Intervista a Dipietrangelo: “Non possono venire da Patù e dirci cosa fare. Chiameremo a raccolta la città”

carmine dipietrangelo

BRINDISI – Il centro-sinistra brindisino, da quando Massimo Ferrarese ha introdotto il suo modello di laboratorio politico, ha mantenuto davvero poco di sinistra: la corsa all’inclusione ed alle larghe coalizioni, il più larghe possibile, ha infatti determinato come effetto lo snaturamento di quel fronte politico, con il PD che ha dapprima guardato verso il centro e poi, nelle ultime elezioni, addirittura a destra, drenando a quest’ultima una fetta importante di militanti ed amministratori. Così, il PD locale è sempre più divenuto un soggetto ibrido, smembrato all’interno dalle ambizioni personali dei “professionisti dell’oggi” e contaminato da politiche che di sinistra avevano ben poco. Quando ci si è accorti degli errori commessi, era già troppo tardi, e le espulsioni dell’ultimo minuto non sono bastate a riconsegnare al partito la credibilità e la verginità perdute.

I fallimenti amministrativi ed elettorali conseguiti dal PD degli ultimi anni, la volontà di Riccardo Rossi di uscire fuori dal proprio orticello dal quale è praticamente impossibile conquistare la vittoria alle amministrative e l’ingresso nello scenario politico di Art. 1, però, sembravano aver posto le condizioni per un’intesa trasversale tra tutte le forze della sinistra, un’intesa fondata sul principio condiviso della discontinuità (o della rottura, come piace sottolineare a Carmine Dipietrangelo) con le pratiche e con gli uomini che hanno governato la città in questi anni. Certo, ci sarebbe stato da superare il consueto diktat posto dai moderati (se non democristiani) secondo il quale vi è “troppa sinistra alla nostra sinistra” e quello posto dai più ‘radicali’ (se non comunisti) secondo il quale vi è “troppa destra alla nostra destra”, ma almeno, questa volta, si intravedeva un punto in comune dal quale partire per un dialogo proficuo.

Quanto accaduto negli ultimi giorni all’interno dei Democratici e Progressisti di Art. 1, con Romano ed Abaterusso che hanno forzato la porta – tenuta fino a quel momento sbarrata dal coordinamento cittadino del  Movimento -, facendo così entrare i personaggi dai quali la coalizione di centro-sinistra in fase di gestazione vuole rifuggire, ha invece troncato sul nascere ogni tentativo di presentare alle prossime elezioni una coalizione di sinistra che non fosse spuria come in passato.

Alla luce di quanto richiamato e dell’invito rivolto da Massimo D’Alema affinché i dissidenti scendano dall’Aventino e portino il proprio disappunto all’interno del partito, abbiamo voluto chiedere a Carmine Dipietrangelo cosa ne pensasse del quadro venutosi a creare.

“Intanto ho apprezzato l’appello rivolto da D’Alema, al quale mi lega un’amicizia che nasce dai tempi della condivisione della segreteria regionale del PC”, esordisce l’ex candidato Sindaco di Brindisi. “Il problema, però, è rappresentato dalla circostanza che tale appello all’unità non trova sponda proprio in coloro i quali hanno voluto creare divisioni all’interno del Movimento: mi riferisco alle adesioni presentate pubblicamente e mai discusse con noi e mi riferisco all’incontro organizzato con D’Alema, del quale ne siamo venuti a conoscenza a manifesti già preparati; questo modo di agire non è democratico e non rispetta la volontà dei comitati formalmente costituti in provincia nel marzo scorso. Tra l’altro, molte delle adesioni ottenute risalgono ai mesi scorsi, quando il quadro non era quello attuale”.

D’Alema e Romano hanno affermato che non è importante con chi si scende in campo ma per cosa si scende in campo…

“Non è possibile condividere un percorso con chi fino a pochi mesi fa pensava solo a mantenere la poltrona: noi vogliamo una rottura con gli uomini e le pratiche del passato, perché non è possibile intraprendere nuovi percorsi con chi, in questi anni, ha pensato solo a se stesso, all’immediato, senza riuscire a programmare un futuro per la città, la quale, alla luce della crisi del comparto industriale, ha invece bisogno di essere ripensata seriamente. Questi personaggi, poco tempo fa, si sono pubblicamente definiti renziani: non è possibile continuare ad offendere l’intelligenza delle persone.

Se la logica sottesa a questa politica di inclusione è la solita, ovvero quella di avvalersi indiscriminatamente di portatori di voti, penso che si ritroveranno a sbattere contro un muro: intanto perché non si conosce ancora con quale legge elettorale andremo a votare, e poi perché non è ancora chiaro da chi sarà costituita la coalizione. Un progetto politico non si costruisce sulle ambizioni personali, su quanto uno conta maggiormente rispetto all’altro: queste sono le stesse logiche che hanno mosso negli scorsi anni il PD e che mi hanno convinto ad uscire da quel partito. Ad un certo punto ho rifatto la tessera del PD proprio per contrastare all’interno di quel partito i vari Brigante, Loiacono, ecc, ed adesso me li ritrovo in Art. 1. Temo che tutto ciò sia il frutto di uno ‘scambio di cortesie’ in vista delle prossime elezioni politiche ed amministrative, e se così fosse, sarebbe davvero grave. Non c’è più spazio per il trasformismo, la gente reclama nuovi schemi: io, nel mio piccolo, ho fatto un passo indietro, non vedo perché non dovrebbe farlo questa gente”.

