BRINDISI – Non poteva che riscuotere successo lo spettacolo “Father and son”, ispirato ai testi “Gli sdraiati” ed il “Breviario comico” del brillante e celebre scrittore Michele Serra ed interpretato da Claudio Bisio, attore di ottimo livello prim’ancora che comico. La scelta del regista Giorgio Gallione di affidarsi al performer di origini piemontesi risulta particolarmente felice, e ciò per due ragioni: la prima riviene dal fatto che lo spettacolo, reggendosi su un monologo, trae linfa da uno show-man come Bisio; la seconda riguarda la circostanza che l’attore, come da lui stesso ammesso, si ritrova particolarmente nel testo scritto da Serra, e questo aspetto traspare, rendendo così la sua interpretazione molto convincente.
Nel monologo si affronta il tema del rapporto padre-figlio, ma non sono mancati anche riferimenti e riflessioni su argomenti di stretta attualità, come la legge elettorale e lo scenario politico italiano.
Il personaggio interpretato da Bisio, accompagnato efficacemente da Laura Masotto (al violino) e Marco Bianchi (alla chitarra), sviscera tutte le proprie preoccupazioni ed il proprio disagio nel vedere suo figlio – per l’appunto – “sdraiato” tutto il giorno sul divano, assorbito completamente dalla imperante tecnologia. La solita retorica sui ragazzi delle nuove generazioni, descritti come anestetizzati da cellulari e computer, indolenti e privi di qualsiasi sussulto emotivo, lascia spazio nel finale alla presa di coscienza dell’attore protagonista (e quindi dello scrittore) che così, in realtà, non è. Il figlio del protagonista, infatti, dopo varie insistenze del padre accetta il suo invito ad effettuare una scalata in montagna, esperienza – secondo il padre – utile per riportarlo nel mondo reale e, perché no, per passare un po’ di tempo di qualità assieme, con la recondita speranza di scorgere qualche peculiarietà caratteriale del figlio, fino a quel momento imperscrutabile.
Il finale sovverte completamente il quadro prospettato nel corso della rappresentazione: il figlio, infatti, contrariamente a quanto previsto dal padre (il quale non pensa che il ragazzo possa neppure raggiungere la vetta con quelle scarpe, con quelle due ore di sonno alle spalle, con quel pacchetto di sigarette fumato ogni giorno, ecc), arriva inaspettatamente per primo alla vetta. Dietro a questo episodio simbolico si cela la dimostrazione che l’indolenza non equivale ad incapacità e che l’apparente distacco dei giovani non corrisponde ad una reale atarassia, ma solo ad una forma di autodifesa o di protesta verso il mondo lasciato dalle precedenti generazioni. Alla fine, dunque, il padre si dovrà piacevolmente ricredere, prendendo consapevolezza del fatto che non vi è un disinteresse del figlio a raggiungere un risultato, ma solo un differente modo di traguardarlo.
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Andrea Pezzuto Redazione |