INTERVISTA – A tu per tu con il prof. Andrea Maniglia, autore del libro “Come Mentos nella Coca Cola”

Ciao Andrea, raccontaci di questo tuo nuovo libro. Come si chiama e perché questo titolo? 

”Come Mentos nella Coca-Cola” – il titolo mi è sembrato accattivante. Avevo visto dei video su youtube abbastanza divertenti: alcuni ”esperimenti” – se così vogliamo chiamarli – in cui ai aggiungono delle mentos in una bottiglia di coca cola nelle modalità più bizzarre; ciò provoca una reazione esplosiva. Questo mi ha fatto pensare a cosa potrebbe e dovrebbe essere la nostra fede. Il messaggio cristiano ha una forza esplosiva. Come un raggio di sole che facendosi spazio tra le nuvole esplode illuminandoci. La fede ha una forza contagiosa ed esplosiva; la nostra fede – la fede cristiana – non è per i piagnucoloni ma è una fede da combattimento, una fede che è anche rivolta (contro i mali e le ingiustizie della storia).

La fede, oggi, che ruolo può avere in un contesto condizionato dal relativismo? 

La fede ha un ruolo decisivo. Chi incontra Dio cambia e il cambiamento è la legge della vita. E se non cambi non cresci, non cammini – resti sempre lì. Fermo. Immobile. Incatenato nei tuoi schemi. Se lo incontri cresci, cambi – passi, come Pietro e Paolo, per usare categorie bibliche, dal ”quo vadis Domine?, al ”qui es, Domine?”. Crescere (probabilmente) significa domandarsi ogni giorno chi siamo e chi è Lui! Questo credo sia il perché di queste pagine, che certamente spero diano una risposta concreta ai tanti interrogativi, che nascono, indubbiamente, da tanti condizionamenti sociali.

I giovani che rapporto dovrebbero avere o hanno con la fede? 

I giovani devono riscoprire il dono della fede. Come l’ho riscoperto io, passando dalla sofferenza. Dal dolore. Questo nostro Dio non è e non sarà mai un dio ovvio: affascina, ed insieme provoca; si intenerisce e si ferma davanti ad un volto, davanti alla semplicità e alla fragilità di un volto. Uno qualsiasi. E quindi tutti. E, di questi tempi, mentre l’idea di onnipotenza fa stragi dentro e fuori di noi, il chinarsi di Lui sulle cose, sui nostri cuori, umilmente e silenziosamente dà fiato alla nostra flebile speranza. Ed in questo nostro inesorabile inseguirsi sconcertante di maschere, Lui – quel Dio che non smette di provocare ed insieme lanciare sfide – resta l’unico che accetti la nostra debolezza come preludio per l’incontro con Lui e con gli altri.

Che progetti hai per il futuro? 

Mah, Stefano mi conosci! Vivo molto in tranquillità. Preferisco il nascondimento. I progetti che ho per il futuro sono quelli che Dio ha per me. Voglio solo servire, per come so e per come posso, la Chiesa di Dio che sento mia Madre. E che mi sostiene.
Il resto, come tutto, è nelle mani di Dio, che dal canto suo non fa mai mancare le sorprese.
Stefano Zaffino

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