Intervista al D.s. Giofrè: “Brown difende per 5, Banks ha fatto un sacrificio per venire qui. Play e pivot li immaginiamo così…”

BRINDISI – Il basket mercato impazza ed in casa Brindisi l’acquisto di Adrian Banks ha destato tutti i tifosi, adesso smaniosi di capire come proseguirà il lavoro del duo Vitucci-Giofrè. Così, abbiamo fatto il punto della situazione con il D.s. dell’Happy Casa, Simone Giofrè.

Come è nata la trattativa con Banks?

“Sicuramente il fatto che conoscesse me e Frank ci ha aiutato quando abbiamo deciso di provarci. Personalmente ero piuttosto informato sulle vicende di Adrian e fino a qualche mese fa lo consideravo un affare improponibile. Tra l’altro lui in Israele si trova bene e gli avevano proposto un rinnovo biennale. Penso però che l’abbia stuzzicato il fatto che il livello medio del campionato italiano sia un po’ più alto di quello israeliano”.

E forse anche il fatto che qui potrà avere maggiore minutaggio?

“Lì era sesto uomo ma in una squadra molto importante, che fatto il paragone con il campionato italiano possiamo dire valga Avellino. Credo che abbiano inciso diverse cose: il fatto che si sia trovato bene sia a Brindisi che con Vitucci, ed anche la circostanza di aver lavorato con me e di aver visto che sono una persona seria, perché quello che gli ho detto ha sempre corrisposto al vero. Ecco, tutti questi tasselli gli hanno fatto maturare la scelta di venire da noi, facendogli compiere anche un sacrificio economico perché in Israele si guadagna meglio che in Italia, a Brindisi. Noi non possiamo che apprezzare questo ed essere contenti perché viene un giocatore esperto, di sicuro valore, che conosce la piazza e che è stato amato dalla stessa”.

Con l’arrivo di Banks non c’è più posto per Mesicek, vero?

“Volendo si trova posto per tutti. Vediamo. Abbiamo appena iniziato, la squadra è ancora abbastanza vuota nei ruoli”.

Lo straniero dalla panchina che spot occuperà?

“Teoricamente il sesto straniero sarà il quarto lungo, che avrà uno spazio limitato dietro a Brown, il pivot titolare e Wojciechowski; sostanzialmente servirà in caso di emergenza. Sarà straniero perché di italiani non ce ne sono ed a parità di livello gli stranieri  costano meno degli italiani“.

Che profilo cercate per la cabina di regia?

“E’ uscito il nome di Phil Greene, che è un giocatore al quale ci siamo interessati, così come siamo interessati ad altri nomi che fortunatamente non sono usciti. Noi che abbiamo una disponibilità abbastanza limitata dobbiamo aspettare un po’.

Riguardo le caratteristiche, cerchiamo sicuramente un giocatore che abbia più qualità, nel senso che non sarà un realizzatore e basta; non cerchiamo il giocatore da 20 punti. Magari cerchiamo uno da 12 punti che però difenda, perché con Frank vogliamo costruire una squadra di grande aggressività difensiva, in modo che dalla difesa possa nascere il ritmo offensivo. Infatti abbiamo firmato un giocatore come Banks che non è un grande difensore ma che comunque in difesa si applica e non si tira indietro, e uno come John Brown che invece difende per 5, perché è un giocatore che ha una grande intensità. Cerchiamo dei profili del genere, ovvero giocatori che abbiano abilità offensive ma che consentano di costruire una solidità difensiva dalla quale partire”.

D’altronde Vitucci ha avuto in passato play molto forti fisicamente come Mike Green o Sundiata Gaines, che sembrano lontani ad esempio da un nome che circola in questi giorni come Pullen…

“Esatto. La voce di Pullen non la commento ma le caratteristiche che astrattamente cerchiamo sono quelle descritte prima”.

Da Zanelli cosa vi aspettate?

“Sarà il cambio del playmaker: è un giocatore che ha grandissima motivazione perché a 26 anni è alla sua prima esperienza in Seria A. E’ assolutamente determinato, è un giocatore di ottimo talento offensivo, ma comunque bisogna tenere in considerazione il salto di categoria: non ci aspettiamo che faccia il Pullen in Serie A, ecco. Nei minuti che giocherà, però, ci potrà dare ritmo, imprevedibilità, canestri dal palleggio, perché è molto bravo a crearsi un tiro da tre punti in arresto e tiro, pressione difensiva. E’ uno dei giocatori di Serie A2 che per quanto fatto vedere negli ultimi anni reputo più interessanti”.

Brown sarà il 4 titolare? Che giocatore è?

“Sì, sarà il 4 titolare. E’ un ragazzo che vuole sempre migliorarsi, uno maniacale, che sta in palestra per ore. Io l’ho portato a Roma al suo primo anno da professionista e posso dire che è un giocatore di rara intensità e capacità di comprensione. E’ davvero un ottimo giocatore. Sul lato tecnico, invece, ha caratteristiche molto particolari: non è inquadrabile in un vero ruolo perché non è un 4 e non è un 5, è una via di mezzo. Penso che in questi due anni di Serie A2 sia stato il migliore nel suo ruolo e tra i primi 5 in assoluto. Quando c’è un giocatore che reputi forte, anche se ha caratteristiche particolari, lo prendi comunque e provi ad adeguarti. Per noi che abbiamo un budget modesto è un giocatore che valeva assolutamente la pena prendere. Secondo me e secondo Frank è intrigante: non a caso era seguito da squadre di Serie A e da tutta la Serie A2, con società che gli offrivano un sacco di soldi, però era arrivato per lui il momento di cimentarsi con il campionato superiore”.

Che pivot immaginate al suo fianco?

“Dovrà essere un giocatore che gli darà supporto a rimbalzo, ma in maniera diversa, nel senso che Brown va a rimbalzo in maniera dinamica, l’altro potrà essere anche più di posizione, più statico. Il pivot ci piacerebbe che avesse anche una pericolosità perimetrale, che non venisse battezzato, insomma, quando si trova con i piedi oltre l’arco. I giocatori buoni, con caratteristiche convenzionali, costano di più, quindi nel nostro caso bisogna un po’ inventarsele le cose”.

Nic Moore a Roma, Rotney Clarke a Trapani, James White a Cento, Kenny Lawson a Forlì, Marques Green a Piacenza, Adam Smith a Ravenna, Malik Wayns a Treviso, Preston Knowles a Tortona. Che succede in A2?

“Sta succedendo che ci sono tre promozioni in Serie A e 5 retrocessioni e tutti vogliono salire o salvarsi. Questo ha fatto sì che l’A2 drogasse il mercato delle squadre di Serie A perché i giocatori preferiscono stare in A2 a più soldi. Noi abbiamo provato a prendere Uglietti ma ha preferito andare a Treviso, in una squadra che dà esposizione, che vuole vincere e che gli ha offerto anche tanti più soldi. Stesso discorso per tanti altri esempi. Questo, purtroppo, fa sì che ci siano di fatto 48 squadre professionistiche, e siccome in A2 ci sono 8 posti a disposizione degli italiani, finisce che in Serie A non ci sono italiani a sufficienza per coprire tutti i posti disponibili. E’ una situazione anomala: nel basket ci sono più posti di lavoro che lavoratori. Siamo schiavi di questi regolamenti che non ci aiutano”.

 

 

Andrea Pezzuto
Redazione
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