Oltre alle questioni elettorali da lei richiamate, c’è chi pensa che, anche alla luce dell’avvicinamento dell’ex Sindaca Angela Carluccio, ci sia da registrare una sorta di azione di disturbo atta a minare le prove di dialogo in corso d’opera con Riccardo Rossi e con il PD…

“In effetti avevamo iniziato a dialogare con tutte le forze di sinistra, e se nel PD c’è davvero la volontà di rompere con il passato, noi siamo aperti ad accordi anche con loro; certo, oltre ad una rottura con gli uomini e le pratiche del passato, poi ci sono da condividere anche programmi e valori. A livello nazionale si lavora con le altre forze politiche di sinistra per costituire una nuova soggettività politica che possa collocarsi alla sinistra del PD. Ora, come si possa conciliare questo progetto politico con chi a livello locale ambisce solo ad aspirazioni personali o a rompere le uova nel paniere, non riesco a capirlo davvero”.

Ma come mai, secondo lei, D’Alema si è di fatto schierato con Abaterusso e Romano?

“Credo che Massimo stia sbagliando in buona fede e credo che sul determinarsi di questa situazione abbia grandi responsabilità Abaterusso, perché è colui il quale è delegato ad avere rapporti con D’Alema e con i vertici del Movimento”.

Come avete intenzione di muovervi adesso?

“Noi andremo avanti. Abbiamo già posto la problematica a livello nazionale ed a breve verrà a Brindisi il coordinatore nazionale, l’On. Nico Stumpo, il quale si confronterà con il coordinamento cittadino e con i comitati della provincia. Resto fiducioso, ma qualora non dovesse venire riconosciuto che la rottura con gli uomini, le pratiche e le politiche del passato costituiscono un elemento fondante di Art. 1, allora chiederemo una mano anche alla città, la quale è chiamata a liberarsi da questi personaggi e da questi metodi. Non possono venire da Patù e dirci cosa fare: dobbiamo riappropriarci della possibilità di autodeterminare le nostre scelte ed il nostro futuro e lavoreremo per questo assieme ai cittadini”.

 

Andrea Pezzuto
Redazione

2 COMMENTI

  1. la citta ha vissuto con grande insofferenza le vicende politiche degli ultimi anni,prima Consales,poi Carlucci e chiede un rinnovamento della politica, tutti gli amvbienti vanno rinnovati sia nelle sedi sia nelle persone: per questo in un incontro ho chiesto al PD di cambiare sede, di scendere a livello strada ma soprattutto cambiare persone, ma cambiarle seriamente non di facciata: se ci sono manovratori vecchi con facce nuove è la stessa cosa, perchè i manovratori vogliono solo perpetuare la loro presenza.No, vanno cambiati i rappresentanti della politica, quelli attuali non sono stati capaci di imporre un minimo di attenzione, un minimo di cariche a personaggi del posto e la città si trova in evidente default. allora l’unica esigenza è il CAMBIAMENTO TOTALE DELL’ATMOSFERA perchè la genti torni ad interessarsi e partecipi attivamente alla politica locale.

  2. NO, caro Carmine. Di tempo ne è passato molto dalla mia partecipazione di rappresentante della democrazia cristiana, il primo partito di Brindisi, al congresso cittadino del tuo Partito presieduto da Massimo D’Alema. La conversazione politica avviata, tuo tramite, dopo i lavori congressuali, mi lasciarono una buona impressione a che ho conservato per diverso tempo del giovane D’Alema. Non entro assolutamente nel merito della diatriba venutasi a creare fra i Democratici e Progressisti di ART. 1 con riferimento alla posizione assunta dal coordinamento cittadino del Movimento e l’Uomo di Patù unito al consigliere regionale Romano: i brindisini non sono ancora impazziti politicamente e, credo siano pronti per le prossime risposte elettorali. Ma ti devo, proprio perché sincero amico da tanti anni, una breve osservazione alla tua intervista: pur testimone della tua fraterna amicizia con Massimo D’Alema non è possibile iniziare il tuo intervento con “intanto ho apprezzato l’appello rivolto da D’Alema” . Ma di quale appello parli? Ti riferisci forse all’invito di D’Alema che, con frasi fatte pregne di superate nozioni filosofiche politiche, pensa al superamento della situazione in atto senza neanche conoscere i soggetti in campo. Mi dispiace, caro Carmine, il tuo amico D’Alema ha grosse responsabilità per gli accadimenti in atto.
    Franco Leoci

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