo a termine?
Mirco – Scrivere è un modo per fare “viaggi” in mondi lontani, per provare nuove emozioni che il nostro meraviglioso pianeta ci trasmette in continuazione. Ma è anche un viaggio per conoscere noi stessi, le nostra ansie, le nostre paure e le nostre certezze. Non è stato difficile, è stato bello. Io amo la storia e le dinamiche sociali dei giovani, attraverso le loro relazioni amorose e di amicizia, i giovani mi entusiasmano, sono fantasiosi e fonte di ispirazione. Sono unici perché sono l’espressione del tutto è possibile. Se aggiungiamo un po’ di mistero, di apparentemente inspiegabile… il gioco è fatto.

Ilaria – Quali sono i tuoi autori di riferimento?
Mirco – Ne cito solo alcuni, quelli che mi hanno lasciato dei segni nel mio io e, spero, nel mio modo di vivere la scrittura: Asimov, Buzzati, Brown e Dick, scrittori monumentali e inimitabili.

Ilaria – Dal punto di vista letterario, quali sono i tuoi progetti per il futuro?
Mirco – Tanti, sempre troppi in rapporto al tempo che riesco a dedicare alla scrittura. Sicuramente il terzo volume dei ‘Progetti’. Dopo Progetto Mnemòsyne e Progetto Dedalo, il viaggio del professor Denver e di Frank Torricelli è giusto arrivi al termine. Poi un altro romanzo, in uscita entro fine 2022, molto più fantascientifico dei primi ma che comunque tenta di esplorare sempre il vero mondo misterioso che è rimasto da scoprire: l’essere umano. Infine racconti, pensieri, drabbles…

Ilaria – Da ragazzino ti piaceva leggere?
Mirco – Tantissimo, ho cominciato ad avvicinarmi alla lettura con i fumetti. Poi, ‘Tre uomini in barca’ è stato il mio primo amore. Il deserto dei Tartari mi ha trasmesso quel senso di ‘e se…’ che cerco di riportare nei miei romanzi. Mi piacevano anche i film. Insomma, amavo tutto quello che raccontava qualcosa e che faceva riflettere.

Ilaria – Nelle tue storie c’è una morale, un qualche insegnamento?
Mirco – I libri con una morale di solito sono pessimi libri, cercano di insegnarti qualcosa con l’inganno. Secondo me invece deve succedere l’opposto: le storie sono come sono, sono i lettori che riescono a trovarci tanti significati diversi, a seconda di cosa cercano in quel momento, della loro esperienza. La morale è un aspetto visto e percepito dal lettore, non deve essere trasmesso da chi scrive. Nei miei romanzi ci sono messaggi, immagini, sensazioni e dubbi. C’è il mio io in quel momento, i miei pensieri. Al lettore lascio la curiosità di scoprirli in un dialogo, un paesaggio, un pensiero o un silenzio.

Ilaria – Secondo te, perché i tuoi libri piacciono tanto?
Mirco – Non ne ho idea, anzi, sono sempre un po’ stupito; quando comincio un nuovo progetto mi dico sempre ‘Questo lo faccio perché piace a me, ma vedrai che poi non lo leggerà nessuno…’. Invece i ritorni sono tanti e positivi. Forse si legge tra le righe dei miei romanzi la gioia che ci metto, le sensazioni positive che provo nel raccontare quella storia che era nella mia testa e che nasce, cresce e si dipana verso un finale che spesso nemmeno io conosco all’inizio, perché i libri sono vivi e, come i bambini, bisogna lasciarli crescere attraverso i loro occhi.

Ilaria – Per il tuo lavoro di scrittore le parole sono importanti. Qual è la tua preferita?
Mirco – Dubbio. Il dubbio è una grande forma di intelligenza. Mettersi in discussione, osservare da angolazioni nuove, ipotizzare eventi e soluzioni inimmaginabili. Avere il coraggio di colorare fuori dalle righe non è solo protesta, è esplorazione.

Ilaria – Mi pare di capire che, per te, la scrittura non sia semplice scrittura. Che cos’è “davvero”?
Mirco – È la mia felicità, il mio modo di viaggiare lontanissimo, di scoprire nuove cose sul mondo e, anche, su di me. Attraverso la fantascienza mi sento più libero di fantasticare. Se vogliamo, quasi ogni romanzo può essere definito fantastico. Se non lo è l’ambiente lo sono i personaggi o la storia. Perché allora non spingere un po’ più in alto l’asticella, provare a superare questo limite, almeno con la fantasia e vedere dove si cade? Oltre l’ostacolo c’è quasi sempre un materasso.

Ilaria – Hai mai sognato di essere il protagonista di uno dei libri che hai letto? Se sì, quale?
Mirco – Di tutti quanti, credo. È quella la magia, no?

Ilaria – Che bambino eri a 10 anni?
Mirco – Ero un ragazzino pieno di sogni. Il mondo era più molto grande di com’è oggi, non c’era Internet e c’era molta meno comunicazione, o forse era più ‘pulita’. Ogni tanto poi, arrivavano notizie di cose favolose: viaggi da compiere, computer da costruire, imprese da affrontare. C’era meno e si sognava di più.

Ilaria – Qual era il tuo sogno da bambino?
Mirco – Ho scoperto fin da piccolissimo che di tutte le cose che c’erano nel mondo, a me interessavano soprattutto le storie. Quindi sognavo questo: poter raccontare le mie storie e avere un pubblico che le ascoltasse. Non sono in tanti che alla mia età possono dire di aver realizzato il proprio sogno di bambini… Sono fortunato.

Ilaria – Che cosa consigli ai giovani che vogliono realizzare il proprio sogno?
Mirco – Lavorare tanto, tantissimo e farlo con allegria. Di solito i sogni importanti sono complicati da realizzare e nel percorso per raggiungerli si interpongono tanti ostacoli. Bisogna impegnarsi per superarli uno dopo l’altro. E godersi il viaggio, perché il sogno è come un videogame: il divertimento non è finire il gioco ma sudarci dentro, un livello dopo l’altro.

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