Il sogno è realtà: Enel dismetterà entro il 2025. La speranza è che non sia un incubo per 1.000 lavoratori

BRINDISI – Il senatore Tomaselli e l’onorevole Mariano, alla presenza del segretario provinciale del Pd Rosetta Fusco, stamani hanno presentato le novità contenute nel Piano di Sviluppo Energetico Nazionale prodotto dal Governo. La più importante è quella legata al processo di decarbonizzazione anticipato al 2025: ciò vuol dire che la Centrale a carbone Federico II di Brindisi ha ancora 8 anni di vita prima di chiudere definitivamente il proprio ciclo produttivo legato al combustibile fossile tanto avversato da gran parte della città. Un risultato, come ricordato dai relatori odierno, agognato da anni, per il quale il Governo stanzierà oltre 15 miliardi, utili a gestire la strategia di close out dal carbone in tutto il Paese.

La notizia, se da un alto rallegra, dall’altro pone serie preoccupazioni sul fronte occupazionale, dato che nella centrale Enel, tra lavoratori diretti ed indiretti, sono occupate circa 1.000 unità. Secondo il senatore Tomaselli e l’onorevole Mariano vi sono le possibilità per governare questa delicata fase di trapasso, e proposte saranno avanzate nei prossimi mesi, ma non si potrà prescindere da un pieno coinvolgimento della stessa Enel, che non si potrà fare carico del solo smantellamento dell’impianto (attività tra l’altro imposta dalla legge).

Per reggere l’urto della inversione ad U che il Paese compierà, non ci si potrà affidare, secondo gli esponenti del Pd, solo alle fonti rinnovabili, ma si dovrà fare ricorso soprattutto al gas. Sul punto il senatore Tomaselli ha ribadito l’utilità di infrastrutture come i gasdotti, in quanto sarà necessario svincolarsi sempre più dagli scomodi legami con la Russia e l’Algeria, due nazioni dall’affidabilità discutibile.

Le risorse stanziate dal Governo, ha ricordato la Mariano, serviranno inoltre per efficientare le reti energetiche del Mezzogiorno, e Brindisi, che su questo aspetto è carente, dovrà approfittarne.

I candidati impegnati alle prossime amministrative, insomma, avranno una ulteriore patata bollente da maneggiare, perché chi andrà a governare la città dovrà occuparsi fattivamente di progettare un futuro per quell’area e quei 1.000 lavoratori.

 

Andrea Pezzuto
Redazione
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